IL CRISTIANO NON È MAI IN OZIO

La vita del cristiano è una lotta. In vista del continuo e incessante combattimento dobbiamo costantemente essere fortificati nel Signore e nelle illimitate risorse della Sua potenza. I più valorosi soldati di Dio sono consci della propria debolezza e della propria incapacità e fanno affidamento soltanto sul Signore.
Fortificarci nella grazia che è in Cristo Gesù significa avere il coraggio che proviene dalla forza donataci dalla Sua grazia, andare avanti fedelmente nel Signore con l’immeritata capacità che viene dall’unione con Lui. Noi cristiani siamo uniti in Cristo e siamo uno con Lui. La Sua vita è la nostra vita, il Suo potere il nostro potere, la Sua verità la nostra verità, la Sua via la nostra vita, e la Sua forza la nostra forza. La forza del Signore è sempre più che sufficiente per la battaglia. Ci possiamo appropriare di quella forza mediante i mezzi della grazia: la preghiera, la conoscenza e l’ubbidienza alla Parola e la fede nelle promesse di Dio.
Il soldato di Cristo non deve permettere alle faccende della vita di diventare lo scopo principale della sua esistenza. Un soldato è pronto a ubbidire agli ordini del suo quartier generale. Egli desidera piacere a colui che lo ha arruolato.
Il cristiano è come un atleta che lotta. Per ottenere il trofeo, l’atleta deve ubbidire alle regole del gioco. Quanti cadono prima del traguardo, squalificati perché non hanno ubbidito ciecamente alla Parola di Dio! Quali possono essere le regole?
– Il cristiano deve esercitare l’autocontrollo (1Corinzi 9:27)
– Deve lottare con armi spirituali (2Corinzi 10:4)
– Non deve essere ribelle. Il cristiano part-time è una contraddizione: l’intera vita dovrebbe essere un energetico tentativo di vivere il cristianesimo in ogni momento e in ogni ambiente.
Il cristiano è come un lavoratore che deve lavorare per godere di una parte del raccolto. L’agricoltore deve faticare prima di prendere una parte dei frutti.
Il soldato deve resistere; l’atleta deve attenersi alle regole; il lavoratore deve lavorare duramente. Ciascune di queste tre attività ha una responsabilità.
Il cristiano è esortato ad indossare l’armatura di Dio. Occorre indossare l’armatura COMPLETA e non limitarsi soltanto a un paio di elementi. La completa armatura di Dio non è qualcosa che indossiamo e ci togliamo a seconda dell’occasione, ma è qualcosa di cui ci rivestiamo permanentemente. Non è un’uniforme da indossare solo quando si gioca una partita e da togliere quando la partita è finita. L’armatura di Dio dev’essere una dotazione del cristiano che gli fa compagnia per tutta la vita.
Dio ci dà tutta la protezione di cui abbiamo bisogno. L’armatura rappresenta il vivere la vita ubbidiente, dominata dalla Parola, che ci pone in grado di star saldi. La nostra responsabilità è quella di restare in piedi. Dio rende i nostri piedi simili a quelli delle cerve,
ci rende saldi sulle nostre alture. Non vacilleremo mai.
La ragione principale della caduta è sempre la stessa: si è tolti l’armatura di Dio e quindi si perde il coraggio, la potenza e la volontà di restare in piedi. Quando un cristiano dubita della bontà, dell’amore, della potenza, della grazia, della misericordia o della capacità di provvedere di Dio, rifiuta la veridicità di Dio. Quando un cristiano diventa ansioso, abbattuto, depresso e impotente, nega l’affidabilità di Dio.
Molti confidano nelle proprie risorse, ed è per questo motivo che falliscono. Tentare di compiere l’opera del Signore con le nostre forze significa non compiere affatto la Sua opera. È facile confidare sulla propria conoscenza della Parola di Dio invece che su Colui che dà la Parola e ne determina l’efficacia. Non importa quanto sia vasta la nostra teologia e non importa quanto sia solido il fondamento scritturale del nostro proposito, se non confidiamo giorno per giorno nella direttiva e nella provvidenza di Dio, vivendo con fede costante e pregando con sentimento di dipendenza da Lui, siamo soldati di Cristo impreparati e vulnerabili.
Non restiamo più in piedi quando ci diamo al materialismo, all’autocompiacimento, all’autoindulgenza, all’edonismo e all’essere contenti delle cose di questo mondo.
Il cristianesimo è impotente quando viene vissuto in modo superficiale.

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