“Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace!” (Luca 19:42)

Non è la sofferenza in sé il problema, ma il senso che noi le diamo.
Le uniche persone che sono veramente felici sono coloro che piangono! Sembra un’assurdità! Come è possibile tutto ciò? Il mondo dice che coloro che hanno motivo di essere felici sono i ricchi, coloro che hanno successo, coloro per i quali il cielo è sempre azzurro e che sembrano che non conoscano nulla di cosa siano i problemi, le responsabilità, le pressioni, le angosce e le lacrime con cui molti hanno familiarità. La società oggi ci dice che il cordoglio, l’afflizione è qualcosa da evitare, e di goderci la vita! Così per la mania del piacere si fa di tutto, si spendono un sacco di soldi e tante energie. Eppure quanto soffrono spiritualmente! Quante ansietà, quante preoccupazioni, quante insoddisfazioni, quante paure, quante incertezze. Mentre sono beati coloro che sono soffrono perché, spiritualmente parlando, hanno amore, pace e gioia. Il cristiano sà, o dovrebbe sapere, come trasformare le condizioni avverse in cause positive per lo sviluppo spirituale.
Il sacrificio che è gradito a Dio, secondo Isaia è: “Sacrificio
gradito a Dio è uno spirito afflitto;
tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato.” (Salmi 51:17)
Gli afflitti sono coloro che piangono la perdita della loro integrità, della propria giustizia, che sono addolorati per il proprio peccato. Sono colori che sono disgustati e si vergognano dei loro peccati. L’afflitto riconosce che la legge di Dio è la norma da seguire per la sua vita morale.
L’afflitto è consapevole che la legge di Dio esprime la volontà di Dio come anche il Suo carattere santo, e questa sarà lo standard del nostro carattere come delle azioni, pensieri e parole. Quando una persona è consapevole della santità e della giustizia di Dio, e quindi del tipo o dello stile di vita che deve vivere, e poi esamina la realtà della propria vita, fa cordoglio! Quindi quando noi pecchiamo, trasgrediamo la legge di Dio che è la norma del nostro stile di vita e stiamo facendo un crimine spirituale che dispiace molto Dio! Perciò noi faremo cordoglio se riconosciamo che la Sua legge è santa, e la sua volontà santa, gradita e perfetta! il peccato non è una semplice leggerezza, ne una debolezza, ma in essenza è una ribellione voluta contro la volontà di Dio e la Sua santa legge, perciò farà cordoglio dei propri peccati! L’afflitto riconosce che Dio odia il peccato, perciò non lo tratterà con indifferenza! (Deuteronomio 25:16; Proverbi 6:16-19;15:9; Geremia 44:4,11).
L’afflitto non giustifica il Suo peccato, non lo sminuisce; non lo ignora; lui non si vede paragonandosi alle sue migliori qualità, o ai frutti del suo servizio, ma si vede in relazione alla trasgressione della legge e quindi a quanto è grave il peccato per Dio. Se un cristiano si pone veramente davanti a Dio e alla Sua santità, e medita sulla vita che dovrebbe vivere, prende coscienza di ciò che è in realtà, della propria totale insufficienza ed incapacità. Scopre subito quanto sia precario il proprio livello di spiritualità e ciò lo porta immediatamente a fare cordoglio. Piange per il fatto di essere così. Ma non è solo questo. Una persona che esamina veramente se stessa e la propria vita, farà necessariamente cordoglio per i propri peccati, per il male che compie. Però troppa legna soffoca il fuoco e fa solo fumo; l’afflizione spirituale, quando è esagerata intorbida e ottenebra la mente. Quindi quando il peccatore riconosce il proprio fallimento spirituale ed è addolorato per questo e si pente davanti a Dio invocando la Sua grazie e misericordia riceve la consolazione del perdono. Dio non respingerà un cuore affranto e spezzato per il peccato. Il pubblicano che si batteva il petto davanti a Dio è stato giustificato!

