NELL’ATTESA DELL’OMAGGIO UNIVERSALE

Perciò Dio l’ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al disopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre. (Filippesi 2:9-11)

NELL’ATTESA DELL’OMAGGIO UNIVERSALE

I versetti sopra citati, riassumono il cammino del Signore Gesù dalla gloria eterna fino alla sua morte alla croce. Lui, il Figliuol di Dio, creatore dei cieli e della terra, “annichilì se stesso”. Annientarsi significa essere tutto, sapere tutto, potere tutto, eppure voler diventare simili agli uomini, creature fragili e limitate, per avvicinarsi a loro e parlar loro dell’amore di Dio. Gesù, Figliuol di Dio venuto sulla terra come uomo, avrebbe potuto porsi direttamente alla sommità della scala sociale, per dirigere, con mano altamente competente, il destino dell’umanità. Ma no, “annichilì se stesso”, scegliendo di nascere in una stalla, poi di vivere in una città disprezzata. Adamo ed Eva avevano disobbedito quando erano stati posti in un giardino da sogno; Gesù è stato perfettamente obbediente in un ambiente la cui
ostilità non fece che aumentare man mano che Egli faceva del bene ed annunciava le parole di Dio. Nulla l’ha distolto da quell’obbedienza alla volontà d’amore di suo Padre, neppure “la morte della croce” dove la sua obbedienza stessa ha brillato in modo incomparabile, perché è volontariamente ch’Egli ha dato la sua vita. Come contropartita, Dio pone Gesù nella posizione più elevata. Il nome
prima bestemmiato di Gesù ora supera tutti gli altri in dignità.

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