■ Dio esiste ■

■ 1. Le manifestazioni dell’incredulità
L’incredulità è come una marea crescente che, a poco a poco, tende a invadere tutto. Non attacca solo la verità della Bibbia come Parola di Dio; non si limita, pur pretendendo di onorarlo, a voler spogliare Cristo della sua gloria, sia divina che umana; essa è giunta a negare le grandi verità di ciò che si chiama la religione naturale: l’esistenza di Dio, d’un Dio personale, e l’immortalità dell’anima, la sopravvivenza dell’essere umano dopo la morte.

Non è una cosa nuova. Fin dai tempi più remoti, è parlato di uomini che dicevano nel loro cuore: «Non c’è Dio» Ma trovavano poco ascolto; era un loro pensiero personale che non cercavano di diffondere; mentre ai nostri giorni, in tutte le classi della società, si fa una propaganda attiva per distruggere, se fosse possibile, la credenza in un Essere supremo, creatore e dominatore di ogni cosa, e per togliere, in pari tempo, la fede nella permanenza della vita oltre la tomba.

L’idea di Dio, secondo coloro che sostengono queste tesi, è una creazione della mente umana; essa avrebbe avuto la sua origine e il suo sviluppo, ed ora tenderebbe a scomparire. Senza soffermarci a confutare le obiezioni e i ragionamenti degli atei, esponiamo brevemente alcune prove dell’esistenza di Dio.

■ 2. La coscienza d’una potenza trascendente
Notiamo anzitutto che la credenza in una potenza superiore all’uomo è di ogni tempo e di ogni luogo. Per quanto lontano si risalga nella storia, in qualunque luogo della terra si vada, si trovano delle religioni. Ora, chi dice religione presuppone un Dio. L’idea di Dio può essere falsata, snaturata, degenerata anche in cose assurde, ma è sempre esistita e continua ad esistere. Ma come si sarebbe formata se non avesse la corrispondenza nella realtà? Qualcuno dirà che gli uomini, un giorno, colpiti alla vista delle forze che si spiegano nella natura, commossi dalla contemplazione degli astri, ne hanno fatto delle divinità; che, in seguito, hanno divinizzato degli uomini, insigni per forza, per energia o per benefici fatti ai loro simili; che infine, più tardi, chiarendosi le idee, si è giunti alla concezione d’un Dio unico. No. E’ proprio il contrario. L’idea di un Dio unico, creatore e governatore di ogni cosa, è un’idea primordiale: l’idolatria è sorta più tardi, quando gli uomini hanno perduto l’idea d’un Dio unico, o ne hanno solo conservato una concezione oscura, e hanno divinizzato potenze della natura o esseri immaginari simili a loro stessi, a cui attribuivano una potenza maggiore, dei che sanzionavano, col loro esempio, le passioni e le concupiscenze impure del cuore umano.

Si prenda la Bibbia che è, almeno nella sua parte più considerevole, il più antico libro che esista. Non entriamo nella questione della sua ispirazione. Consideriamola semplicemente come un documento della più remota antichità. Leggiamone le prime pagine. Essa incomincia così: « Nel principio Iddio creò il cielo e la terra »; poi tutti i capitoli di questo primo libro, la Genesi, ci mostrano un Dio unico, Creatore onnipotente. Il libro non dimostra l’esistenza di Dio, ma lo fa vedere all’opera e come conosciuto da coloro a cui si rivolge. L’idea di Dio, dunque, esisteva già allora e non è venuta in seguito. L’idolatria, la molteplicità degli dei, è venuta dopo, e, invece di essere all’origine, è stata una degenerazione dell’idea primitiva di Dio.

■ 3. Un Dio unico, un Dio infinito
Donde viene dunque quest’idea d’un Dio unico? Essa si trova in ciascuno di noi: Dio, per così dire, si afferma dentro di noi; Egli ha messo il suo marchio, la sua impronta sulla sua opera. Che cos’è quel Dio che voi negate? Che cos’è per coloro che credono in lui? Siete obbligati a riconoscere che è un essere infinito, eterno, onnipotente, presente ovunque, e che conosce ogni cosa. Ora, come potrebbero creature finite e limitate, come siamo noi, avere l’idea d’un tale Essere, se non esiste? Tutto ciò che ci attornia e che esiste ha i suoi limiti, eppure concepiamo un Essere infinito sotto tutti gli aspetti. E’ certamente Egli stesso che si presenta a noi nella sua suprema grandezza. Il fatto medesimo che l’ateo combatta la sua esistenza e voglia scacciarne l’idea dal suo spirito e da quello degli altri, prova che Dio esiste. S’Egli non c’è, perchè volerlo uccidere? Non sarebbe farse combattere il nulla?

