IL VERO DISCEPOLO DI CRISTO

È un ordine che implica una condizione: “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come Io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete Miei discepoli, SE avete amore gli uni per gli altri”. (Giovanni 13:34-35)
È implicato un “se”.
Se ubbidiamo, porteremo il “distintivo” che Cristo ci ha dato.
Tutti gli uomini sono nostro prossimo e dobbiamo amarli come noi stessi. Se un singolo cristiano non dimostra amore verso gli altri, il mondo ha diritto di giudicarlo non- cristiano. Quando ci amiamo vicendevolmente, dimostriamo di essere in Dio ed Egli in noi. Ma se non dimostriamo amore NON siamo in Dio ed Egli NON è in noi. “…SE ci amiamo gli uni gli altri, Dio RIMANE in noi e il suo amore diventa perfetto in noi” (1Giovanni 4:12.)
Non possiamo quindi pretendere che il mondo creda che il Padre ha mandato il Figliolo, che le dichiarazioni di Cristo siano vere e che il cristianesimo sia autentico, se il mondo non riscontra una qualche reale unità fra i cristiani. Se i veri cristiani non si amano a vicenda, non dobbiamo aspettarci che il mondo ascolti, anche se sapremo dare le giuste risposte. Ci vogliono i fatti e verità! Non basterà mai saper dare soltanto risposte adeguate perché la gente creda. Andiamo in giro come se la gente nulla conosca, per esempio, delle divisioni che si son create e che si creano ancora, dei litigi e discussioni, rancori, odio, maldicenza, indifferenza e mancanza di perdono tra l’uno e l’altro. Davvero pensiamo che la gente non sappia qualcosa di tutto questo?
È disgustoso vedere e ascoltare cristiani che dicono cose assai offensive di altri cristiani e che si accusano a vicenda.
Il mondo osserva, scrolla le spalle e se ne và. La nostra lingua tagliente, la mancanza di amore fra di noi, questo è quanto turba veramente il mondo.
Nelle nostre comunità cristiane, e nelle nostre famiglie, quando abbiamo mancato di amore nei riguardi di un’altra persona, noi come cristiani, purtroppo, non andiamo automaticamente a chiedere scusa. Può sembrare semplicistico cominciare col dire di aver sbagliato e coi chiedere perdono, ma non lo è. Questa è la strada per rinnovare la comunione tra marito e moglie, fra genitori e figli, e all’interno di una comunità cristiana. Quando ci capita di mancare di amore verso l’altro, Dio ci chiama ad andare da lui e chiedere perdono. Se non si è disposti a dire: “Perdonami” o “Ti chiedo scusa”, dopo aver fatto torto a qualcuno e specialmente se abbiamo mancato di amore, stiamo certi che non abbiamo neppure cominciato a pensare quale sia il significato di un’unità cristiana che il mondo può conoscere.
Il mondo ha diritto di chiedersi se sono cristiano.
Non solo, e ribadisco: se non sono, se non mi sento, disposto a fare questo passo così semplice, il mondo ha diritto di chiedersi se Gesù fu mandato dal Padre, e se il cristianesimo è vero.
In coscienza, ci siamo esercitati a fare questo?
Quante volte ci siamo rivolti ai cristiani della nostra comunità per chiedere perdono?
Quanto tempo abbiamo trascorso per ristabilire i contatti con persone di altre comunità, chiedendo loro perdono per quello che abbiamo fatto, detto o scritto?
La pratica visibile della verità e dell’amore devono andare di pari passo con la proclamazione della buona notizia di Gesù Cristo. Come è vero anche che è necessario dimostrare uno spirito di perdono ancora prima che l’altra persona esprima rammarico per il suo torto. La mancanza di comunione reale con Dio è collegata con la mancanza di perdono verso gli uomini.
Il cristiano ha un doppio compito.
Deve mettere in pratica sia la santità che l’amore di Dio.
Il cristiano deve rendere manifesto che Dio esiste in quanto Dio infinito e personale; deve perciò rivestirsi contemporaneamente del Suo carattere santo e amorevole.
Infatti la santità di Dio non va senza il Suo amore: sarebbe solo durezza, e il Suo amore non va senza la Sua santità: sarebbe solo un compromesso.
Dobbiamo praticare e dimostrare la santità di Dio e l’amore di Dio, perché se manca questo, noi contristiamo lo Spirito Santo.
Conosceranno che siamo Suoi discepoli, se avremo amore gli uni per gli altri. A volte è difficile nutrire amore costante verso i fratelli che sono instabili nel loro essere e nel loro agire, ma così siamo anche noi. Essere misericordiosi soprattutto verso i più fragili nella fede ed aiutarli a crescere. Essere umili e considerare che abbiamo bisogno di tutti. Non esaltiamo chi ha doni più evidenti, per disprezzare altri che sembra nulla abbiano di speciale. Avere amore gli uni per gli altri, significa dimenticare se stessi per ascoltare i fratelli, per accoglierli con tutto il cuore, per aiutarli e, soprattutto, ritenerli degni della nostra stima, specialmente quando hanno poca stima di se stessi. Come Dio innalza gli umili, così anche noi dobbiamo essere attenti a valorizzare i nostri piccoli fratelli, perché possano comprendere che Dio ha stima di loro perché li ama, e li ama perché è Padre. Molti ancora credono che l’amore di Dio debba essere meritato e non riescono a credere al Suo Amore gratuito. Amiamo i nostri fratelli gratuitamente, per primi, senza chiedere nulla in cambio, perché loro possano credere all’amore di Dio, vivente in noi. Se cadono, aiutiamoli a rialzarsi per riprendere il cammino. Aiutando i fratelli, aiutiamo noi stessi, perché insieme camminiamo verso la mèta della santificazione. Se poi ci fanno direttamente un torto, gioiamo nel Signore, perché abbiamo l’occasione di manifestare il nostro amore e quindi dimostrare Suoi discepoli.
Cristo ci ha dato un comandamento nuovo: di amarci gli uni gli altri, come Egli ci ha amati. Chi ama Dio, non può non tener conto del suo precetto di amare il prossimo. L’amore, e l’unità che ne consegue, è il segno che Cristo ha dato ai cristiani perché lo portino di fronte al mondo. Soltanto con questo segno il mondo conoscerà che i cristiani sono veramente tali.
Occorre che il nostro amore sia concreto perché il mondo possa vederlo.
“…chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello” (1Giovanni 3:10), i figli di Dio si riconoscono dalla loro retta condotta. Non si può prima amare e poi odiare. “Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna” (1Giovanni 3:15), chi odia il prossimo è un potenziale omicida.
Sei tu un vero discepolo di Cristo? Gli altri possono dire di te che sei davvero un cristiano?

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