TESTIMONIANZA-ESTER

Gridai a Dio dal profondo dell’anima …e Gesù intervenne

Mi chiamo Ester, ho 32 anni e vivo da 12 anni a Foiano della Chiana (AR), ma sono di origine pugliese.

Voglio raccontare come la mia vita è cambiata.

Mi sono sposata all’età di 20 anni e mi sono trasferita per motivi di lavoro dove ora vivo. Mi piaceva tanto la vita che conducevo perché finalmente ero lontana dai miei genitori che mi proibivano di fare tutto ciò che secondo me era vivere.

Non potevo fare tardi la sera, frequentare determinati luoghi o amicizie e la cosa che non riuscivo a sopportare era frequentare i culti.

I miei genitori sono Evangelici Pentecostali ed io non volevo condividere affatto il modo in cui volevano che mi comportassi. Per questo mi sono sposata, così ero libera, mio marito anche lui non credente, per cui… Cominciammo ad uscire con la nostra comitiva, si andava a bere, si rideva e si fumava.

Ero convinta che questa era una vita sana, ma tutto questo durò solo i primi anni, poi cominciai ad avvertire un enorme vuoto dentro, e man mano che andavo avanti tutto ciò che mi sembrava straordinario, bello e divertente non mi soddisfaceva più.

I miei genitori continuavano insistenti a parlarmi di Gesù e del Suo Amore per me, ma io non li ascoltavo e iniziai a stare male dentro desiderando che smettessero di parlarmi di questo Gesù.

Desideravo una bambina ma non riuscivo a rimanere incinta; la desideravo più di ogni altra cosa e finalmente dopo due anni arrivò. L’amavo con tutta me stessa, per me era tutto ciò che mi serviva per essere felice, ma ancora una volta mi sbagliavo.

Mi ammalai di depressione che con gli anni diventò cronica, all’inizio il dottore disse che era una lieve depressione post-parto ed io credetti in questo.

Quando la mia bambina aveva 10 mesi cadde per le scale con il girello, corsi da lei e la presi in braccio, le usciva schiuma dalla bocca. Insieme a mio marito andammo di corsa all’ospedale del mio paese; subito la soccorsero ma le sue condizioni erano critiche. La trasferirono immediatamente al Mayer di Firenze, le fecero subito una TAC: aveva una frattura cronica e una emorragia interna a 4 mm dal cervello.

La bambina cadde in coma.

Il dottore disse che non c’era più niente che potessero fare, mi disse ancora che se credevo in qualche Dio di cominciare a pregare poi, abbassò la testa e chiuse la porta alle sue spalle.

Mi sentivo soffocare, per la prima volta pregai, mi inginocchiai dilaniata dal dolore, straziata dallo squallore che mi circondava, appoggiando la testa su quel corpicino inerme, abbracciandola dolcemente dissi: “Signore, ho desiderato tanto questo tesoro, Tu me l’hai donata, perché ora è successo tutto questo? Lascia vivere la mia bambina se Tu esisti veramente, fa che tutto ritorni come era prima; voglio riportarla a casa”

Dopo 48 ore mia figlia si svegliò, non credevo ai miei occhi!

Chiamai il dottore e disse che era avvenuto un miracolo, la bambina era salva.

Passò un po’ di tempo e ripresi a fare la mia solita vita dimenticando alla svelta ciò
che Gesù aveva fatto.

La depressione aumentava ed anche le sedute psichiatriche, e nessun miglioramento avveniva in me. La mia famiglia (i miei figli e mio marito) si ritrovavano davanti
tutti i giorni una mamma e una moglie molto provata, quasi inservibile, e la tristezza entrò in loro ed ancora più in me.

Non volevo curarmi, non volevo più uscire, dimagrivo a vista d’occhio perché non mangiavo più niente, volevo solo (ed erano indispensabili) alcool e sigarette.

Stavo male, tanto male, però sapevo che se volevo guarire l’unica cosa da fare era arrendermi a Gesù, ma non mi arrendevo.

Un giorno programmai la mia morte, accadde nel febbraio 2006 di sabato verso le 12,00. Quella mattina avevo ingerito quasi tutta la bottiglia degli antidepressivi, dopo avrei dovuto bere dell’alcool così sarei definitivamente morta, ma perdendo anche la mia anima per sempre.

Ma non fu così perché al posto dell’alcool mi capitò tra le mani una copia di “Grido di Battaglia”. In fondo al giornalino c’erano dei numeri di telefono.

Chiamai un numero a caso, era quello dove stampano il giornalino, mi rispose una persona e ricordo che gli chiesi se apparteneva a questo gruppo di Evangelici. Lui capì subito che ero disperata e, che cercavo qualcuno per parlarne, ma ero troppo stordita per parlare.

Mi parlava di Gesù che può salvare, perdonare, che mi amava tanto.

Sinceramente nel mio cuore e in quelle condizioni, quelle parole dette da quel signore toccarono il mio cuore così accettai l’intervento della mano di Dio su di me.

Stavo morendo o forse sarei andata in coma, ma ero ancora cosciente.

Prima di cadere nel sonno, stordita da quello che avevo ingerito, gridai dal profondo dell’anima: “Gesù intervieni”?

Senza muovere le labbra, era la mia anima che gridava.

Dopo di che non ricordo se avevo riattaccato o meno; mi addormentai e mi risvegliò lo squillo del telefono, intorno alle 18,00. Era quel signore di Roma che chiedeva come stavo e se stavo bene; seppure ancora molto stordita, sentii dentro qualcosa di fresco, di nuovo, non mi sentivo più triste, mi sentivo come se dentro mi fosse attraversato qualcosa che mi aveva rinnovata internamente, mi sentivo leggera.

Non si può spiegare con parole come mi sentivo.

Ora sono certa che Gesù è intervenuto e mi ha salvata.

Oggi mi sento una donna diversa, Gesù mi ha tolto dalla schiavitù del peccato, ora voglio vivere per Lui, e servirlo tutti i giorni della mia vita.

Ester D’Addario

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