Ma Dio c’è. Vi dà fastidio, è vero. Vi dispiace avere qualcuno superiore a voi, che vi conosce, che vi controlla e da cui, dopo tutto, dipendete; perciò vorreste annientarlo. Voi dite nel vostro cuore: « Non c’è Dio», e vi sforzate di persuadere di questo voi stessi ed altri; ma, nonostante tutto, l’idea di Dio non vi abbandona, perchè Egli è.

■ 4. L’uomo, frutto del caso?
Ho detto: «Voi dipendete da Lui». Sì, voi dipendete da una causa onnipotente, non cieca, ma intelligente e savia. Poichè voi esistete e non siete stati voi stessi a farvi! E non siete solo un insieme d’organi, di ossa, di carne, di sangue; c’è, in voi, ciò che è «voi», ciò che costituisce il vostro «io», ciò che è immateriale e che, se è tavolta sopraffatto dalla vostra parte materiale, ne è tuttavia distinto, e la comanda e si serve di essa. C’è in voi l’essere che pensa, che ragiona, che riflette, che ricorda, che vuole e non vuole.

Considerate l’uomo, questo essere unico, questa meravigliosa unione di corpo e di anima. Un organismo dove tutto funziona alla perfezione, dove ogni parte, ogni organo, ha un. compito determinato. Un’anima con delle sorprendenti facoltà che consentono all’uomo di scrutare e misurare gli spazi dei cieli e di analizzare se stesso, questo essere interiore che concepisce l’infinito e che, per quanto grande possa immaginare lo spazio, per quanto lungo il tempo, sa concludere: «Questo non è l’infinito».

Chi pensate abbia formato un tale essere?

L’uomo nasce dall’uomo, ma chi forma il bambino nel seno della madre? « Io ti celebrerò perchè sono stato fatto in modo meraviglioso, stupendo. Meravigliose sono le tue opere e l’anima mia lo sa molto bene». Sono parole del re Davide che riconosceva Dio e la sua potenza nella formazione dell’uomo. E qual’è quella mente assennata e non accecata dal pregiudizio che non direbbe altrettanto?

Si parla molto delle leggi della natura. Chi ha stabilito queste leggi? E’ forse stato il «caso»? Strano legislatore davvero questa causa cieca, chiamata caso! Strana causa quella che, non intelligente, crea un essere intelligente!

Ma l’uomo da dove proviene? Senza alcun dubbio ci sono stati un primo uomo e una prima donna: chi li ha formati? Non crederete certo all’assurda teoria dell’evoluzione (ormai del resto in decadenza) che fa derivare l’uomo da una scimmia o che vi dà per antenato più remoto una semplice cellula. Ma anche supponendo vera una simile teoria, bisogna pur sempre risalire alla causa suprema che presiede all’evoluzione e che ha formato la prima cellula. L’evoluzione è un’ipotesi senza fondamento e senza alcuna possibilità di verifica.

E’ un Dio onnipotente e intelligente che ha creato l’uomo e l’ha creato alla sua immagine: ecco perchè l’uomo ha l’idea di Dio impressa in lui e che è una prova dell’esistenza di questo Essere supremo.

■ 5. L’universo, frutto del caso?
Ma lasciamo ora l’uomo e le prove dell’esistenza di Dio che le considerazioni sul suo essere, materiale e spirituale, ci forniscono. Volgiamo i nostri sguardi intorno a noi, al mondo esterno. Non vedremo forse Dio che si manifesta nelle sue opere? Alzate gli occhi verso il cielo, guardate intorno a voi sulla terra, scendete nelle sue profondità; non scorgete dovunque i segni evidenti d’una potenza e d’una sapienza superiori che hanno tutto formato e ordinato per un dato scopo? Direte forse che è il caso? Allora il caso è Dio. Egli non è più una causa cieca, poichè una causa cieca non può far altro che cose disordinate.

