L’INVIDIA

Nessun cristiano potrà sviluppare la propria vita se prima non permette al Signore di estirpare dal proprio cuore le radici dell’invidia amara, in quanto essa denota immaturità e mancanza di carità. L’ambizione, l’abuso, l’invidia, il compromesso, la competizione, si tratta di caratteristiche dell’uomo che vive per il potere, ovvero per sé stesso. L’uomo che serve il proprio ventre è un uomo che cerca la propria soddisfazione, lavora per sé stesso. Tale atteggiamento non può essere considerato normale per il figlio di Dio, ma piuttosto una anomalia che evidenzia una cattiva comprensione dei doni che Dio ha dato. Infatti, esaltando alcuni uomini che hanno dei doni e disprezzando gli altri, ci si dimentica che tutti sono figli del medesimo Dio.
Se ci pensiamo un attimo, tutte queste caratteristiche sono tipiche cause di divisione nel corpo di Cristo. La Chiesa è il corpo di Cristo e non è a caso che la Scrittura ci fa l’esempio del corpo. In esso ci sono varie membra; ma tutti vorremmo essere occhi, o tutti bocche, poche orecchie, pochi piedi, pochi organi nascosti che lavorano senza essere visti!
Vorremmo essere tutti in evidenza. Ma come si fa ad avere un corpo solo di occhi? Questa è la realtà, che l’invidia è un sentimento che oscura e annebbia la nostra ragione, non ci fa vedere le cose come stanno.
Noi dovremmo comprendere che siamo diventati figli di Dio! Tutti quanti! Ma non può farci essere tutti occhi! Non può farci essere tutti un solo organo! Per ognuno di noi Egli ha un piano, ha scelto una funzione nel corpo, possiamo essere una cellula, una ghiandola, un arto, ma è importante che facciamo bene quello per cui siamo stati chiamati e di quello Dio ci chiederà conto. Non serve fare ciò che è stato affidato ad altri, ma è importante che prendiamo coscienza della nostra posizione. E che cos’è che oscura le nostre menti? Cosa ci fa vivere male la nostra posizione spirituale? È proprio l’invidia, che annebbia e oscura i nostri sentimenti. Se vediamo che qualcuno prospera per il proprio lavoro, per il proprio impegno, per le proprie qualità, per come Iddio lo guida, quasi siamo gelosi, quasi non ci fa piacere. Invece dovremmo essere gioiosi perché questo è un successo, è una vittoria per il Corpo di Cristo, che siamo anche noi, e ciò fortifica. È importante comprendere questi elementi basilari, che la vittoria dei nostri fratelli e delle nostre sorelle è la nostra vittoria! Non è solo la loro in quanto apparteniamo allo stesso corpo. Se pensiamo che è solo la loro vittoria, vuol dire che noi non apparteniamo al corpo di Cristo, che non abbiamo una vera identità di figli di Dio, che non sappiamo discernere il corpo di Cristo!
L’invidia chiude la nostra ragione, i nostri occhi, senza farci vedere le cose nel verso giusto.
Per invidia e per orgoglio, ci sono coloro che si fingono ministri cristiani senza avere un reale amore per la verità. Peggio ancora, fanno delle vocazioni un mezzo per guadagnare denaro; questo ci fa pensare alla mentalità da mercante così diffusa oggi nel cristianesimo.
L’invidioso è una persona che vive costantemente con un’amarezza interiore che non gli dà pace, e questo stato d’animo è capace di provocare delle vere e proprie malattie. L’invidia è la carie delle ossa. L’invidia non solo rovina la vita di coloro che hanno questo cattivo sentimento ma, quando prende piede, porta distruzione nelle famiglie. L’invidioso reagisce in vari modi. Si veda, ad esempio, la reazione di Caino contro suo fratello Abele, che portò all’omicidio. Si veda la reazione dei fratelli di Giuseppe che “…portando invidia a Giuseppe, lo vendettero, perché fosse condotto in Egitto” (Atti 7:9). Si noti anche l’invidia di Aman nei confronti di Mardocheo che lo portò alla morte: “Così Aman fu impiccato alla forca ch’egli aveva preparata per Mardocheo” (Ester 7:10). Quanti, purtroppo, anche oggi come Aman sono impiccati alla “forca” dell’invidia, che loro stessi hanno preparato per qualcun’altro!
Nelle questioni e dispute di parole, l’uno invidia l’altro per l’abilità dimostrata; mentre rivaleggiano si contraddicono a vicenda, scoppiano contese e volano parole blasfeme, vestite di parole sacre. L’attività umana e la bravura non è altro che motivata dal desiderio da parte dell’uno di superare l’altro. L’invidia trova terreno fertile nell’attività, dove spesso la carriera diventa carrierismo e la sana competitività è sostituita da vere e proprie strategie per impedire la carriera all’altro, che deve essere ad ogni costo mortificato, avvilito, annullato. Dove c’è invidia e contesa, troviamo disordine e ogni cattiva azione. Pensiamo al caos e ai tumulti, causati dal rifiuto che l’uomo oppone alla vera saggezza, quando dà ascolto alla propria presunta intelligenza! Quando subiamo del male a causa della vera saggezza e della verità, rimaniamo in silenzio, perché la vera saggezza è mite, paziente, non arrogante; cortese, non aggressiva. Il saggio è pacifico, sopporta gli insulti e le false accuse, non si ribella e neppure cerca di giustificarsi. Il saggio, quindi, sia contento se la propria persona viene calpestata per amore di pace; la propria persona, ribadisco, non la propria coscienza.
Quando si incontra la verità, la mente corrotta vede e cerca solo obiezioni. L’invidia ci porta all’insensatezza, ossia all’incapacità di comprendere le verità spirituali.
La vita non è altro che un costante ciclo di cattiveria e invidia verso gli altri. Egoisti e incapace di amare, infelici rendendo infelici gli altri. La ruota della vita è sospinta dallo spirito di competizione; lo spirito di rivalità è alla base di molte attività contemporanee. Anche, per esempio, il desiderio di possedere vestiti migliori e case più lussuose, che però sono tutte cose senza senso e indegne di uomini creati all’immagine di Dio. Il desiderio di poter avere anche noi il bene degli altri e la loro fortuna, è sconvenientesoltanto quando il successo altrui lo consideriamo un male per noi, quando consideriamo il bene degli altri quale diminuzione della nostra superiorità. Allora il cuore si rattrista, sente che ci viene rubata la stima che ci è dovuta, le nostre parole e i gesti diventano vivaci, senza ritegno, e tutto ci crea una malinconia infinita.
Il nostro io, il nostro orgoglio, sono feriti mortalmente. Il mio cuore diventa una fontana che butta in abbondanza odio, maldicenze, mormorazioni, giudizi avventati e perversi.
Ipocrisia, finzione, doppiezza sono le armi dell’invidioso sempre pronto a sguainarle a seconda della situazione.

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