Perchè?

Voglio presentarvi alcune domande e darvi alcuni consigli, non tanto perché sia un esperto sul soggetto che vado a presentarvi, quanto perché sono qualcuno che sta cercando, come probabilmente parecchi di voi.

Molti si domandano:

“Perché non abbiamo la manifesta presenza di Dio nelle nostre riunioni?

Perché non riusciamo a sentire la Sua grande potenza e vederne la manifestazione?

Perché Egli non conduce perduti alle nostre riunioni affinché siano sopraffatti dalla Sua presenza e di conseguenza piangano sotto la convinzione dei loro peccati e si ravvedano?

O, ancora peggio, perché siamo annoiati della nostra fede e l’aridità arriva fino al nostro uomo interiore?

Perché dobbiamo obbligate noi stessi ad andare alle riunioni, quando nel nostro intimo vorremmo essere da un’altra parte? E molte volte ci siamo!

Perché il fascino del mondo sembra essere più attraente della presenza di Dio?

Perché Egli sembra essere oggi così lontano e tutto quello che abbiamo della Sua presenza è solo il ricordo di giorni passati?

Perché le pressioni giornaliere e le “nuvole nere” offuscano l’importanza della Sua presenza?

Perché le nostre parole risuonano vuote e senza interesse per un mondo morente?

Perché dobbiamo inventarci delle scuse per non stare con quelli che cercano la presenza di Dio?

Perché a volte non ci interessiamo di nulla e la nostra apatia verso Dio è una realtà anche se non vogliamo ammetterla?”.

Ritrovi te stesso in alcune di queste domande?

Questi sono interrogativi che molti nella chiesa si stanno ponendo.

Perché quando Dio, che è un Dio d’amore, desidera avere comunione con noi e cerca un modo per comunicare e manifestare il Suo amore alla chiesa e nelle nostre vite, noi non lo vediamo né sentiamo?

Se Lui veramente ci ama e vuole riempirci della Sua presenza soddisfacente e appagante, perché non lo fa?

Dobbiamo in qualche modo forzarLo attraverso riunioni più lunghe o più numerose?

Non credo!

Alcune chiese stanno avendo già così tante riunioni che ci vorrebbero dieci giorni in una settimana per partecipare a tutte. Non credo che più riunioni rendano le stesse migliori.

So per esperienza che avere più attività non è la risposta giusta, in quanto molte chiese hanno i loro leader così occupati con il programma, che incontrarli al di fuori di esso è impossibile. Per alcuni di loro trovare il tempo anche solo per avere comunione con altri credenti è un vero problema.

Dio si muove di più se c’è molta attività?

Le città sono veramente trasformate e la società migliorata a motivo di tutto questo “darsi da fare”?

I nostri figli stanno mantenendo una santa condotta ed un abbigliamento decoroso?

Le nostre vite e anime sono risvegliate alla Sua presenza?

Non sembrerebbe proprio!

Perché?

Cosa manca?

Qual ‘è il problema?

Non ho tutte le risposte, ma solo pensieri e sensazioni condivisi da me con altri.

Isaia dichiarò in modo chiaro che cosa avrebbe potuto allontanare la presenza di Dio dal popolo d’Israele.

Isaia 59:2 “Ma le vostre iniquità hanno prodotto una separazione fra voi e il vostro DIO e i vostri peccati hanno fatto nascondere la Sua faccia da voi, per non darvi ascolto”.

Egli non sta parlando ai pagani, ma a noi.

E’ facile parlare del peccato, ma vogliamo vedere più profondamente perché esso blocca la nostra intimità con Dio.

Dobbiamo avvicinarci a Dio, tutto inizia con un cuore che Lo teme e Lo ama più di qualsiasi altra cosa.

Vogliamo ora definire la parola “temere” relazionandola all’attitudine del cuore.

Un buon esempio è rappresentato da Nadab e Abihu, figli di Aronne.

Essi avevano ricevuto il compito di ministrare le offerte davanti al Signore e di stare sulla breccia ad intercedere per il popolo di Dio.