Vediamo nel cielo delle masse luminose di cui il maggior numero si trova a distanze quasi incommensurabili: chi le ha fatte? Chi le sostiene nel loro cammino immutabile? Chi ha fatto il sole per illuminare e riscaldare la terra sulla quale, senza di esso, nulla potrebbe sussistere? Gli astri che popolano lo spazio sono sottoposti a leggi immutabili che ne regolano il corso, e tali che, mediante l’osservazione ed il calcolo, l’uomo può, ad ogni momento, dire la posizione di un astro ed assegnare l’epoca precisa del ritorno di tale o tal altro fenomeno. Chi ha stabilito queste leggi? Chi ha prodotto la luce che emana da tutti quei corpi risplendenti nel cielo? E’ forse il caso? O si è formata da sè? Chi oserebbe dire che una macchina si è formata da sè, senza i calcoli e i disegni d’un ingegnere, senza gli operai che, secondo i suoi piani e le sue direttive, hanno eseguito il lavoro? E si vorrebbe che l’ordine meraviglioso dell’universo non abbia un Autore intelligente che ha tutto formato, pesato, ben disposto e messo in movimento con delle leggi precise ed immutabili!

Consideriamo la terra e la disposizione generale delle cose alla sua superficie; potete dire che tutto si è costituito da sè, mediante non so quale combinazione di molecole mosse da forze cieche? Considerate l’atmosfera che avvolge il nostro globo. L’aria che respiriamo è una miscela di due gas, di cui uno conserva la vita, ma che da solo presto la distruggerebbe, mentre l’altro, irrespirabile se è solo, tempera l’azione troppo viva del primo. Chi li ha mescolati in proporzioni adatte perchè servano alla respirazione? Chi mantiene quella miscela nelle stesse proporzioni? L’ossigeno dell’aria arriva, mediante la respirazione, nei polmoni, ove brucia i resti organici trasportativi dal sangue. Si produce così anidride carbonica che, emessa nell’aria, è assorbita dalle piante che la decompongono e rimettono in libertà l’ossigeno. Chi ha stabilito questo funzionamento meraviglioso di assorbimento e di riproduzione dell’ossigeno in modo che le proporzioni dei due gas restino invariate?

Ammiriamo ancora il meccanismo con cui la terra è innaffiata. La vasta distesa dei mari fornisce, sotto l’azione del sole e del calore, i vapori che si accumulano nell’aria e formano le nuvole. Per effetto del raffreddamento questi vapori si condensano e ricadono sotto forma di pioggia o di neve. Le pioggie innaffiano le terre, e le acque si accumulano nei serbatoi sotterranei. Sulle alte montagne la neve si scioglie lentamente e i ruscelli e i fiumi portano ovunque la fertilità. Chi è quell’abile costruttore che, senza macchine, coi più semplici mezzi, ha organizzato questo vasto sistema di irrigazione? E’ forse il caso?

Qual’è l’artefice che ha coperto e ornato la terra di piante di cui si contano oltre duecentomila specie? E ogni specie ha il suo seme che riproduce la stessa specie; tutte hanno il loro aspetto, la loro grandezza e le loro forme caratteristiche, e sempre le medesime, in modo che l’occhio le distingue facilmente. Chi mantiene le specie? Chi ha frastagliato le foglie in modo così delicato, così vario. con le nervature che ramificandosi sostengono il tessuto della foglia? Chi ha formato i fiori dai molteplici colori e profumi? Chi fa produrre agli alberi migliaia di frutti d’aspetto e di gusto tanto diversi? Direte ancora che è il caso? Se dite che tutti questi vari organismi provengono da una cellula che si è sviluppata e a poco a poco ha prodotto le piante e gli animali, bisognerebbe sapere donde proviene questa cellula, chi le ha dato la potenza vitale per svilupparsi in forme così svariate. L’evoluzione è solo un’ipotesi e non un fatto. Nessuno l’ha constatata. Ciò che è un fatto, posto sotto i nostri occhi, è che piante e animali esistono e si riproducono sotto leggi costanti. Chi le ha dunque stabilite? Chi mantiene l’universo nel suo stato di stabilità? Sulla terra tutto parla d’una potenza e d’una sapienza che hanno disposto ogni cosa in vista dei bisogni dell’uomo. Che cosa concluderemo da questi fatti? Che c’è un Dio, un Dio personale e onnipotente, un’intelligenza suprema, un Creatore del mondo materiale e del mondo spirituale.