Oh, l’amore di Dio per le nostre anime!
Se solo voi aveste accettato le
cose che Dio vi ha detto! Vi
avrebbe recato la Sua pace, ed il
Suo proposito per le vostre
vite.
Ogni credente sa di avere Uno a cui rivolgersi; noi abbiamo una fonte
dove andare per ricevere forza
e conforto, perché crediamo che Gesù è Colui che dice di essere. Lui solo è nostra pace.
Ma molti odono la Sua parola e la rigettano, tornando alle loro vie.
“Il mio popolo persiste a sviarsi da me; lo s’invita a guardare a chi è in alto, ma nessuno di essi alza lo sguardo” (Osea 11:7)
La generazione di oggi è come la moltitudine di Gerusalemme
sulla quale pianse Gesù. Le
persone che vissero ai giorni di Cristo persero quanto Egli voleva dare loro.
Persero la vera libertà, persero la pace che proviene dalla certezza
di avere tutti i peccati perdonati,
persero il tocco della guarigione di Gesù. Persero un luogo dove
rifugiarsi durante la tempesta, persero la fiducia in Gesù; essi
hanno tralasciato la presenza dello Spirito Santo che persiste,
conforta e guida.
Fu per queste masse perdute che Gesù pianse e gridò: “Se soltanto! Se soltanto avessi conosciuto
cosa Io volevo per la tua vita; se soltanto avessi preso ciò che ti
offrivo. Volevo essere un rifugio per
te, stendere le Mie ali e confortarti; se soltanto tu avessi ascoltato;
se soltanto avessi capito il Mio
amore e la Mia misericordia verso di te”.
“Ma ora è nascosto ai tuoi occhi … perché tu non hai conosciuto il
tempo nel quale sei stata visitata”.
(Luca 19:42,44); “Io ho voluto…ma voi non avete voluto” (Matteo 23:37), tu non hai voluto. Per quanto ancora Gesù
dovrà dire: “Se soltanto?” Cosa anche vide Gesù per spezzare il Suo cuore e farLo piangere?
Egli guardava verso le moltitudini di Ebrei e Gentili che cercano
disperatamente di compiacere Dio
tramite dei rituali. Egli vide masse di persone sfinite, gravi nello
spirito, disperati per i loro sforzi di
una vita intera pur di piacere a Dio. Tutti loro erano sinceri mentre
praticavano i loro rituali imposti;
ma ciò aggravava solamente il loro carico. Cercarono in tutti i modi di soddisfare Dio, ma non è possibile farlo perché in realtà stiamo soddisfando noi stessi! In un solo modo Dio può essere soddisfatto di noi: con il camminare alla Sua presenza e con l’ubbidienza, ubbidendo alla Sua parola, ubbidendo alla Sua volontà. PER Dio non possiamo fare nulla. Nella parola di Dio troviamo che i vari personaggi hanno parlato e agito solo quando è stato loro detto di farlo. Agendo invece d’impulso e di loro iniziativa troviamo che non hanno fatto altro che commettere peccato. Non viviamo PER Dio, ma viviamo CON Dio. Non siamo stati salvati per servirLo, poiché la salvezza consiste nel perdono dal peccato e nell’essere stati riconciliati con Dio. Nel cammino con Lui, Egli stesso farà di noi Suoi strumenti a Suo tempo, usandosi di ciascuno per portare avanti la Sua opera. Non possiamo operare se non ci è stato comandato. Dio non è un mezzo o uno strumento! Non deve Dio seguire noi, siamo noi che dobbiamo seguire Dio. Non possiamo dire a Dio: “Voglio fare questo e questo’altro…sii con me”. Non possiamo scegliere e decidere cosa fare per Dio. Dimentichiamo, volontariamente, che noi siamo servi e schiavi di un Padrone, e il servo e lo schiavo fà solo ciò che gli vien detto. E Dio accetta solo i sacrifici di lode, di adorazione e di ringraziamento.
“Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo
spirito afflitto e trema alla mia
parola.” (Isaia 66:2)
Oggi è il giorno per scegliere di volgere lo sguardo al Creatore, e i nostri occhi guardare al Dio Santo.

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