Erano stati autorizzati ad avvicinarsi alla Sua presenza e, dopo che, ebbero adempiuto il loro compito, Essa riempì il Tabernacolo, ma tutto fu di breve durata.

Levitico 10:1 “Poi Nadab e Abihu,figli di Aaronne, presero ciascuno il proprio turiboli, vi misero dentro del fuoco, vi posero sopra l’incenso e offrirono davanti all’Eterno un fuoco illecito, che Egli non aveva loro comandato”.

Bruciarono incenso ed andarono alla presenza di Dio nel modo che ritenevano fosse giusto, ma non nel modo che Dio desiderava.

Questo comportamento veniva chiamato “fuoco estraneo nell’adorazione di’Dio”.

Fuoco estraneo o profano significa: mostrare mancanza di rispetto o essere irriverenti verso cose sacre.

Trattarono una, cosa santa come una cosa comune, diventando familiari e superficiali con la presenza di Dio.

Così la morte li colpì e proprio alla presenza di Dio avvenne il loro giudizio.

Ad Aronne e alla sua famiglia fu negato perfino di piangerne la loro morte a rischio di morire anch’essi.

…se Dio facesse lo stesso anche oggi?

In un certo senso Egli lo fa, colpendoci non con una morte fisica, ma spirituale.

Quando ci sono lotte, contese, orgoglio spirituale, vanità, egoismo, divisione ed apatia, noi soffriamo di aridità nel mezzo delle nostre riunioni. Ecco perché molte volte ci, stanchiamo al solo pensiero di riunirei e lodare Dio.

Se molti fossero sinceri, ammetterebbero che in quei momenti preferirebbero fare qualcos’altro.

Trovare scuse è molto facile quando la durezza spirituale ci ha raggiunti e non riusciamo a sentire se Dio è presente.

Dovrebbe essere questa la realtà spirituale della nostra vita?

lo non penso che sia questo il desiderio di Dio per noi!

Il vero cristianesimo consiste in una vita dinamica immersa nella presenza di Dio, che conosce il tocco della Sua mano e la Sua amabile consolazione nei momenti di dolore e di gioia.

E’ per noi essenziale, attraverso la preghiera, poterLo raggiungere e toccare
il Suo volto mentre si volge verso di noi. Siete d’accordo?

Egli desidera che la Sua voce possa essere sentita da coloro che lo amano e faccia parte delle loro vite.

Questi princìpi cristiani sono elementi fondamentali della nostra vita?

E se no, perché?

Quando Dio apparve al popolo d’Israele sul Monte Sinai, essi non poterono stare alla Sua presenza perché?

Perché non avevano il timore di Dio!

Il Signore non voleva che essi avessero paura di Lui, ma che Lo temessero.

In altre parole, Egli desiderava che stessero alla Sua presenza con meraviglia e rispetto per la Sua Gloria.

1 Giovanni 4:18 “Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è perfetto nell’amore”.

Egli desiderava che provassero un amore sincero per Lui.

Notate quello che Mosè disse al popolo d’Israele quando, scendendo dal Monte Sinai, la presenza di Dio era sul suo volto: “Che il Suo timore possa essere davanti a voi affinché non pecchiate”.

2 Corinzi 7:1 “Avendo dunque queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne è di Spirito compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio”.
Paolo non disse: “Adempite la vostra salvezza nell’amore di Dio”, ma “nel timore di Dio”.
Il fratello John Bevere, che ha contribuito a quest’articolo, un giorno visitò in prigione uno dei più famosi evangelisti della televisione americana.

Questi era stato accusato di frode e colto in adulterio.

Era una persona conosciuta in tutto il mondo, ed era stato usato potentemente nel ministero.

Il fratello John gli chiese quando avesse smesso di amare Gesù e quando avesse iniziato a fare quelle cose terribili.

Egli rispose senza esitazione: “Non ho mai smesso”, John rimase sconvolto e gli chiese spiegazioni riguardo ai suoi atti insensati.

Egli dichiarò: “John, ho sempre amato il Signore, ma non avevo timore di Lui”.

Molti amano Gesù ma non Lo temono come Signore e Sovrano.

Questo è un problema molto più grave di quanto alcuni comprendano.

L’uomo che ha paura di Dio,è diverso da colui che Lo teme.

Colui che teme non ha nulla da nascondere.

Egli mette i desideri di Dio al di sopra di tutto e realizza che non c’è nulla di più soddisfacente che ubbidirGli.

Salmo 25:14 “Il segreto dell’Eterno è rivelato a quelli che Lo temono, ed Egli fa loro conoscere il Suo patto”.

Questo rende la nostra fede reale e dinamica, portando una freschezza nella nostra comunione con Lui quando ci riuniamo insieme.

Salmo 89:7 “Dio è grandemente temuto nell’assemblea dei santi, e profondamente rispettato da tutti quelli che Lo circondano”.

Dio non rivela mai Se stesso in un luogo dote non ci sia riverenza.

Egli non si avvicina né dimora in un ambiente dove non sia posto in un posizione d’onore, stima e rispetto.

Non importa quanto belli siano i canti e l’adorazione, non importa quanto buono sia l’insegnamento, la predicazione o quanto spirituale sia la preghiera: se Dio non è temuto non si avvicinerà né si rivelerà.

Tutto questo sarà avvertito profondamente da coloro che sono sensibili allo Spirito.

Giacomo 4:8-9 “Avvicinatevi a Dio, ed Egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in tutto, e la vostra allegrezza in tristezza!”

Cosa sta dicendo Giacomo quando dice “peccatori”?

Egli non sta parlando solo ai perduti ma anche alla chiesa.

In questo caso la parola greca significa “coloro, che sbagliano il bersaglio”.

Egli continua dicendo: “purificate i vostri cuori voi doppi d’animo”, arrivando così alla radice del problema, del perché il credente sta sbagliando il bersaglio e per quale motivo, la meravigliosa presenza di Dio non riesce a condurre il suo “uomo interiore” verso il, cielo e verso Dio.

Nessuno può avvicinarsi trattandoLo con superficialità o ritenendo la Sua presenza una “cosa comune”.

Egli deve essere riverito da tutti i presenti.

Bisogna rendersi conto che ogni cosa deve essere in ordine davanti a Lui, e ravvedendoci delle attitudini sbagliate che facilmente si trovano nel nostro mezzo.

Il formalismo è il frutto della mancanza di spontaneità.

Perché?

Perché non sentiamo la Sua presenza e la Sua potenza che cambia la nostra vita e tendiamo a sostituirle con atti ripetitivi che sembrano spirituali ma che non hanno vita!
Potrebbe essere questo li problema?

Quando ci riuniamo insieme nel Suo Nome ci sono cose che non dovrebbero esserci, attitudini e sentimenti dei quali non abbiamo preso cura nei nostri cuori?

Radici d’amarezza, mancanza di perdono?

Potrebbe esserci un sentimento ò un senso di superiorità ed orgoglio spirituale dovuti ad un’adunanza numerosa o ad un oratore dinamico?

Stiamo inventando scuse per giustificare le divisioni e la mancanza d’amore verso i fratelli di altre comunità?

Oppure non riteniamo neanche che altri possano essere veramente salvati, perché non fanno le cose come noi o non hanno la nostra stessa forma di adorazione?

Forse il problema più grande è che ci riuniamo insieme da molto tempo e per questo è diventata un’abitudine.

La Sua presenza nel nostro mezzo è considerata normale e i canti li abbiamo già ascoltati; così pensiamo a quello che viene detto ma non sentiamo nulla.

Usciamo dalle nostre riunioni così come siamo entrati.

Non ci siamo arrabbiati, né rattristati e neanche rallegrati. In altre parole la Sua presenza non ha nessun effetto e noi rimaniamo inalterati da essa.