■ 6. Se Dio esiste, perché il male e la sofferenza?
L’ateo obietta: «Se c’è un Dio, dev’essere buono; se no, non sarebbe Dio. Come si spiega, dunque, se Egli esiste, che vi siano sulla terra tante sofferenze, tante ingiustizie, tanto male»? Questa obiezione presuppone, in colui che la fa, l’idea del bene e del male, di giustizia e d’ingiustizia, ma chi l’ha messa nella sua mente? Se si ammette che c’è una regola sovrana del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, chi l’ha stabilita? La risposta è questa e non potrebbe esservene un’altra: «E’ Colui che è il bene supremo e la giustizia suprema». Inoltre, se l’uomo, creatura di Dio, ha offeso il suo Creatore, se si è ribellato contro la sua autorità, se ha abbandonato la sua posizione di essere dipendente e si è separato da Colui che, per lui, è la sola fonte di felicità, c’è forse da stupirsi che, in conseguenza del suo errore, sia sottoposto ora al male e alla sofferenza? Questo infirma forse l’esistenza di Dio? E infine, se Dio, nella sua compassione infinita, dà all’uomo colpevole un mezzo per uscire dalla sua miseria e ritrovare la felicità, una felicità infinitamente superiore a quella che ha perduto, è forse colpa di Dio se l’uomo non l’accetta? Si potrà ancora fare dell’esistenza del male una prova contro l’esistenza di Dio?

■ 7. “Credo solo a quel che vedo”?
Altri increduli dicono: «Mostratemi Dio e crederò in Lui». Dio è spirito; Egli non è visibile agli occhi della carne: lo spirito solo può comprenderlo, quando si rivela. Non si è Egli rivelato nelle sue opere? L’abbiamo dimostrato. Ho io bisogno di vedere l’orologiaio per essere certo che l’orologio che porto al polso è stato fabbricato da lui? Dall’opera deduco l’esistenza dell’artefice senza aver bisogno di vederlo.

■ 8. Dio è venuto sulla terra
Ma Dio non ha dimostrato la sua esistenza solo colle sue opere. E’ venuto Egli stesso quaggiù in Cristo; Colui che ha fatto i mondi si è manifestato agli uomini. E se avete una mente per capire, un cuore per apprezzare moralmente le cose, riconoscerete che Dio è apparso sulla terra, e che il fatto della sua esistenza quaggiù per un tempo è tanto certo quanto il fatto che Alessandro Magno, Giulio Cesare o qualunque altro grande uomo sia esistito. E così come costoro hanno mostrato il loro genio con un’attività spesso crudele e sanguinaria. Dio si è fatto conoscere, uomo fra gli uomini, in tutta la sua potenza e la sua bontà. Il nome di Gesù fa sorridere l’incredulo che rélega Cristo e le sue opere nella regione dei miti, oppure, se riconosce che è esistito, lo stima un uomo come tutti gli altri. Ma in tal modo non fa che dimostrare la sua ignoranza, poichè l’esistenza di Cristo è un fatto tanto certo quanto l’esistenza degli uomini che governavano il mondo ai suoi tempi. L’autenticità dei racconti che ci narrano la sua storia non può essere messa in dubbio, e l’esistenza della Chiesa cristiana, poco dopo il tempo in cui Cristo è vissuto, è anche una prova che Cristo non è un mito. I vangeli ci parlano delle opere potenti che Egli faceva colla sua parola e che solo un potere soprannaturale poteva compiere, opere di grazia e di bontà. Essi ci presentano la sua vita pura e santa, degna di Dio, e ci riferiscono gli insegnamenti pieni di amore e di luce divina, di pace. di misericordia, di giustizia. Ce lo fanno vedere come Colui che rivela i segreti dei cuori, che giudica il male ma accoglie tutti gli uomini col cuore contrito ed afflitto, i peccatori pentiti ai quali, essendo Dio, può perdonare i peccati. Egli annunziava un Dio santo e giusto, ma anche un Dio d’amore che dà la pace quaggiù, che promette dopo questa vita una felicità perfetta, nel cielo, presso di Lui.

■ 9. Dio solo può soddisfare ai bisogno più profondi dell’uomo.
Prendano gli increduli i Vangeli, li leggano senza prevenzione, e una luce dall’alto illuminerà l’anima loro, obbligandoli a confessare che Dio c’è, e che si è rivelato in Cristo. Vi troveranno qualcuno che rivela i segreti dei cuori, i bisogni profondi dell’anima e che risponde ad essi; chi potrebbe essere fuorchè Dio?

Credete voi che, negando Dio, garantirete la felicità degli uomini? Senza Dio, senza Cristo, non c’è nè giustizia, nè consolazione, nè speranza. Il bisogno intenso e mai sazio di felicità, che è nel cuore dell’uomo, non prova forse che questo cuore è fatto per trovare quella felicità e per goderne? E chi può soddisfare a questo bisogno, a questo sospiro lanciato verso l’infinito? Dio solo, Dio che esiste.

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