CRISTO-C. H. Spurgeon

Cristo

e coloro che Lo compiangono

«Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso» (Giovanni 19:16)


Mentre Cristo attraversava le strade di Gerusalemme, una grande moltitudine stava lì a guardare.

Tra la folla cerano sparse qua e là alcuna donne pie, probabilmente quelle che erano state benedette da Lui.

Alcune di queste erano donne di considerevole rango, e molte di loro Gli avevano prestato assistenza.

In mezzo al baccano e alle grida della folla, facevano cordoglio a gran voce, come Rachele che piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata.

Le grida di cordoglio prevalsero su quelle di disprezzo.

Gesù si fermò e disse loro: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per Me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli” (Luca 23:28).

Il dolore di queste pie donne era un dolore giusto. Gesù non lo vietò in nessun modo, ma soltanto raccomandò loro che c’era un altro tipo di dolore assai migliore.

Se noi piangiamo per le sofferenze di Cristo nello stesso modo in cui lo facciamo per le sofferenze di un altro uomo, allora le nostre emozioni sono solo naturali e inutili. Esse sarebbero appropriate, e Dio non voglia che noi resistiamo a tali emozioni, se non fosse per le parole gentili di Cristo: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per Me”.

La maniera più scritturale per descrivere le sofferenze di Cristo non è sforzandosi di suscitare la commiserazione della gente attraverso descrizioni colorite del Suo Sangue e delle Sue ferite.

Alcuni hanno fatto leva sui sentimenti delle persone in questa maniera, e lo sforzo può anche considerarsi lodevole, ma se è finalizzato alle sole lacrime di pietà allora non serve.

Ho ascoltato sermoni e letto studi sulla passione e l’agonia di Cristo che mi hanno commosso fino alle lacrime, ma non sono sicuro che tutta quella emozione fosse utile.

Vi mostrerò qualcosa di più eccellente.

Cari amici, che tipo di dolore dovrebbe suscitare la vista delle sofferenze di Cristo?

Questo: Non piangete perché il Salvatore ha sanguinato, ma perché i vostri peccati Lo hanno fatto sanguinare. Eravate voi, peccati miei crudeli, i Suoi peggiori torturatori; ogni mio crimine è diventato un chiodo, e la mia incredulità la lancia.

Quando un fratello confessa le sue trasgressioni a Dio, si umilia fino alle lacrime.

Sono sicuro che il Signore ha molta più considerazione per le lacrime di pentimento che per quelle di sola commiserazione umana.

“Piangete per voi stesse”, dice Cristo, “non per Me”.

Le sofferenze di Cristo dovrebbero farci piangere per coloro che si sono macchiati di quel Sangue.

Non dovremmo dimenticare i Giudei. Quelli che una volta erano in modo speciale il popolo eletto di Dio, che maledissero se stessi con le parole: “Il Suo Sangue ricada su di noi e sui nostri figli”(Matteo 27:25), sono loro che dovrebbero farci piangere considerata la degradazione attuale in cui si trovano.

In tutto il ministero pubblico di Gesù non ci sono riferimenti così amorevoli come quelli riguardanti Gerusalemme.

Il dolore non è su Roma ma su Gerusalemme.

Io credo che ci fosse una tenerezza di carattere speciale nel cuore di Cristo per i Giudei. Gesù amava i Gentili, ma era Gerusalemme la città del Grande Re.

“Gerusalemme, Gerusalemme quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Luca 13:34).

Cristo vide le sue strade trasformarsi in fiumi di sangue. Vide il tempio dato alle fiamme alte fino al cielo, e le mura della città appesantite dai prigionieri Giudei crocifissi per ordine di Tito. Vide la città rasa al suolo e cosparsa di sale e disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per Me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono… Allora cominceranno a dire ai monti: «Cadeteci addosso»; e ai colli: «Copriteci»” (Luca 23:28-30).

Lasciatemi aggiungere che quando guardiamo alle sofferenze di Cristo, dovremmo addolorarci profondamente per le anime di tutti gli uomini e le donne non rigenerati.

Ricordatevi che ciò che Cristo ha sofferto per noi, queste persone non rigenerate dovranno soffrirlo da se stesse a meno che non mettono la loro fiducia in Cristo.

Il dolore che spezzò il cuore del Salvatore deve spezzare il loro.

O Cristo muore per me, oppure io dovrò morire la morte seconda.

Se Egli non ha portato la maledizione per me, allora essa rimarrà su di me per sempre.

Considera, caro amico, che ci sono alcuni che non provano nessun interesse per il Sangue di Gesù, forse seduti accanto a te, i tuoi più cari amici: se chiudessero ora i loro occhi nel sonno della morte, li riaprirebbero all’inferno!

Rifletti su questo!

Non piangere per Lui ma per loro!

Forse sono i tuoi figli, l’oggetto del tuo più profondo amore, a non avere interesse per Cristo, ad essere senza speranza nel mondo!

Risparmia le tue lacrime per loro.

Queste sono le lacrime che Cristo richiede, non quelle di compassione per Lui.

Pensa ai milioni di persone che giacciono in questo mondo di tenebre! Sapendo che piccola percentuale della razza umana ha ricevuto la croce di Cristo — e non v’è sotto il cielo alcun altro Nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati (Atti 4:12) — oh, che pensiero cupo attraversa la nostra mente! Che cascata di anime immortali scende giù nella fossa ogni ora!

Disse bene il Maestro: “Non piangete per Me, ma per voi stessi”.

Perciò, non hai una vera compassione per Cristo se non condividi la reale passione di coloro che vogliono conquistare anime per Cristo.

Puoi ascoltare un sermone e sentirti toccato, ma il tuo sentimento non ha valore se non ti porta a piangere per te stesso e per i tuoi figli.

E tu? Ti sei pentito del tuo peccato?

Hai pregato per i tuoi amici?

Se no, possa l’immagine di Cristo che vacilla lungo la Via Dolorosa portarti a farlo adesso.

C. H. Spurgeon

Tratto dal libro: LA POTENZA DELLA CROCE DI CRISTO

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