La cosa peggiore è che non ci aspettavamo nulla.

Camminare nella Sua presenza significa sapere, sentire, sperimentare la Sua conoscenza e il Suo potere.

Significa essere meravigliati quotidianamente da quello che Lui fa e sta facendo tutto intorno a noi.

Significa essere motivati nell’interiore dallo Spirito Santo e vivere in un’atmosfera di rinnovamento spirituale continuo, perché Dio è lì al nostro fianco.

Come può qualcuno essere annoiato oppure apatico nella Santa presenza di Dio?

La cosa triste è che molti, semplicemente, non la sentono e dopo un po’ di tempo ne dimenticano persino la bellezza.

Questo è il motivo per cui molti si allontanano e non sanno nemmeno di essersi allontanati; continuano a seguire il programma vivendo i loro giorni nel “vuoto spirituale”.

Se ci viene chiesto: “Può Dio chiamarci Suoi amici così come fece con Abramo? “

Rispondiamo: “Ma lui era Abramo!”

Gesù disse: “Amico, i tuoi peccati sono perdonati”, dopo che il paralitico fu calato dal tetto fino ai suoi piedi.

Quando era diventato suo amico?

Quando i suoi peccati furono perdonati!

Gesù chiamò Lazzaro “amico”.

Egli vuole essere nostro amico! Qualcuno con il quale possiamo condividere i nostri problemi più intimi ed avere la certezza che saranno custoditi come dei segreti.

Qualcuno che veramente ci comprende perché abbiamo con Lui una relazione intima.

Un vero amico!

Questa può essere una realtà e, nello stesso modo in cui gioiamo dei nostri amici terreni, possiamo sviluppare una vera amicizia con il nostro Salvatore e godere della Sua presenza in ogni ora della nostra giornata.

Dio ha desiderato questo dal giorno in cui Adamo cadde, lo desidera per tutti noi e lo desidera molto più di noi, ma dobbiamo entrare nella Sua presenza con un cuore grato.

Questo è un punto veramente importante: essere grati per quelli attorno a noi e per la Sua provvidenza quotidiana.

Non c’è niente di meglio di un cuore grato e ripieno di gioia per ciò che Dio rappresenta nella nostra vita.

Molti non realizzano la Sua presenza perché non hanno gratitudine.

Forse non lo ammettono apertamente ma, nella loro vita, pensano che dovrebbero avere molto più di ciò che hanno, non sono contenti della loro posizione.

Non sono grati a Dio per le loro mogli o mariti, pensano di meritare molto di più di quello che hanno.

Dio non può visitarci quando siamo pieni di noi stessi, delle nostre voglie e desideri carnali.

Dio ci ha mostrato il Suo desiderio di rivelare Sé stesso, se noi prepariamo il giusto ambiente con dei cuori giusti.

Dio resiste ai superbi ma da grazia agli umili.

Le nostre riunioni non possono essere focalizzate sull’uomo oppure orientate verso grandi personalità.

Possiamo organizzare un bello spettacolo ma in realtà non lo facciamo per Dio, ma per noi stessi.

Da queste riunioni ce ne andremo sempre vuoti.

Il desiderio di Dio è che noi possiamo essere ripieni di Lui.

Mentre impariamo ad amare Lui di più e noi stessi di meno, credo che Lo potremo sperimentare in un modo dinamico e questo porterà trasformazione nella nostra vita personale e nelle nostre riunioni, ma questo inizia sempre da una persona.

Sei tu quella persona?

Non accontentiamoci fino a che non “abbiamo” la Sua presenza, e con franchezza presentiamoci davanti al Suo altare e afferriamo questa presenza nelle nostre vite personali.

Non sentiamoci soddisfatti con nient’altro che non sia quella potenza dinamica, che caratterizza la vita di quegli uomini o donne di Dio che riconoscono la Sua presenza in tutte le cose.

Che le nostre riunioni possano essere piene di persone catturate dall’emozione di essere figli del Creatore dell’ universo!

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