LA VERA POVERTÀ

La povertà ci porta a cercare l’essenza della vita, senza preoccupazione di ciò che è esteriore; vivere la povertà secondo la logica dell’essere significa lasciare emergere le proprie qualità e talenti, crescere, occuparsi dell’altro, accoglierlo, favorirgli la vita, amarlo contro tutta la tentazione dell’egoismo e la ricerca di possesso. Essere povera allora, significa mettersi davanti la vita come dono e non come padrone e ciò esige una identità centralizzata sull’essenziale e che ha la sua radice nell’intimo. Il povero è colui che nulla possiede e niente si lascia possedere, e proprio per questo è capace di avere la propria vita nelle mani e di offrirla con gioia, capace di libertà e di camminare sapendo dove va, perché sa di essere posseduto dal Tutto, che è Dio. Inoltre si sazia di poco, materialmente parlando, ma è insaziabile nel donarsi.
La vera povertà libera l’uomo dall’infangarsinella seduzione del possedere e del potere; lo libera dalla schiavitù delle necessità e dei desideri,dall’ansietà dell’acquisire e dalla tirannia del consumismo. Il povero è comeGesù che andava e tornava, entrava e usciva: niente e nessuno lo prendeva, non manipolava né si lasciava manipolare.
Essere povero implica l’accettazione piena di sé e dei propri limiti, implica anche la disponibilità oblativa per mettersi a servizio degli altri. In una coscienza morale rigida,incapace di perdonarsi, di accettare le proprie ombre, di mettersi in ginocchio davanti a Dio, misericordia infinita, non c’è posto per la vera povertà.
La povertà vissuta come fiducia in Dio, ci libera dalla preoccupazione dell’opinione degli altri, dalla necessità di appoggiarci sull’avere; ci fa diventare disponibili al servizio, ad un rapporto semplice e umile con qualsiasi persona, non importa il ruolo che si esercita, l’età, la posizionesociale. Ogni persona è un fratello che dev’essere amato e servito. Inoltre, la povertà ci
aiuta a superare l’atteggiamento di superiorità che opprime, e fa generare la fraternità vera. La povertà ci apre all’ospitalità, ci rende capaci di fare spazio dentro di noi affinché l’altro entri e si senta accolto.
La povertà esige solidarietà che si traduce in condivisione, in disponibilità, in capacità di aprire nuovi orizzonti e in coraggio di assumerci dei rischi che ci liberano. Essere povero significa lasciarsi formare per la gratuità, per un rapporto nel quale non c’è spazio per il possesso e ildominio dell’altro. Non esiste povertà senza amore.
La povertà è la vera ricchezza, custodisce e genera l’umiltà, è la fonte di gioia spirituale; la povertà libera dai desideri che legano l’uomo alle cose.
C’è una storia molto bella da leggere e che ci porta a meditare.
Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse che significa essere povero, gli fece passare una giornata con una famiglia di contadini
Il bambino passò 3 giorni e 3 notti nei campi.
Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese:
– Che mi dici della tua esperienza ?
– Bene – rispose il bambino….
Hai appreso qualcosa ? Insistette il padre
1 – Che abbiamo un cane e loro ne hanno quattro.
2 – Che abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al giardino. Loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre belle cose.
3- Che abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino ma loro hanno le stelle e la luna per illuminarli.
4 – Che il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte.
5 – Che noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano.
6 – Che noi ascoltiamo CD… Loro ascoltano una sinfonia continua di pappagalli, grilli e altri animali…
…tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra.
7 – Che noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento
8 – Che noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con allarme… Loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei loro vicini.
9 – Che noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro famiglie.
Il padre rimane molto impressionato dai sentimenti del figlio. Alla fine il figlio conclude
– Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri.
La vera povertà è anche la negazione di opportunità e scelte essenziali per lo sviluppo umano, quali condurre una vita sana, creativa, godere di decoro, autostima, rispetto degli altri e delle cose cui le persone attribuiscono valore nella vita. La nostra povertà sta proprio in questo.
Povertà di spirito, di iniziativa, di adattamento, di disponibilità, di solidarietà, mancanza di amore verso il prossimo. Uno non è ciò che ha, ma ciò che dà. Chi ha nulla, dà se stesso ed è se stesso. Dio è Dio perché dà tutto; anzi, dà Sè stesso.
L’economia del dono è la ricchezza di Dio. L’economia del possesso invece divide le persone, suscitando invidie e lotte. Non la povertà, ma la brama di avere di più, sottraendo ad altri, produce la miseria, con fame per i poveri e insaziabilità per i ricchi. Perché l’uomo è fame di amore, non di cose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *