“Chi non ti temerebbe…?” “Geremia 10:7)

Chi non teme Dio è colui che crede di avere in possesso il potere di fare tutto e di controllare tutto. Il potere, si fonda su una disuguaglianza. Chi detiene il potere ha un vantaggio sugli altri. Il vantaggio può fondarsi su una maggiore conoscenza, su un accumulo di risorse economiche o sull’esercizio della violenza fisica, psicologica o sociale. Il potere è qualsiasi possibilità di imporre la propria volontà.
Chi non teme Dio, teme qualcun’altro e/o qualcos’altro. Può essere l’idolo, che tanto l’operaio si affatica nel costruirlo e nel adornarlo d’argento e d’oro, senza rendersi conto che, alla fine, non parla, che ogni volta bisogna portarlo perché non può camminare, e invece di sorreggere, deve essere sorretto, e che non può fare nessun male e non è in suo potere fare del bene. Né parola, né forza, né respiro, né intelligenza, né valore può essere attribuito. Esso è pura menzogna e non c’è soffio vitale in lui. Solo Dio, con la Sua potenza, ha fatto la terra; con la Sua saggezza ha stabilito fermamente il mondo e con la Sua intelligenza ha disteso i cieli; solo Dio è eterno, vivente, attivo e potente.
Come può essere l’avidità per le ricchezze che spingono poi verso la brama del vano onore e di una immensa superbia. Tutti non fanno altro che ricercare le ricchezze, e tu non sei un’eccezione. Nessuno vuole vivere con il necessario che Dio, per grazia, dona quotidianamente, perché non ci basta mai, non permettendo a noi di soddisfare i nostri desideri. C’è sempre questo pensiero: “Se solo avessi…”. E costi quel che costi, faresti di tutto pur di guadagnare quanto desideri per quel che sono i tuoi propositi. Ma ciò che tu vuoi avere è davvero utile? Può anche essere necessario, ma deve essere per forza di grande qualità? Ti piace sentirti dire dagli altri: “È bellissimooo!”, vero? (Tanto lascerai tutto!) Dici che rinuncieresti a tutto per Dio ma, in realtà, con i fatti, non fai nessuna rinuncia, o rinunci, sì, ma c’è sempre qualcosa che ti porti dietro. Temere Dio è, non di accontentarsi, ma di essere contenti per ciò che Egli dona, sempre.
L’invito di Cristo alla povertà ed all’umiltà è un invito a “invertire la rotta” della logica umana in modo radicale. L’umiltà non è un desiderio perverso e autodistruttivo, ma il valore e la libertà di vivere radicalmente “contro corrente”.
È da notare che Dio non impone nessuno a fare una determinata cosa o scelta. Dio creò l’uomo e la donna, e li lasciò in mano al loro arbitrio. Aggiunse, però, i Suoi comandanti e i Suoi precetti. Se tu vorrai, ascolterai la Sua parola, e il serbar fedeltà dipende dalla tua volontà. Ti ha messo davanti l’acqua e il fuoco: a quel che tu vuoi, stendi la mano. Dinanzi all’uomo ci sono la vita e la morte, il bene e il male: ciò che gli piacerà e che sceglierà, gli sarà dato. Dipende da te se agire da empio o da saggio; dipende da te se fare il male o il bene; dipende da te se disubbidire o ubbidire; dipende da te se temere Dio o no. Il consiglio che ti dò è quello di riflettere prima di agire e di scegliere, di pensare alle conseguenze, e di saper dare una motivazione valida del perché quella scelta. Ciò che ritieni giusto, fallo.
Sappi che comunque c’è un invito che Dio ti dà, e il timore Gli è dovuto, poiché non c’è nessuno pari a Dio.
Chi dice di amare Dio rinunzi a sé stesso e cammini alla Sua presenza, e ascolti tutta la Sua parola. Chi riconosce Dio come unico e vero Dio non può fare altro che scegliere deliberatamente con gioia di sottomettersi alla Sua autorità, e di protrarsi dinanzi alla Sua presenza per lodare e glorificare il Suo nome, poiché Dio solo è Santo, poiché la Sua bontà è grande e la Sua fedeltà dura per sempre.

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