QUESTIONE DI VITA

Si dice che “l’abito non fa il monaco”, che “l’importante non è la forma ma la sostanza”, ma quest’ultimo è accompagnato inevitabilmente dalla vergogna di farsi riconoscere per ciò che si è. E si deve essere convinti che forma e sostanza, vanno insieme…non c’è scampo.
Sembra che il successo di questa superficiale corrente di pensiero venga misurato sulla quantità di persone che parlano di legalità invece che sulla quantità di persone che la praticano.
La nostra società ha rinunciato ad insegnare e ad educare. Sembra che non abbia più bisogno di genitori, di maestri, di tutori dell’ordine, di pastori che incarnino l’autorità e trasmettano un sapere. Ha bisogno soltanto di “amici” con cui scambiare quattro chiacchiere.
Col tempo questa superficialità e negligenza porta alla negazione della più grande evidenza insegnata per duemila anni dal cristianesimo: l’uomo è ferito dal peccato. L’uomo non nasce buono per natura, nasce malato. Ha una certa importanza il fatto che la storia umana cominci con un peccato e con l’espiazione di questo peccato grazie al sacrificio di Cristo Gesù.
Per riaccendere la fiammella divina che brilla nel cuore di ciascun uomo, servono padri e madri che non facciano gli “amici”. Servono maestri che non facciano gli “amici”, ma facciano i maestri. Servono i pastori che non facciano gli “amici”, ma facciano i pastori. Servono uomini capaci di mostrare mète faticose e impervie. Servono uomini che non temano di perdere consenso se chiedono sacrificio. Servono uomini capaci di sacrificarsi. Servono i santi, come il Santo.
Non servono intellettuali che mostrino quanto sia interessante parlare dell’onestà: servono persone oneste. In un mondo dove impera il mito del “tutto subito e senza fatica”, non servono intellettuali che tuonino contro il consumismo: servono uomini capaci di rinunciare a ogni cosa, che vivono senza alcun affanno. In un mondo che ha dimenticato Dio, non servono teologi incupiti sull’ennesima interpretazione di un versetto: serve gente che prega. Così davanti alla scelta tra l’intellettuale che parla di onestà e la persona onesta, i giovani sceglieranno la persona onesta che parla di onestà perché mostra forma e sostanza.
Se viene meno la posizione e l’autorità che gli è stata assegnata da Dio a causa del buonismo e della compassione umana ciò comporta la mancanza di usare i mezzi dell’insegnamento, dell’educazione e del castigo.
Sin da bambini si è portati ad avere qualche difficoltà, e hanno in sé problemi che sono nati con l’esistenza, e il maestro e il genitore così qualche volta anche un maestro ideale può avere la necessità di punire un bambino per migliorarlo, per farlo diventare più cosciente. Il senso di questo castigo è dunque quello di migliorare l’uomo, di farlo diventare più consapevole e di fargli prendere coscienza del bene e del male, liberandolo dai propri preconcetti e portarlo a mettere in dubbio le proprie vedute e convinzioni. Quando ci sentiamo costretti a dare una punizione, possiamo quindi ricevere tutto questo come un impulso a farci sempre pensare: un castigo non va dato per punire; lo dovremmo dare per migliorare l’uomo, per farlo diventare consapevole, per dargli coscienza del suo essere e di tutto il mondo. Se diamo il castigo in questo modo, esso sarà benefico.
Vi porto un esempio di genitori “amici” che portano i loro figli alla rovina. In una prima classe c’erano due ragazzi un pò turbolenti, ed i genitori di questi due ragazzi dissero all’insegnante: “Noi non diamo mai castighi, lasciamo fare ai bambini quello che vogliono, è questo il metodo più adatto per educare i bambini, così non avranno complessi, non avranno paura della vita, non faranno cose disdicevoli quando saranno grandi. Vedrete, quando arriveranno nell’età della pubertà saranno ragazzi molto buoni”. L’esperienza, senza alcun dubbio, affermava il contrario. Il maestro di classe disse a quei genitori che questo non era un buon metodo, che i bambini hanno la necessità di essere educati qualche volta anche attraverso il castigo, e che non può avere un effetto positivo lasciar fare loro tutto quello che vogliono. Quei genitori non si lasciarono convincere e la successiva esperienza ha dimostrato che, arrivata la classe all’età di tredici, quattordici anni, quei due ragazzi erano i più difficili, i più infelici, i più ribelli, non erano mai contenti e non riuscivano nemmeno a trovare il contatto con gli altri, con i maestri, e non volevano mai lavorare: si era ottenuto il contrario di ciò che i genitori avevano immaginato.
Noi vediamo che, nella vita, ogni uomo qualche volta viene punito, non tanto dal poliziotto o dal tribunale o da un impiegato dello stato, ma viene punito dalla vita stessa, da Dio; a noi adulti è la vita che Dio dona quella che dà i giusti castighi. Per esempio possiamo fare quest’esperienza: per vent’anni non vediamo più un amico, perché è andato in America o in un altro continente. Poi lo incontriamo di nuovo e vediamo che è maturato, è diventato un altro uomo; non soltanto i suoi capelli sono più grigi, non solo ci sono le rughe e tutto quanto può testimoniare esteriormente che lui è diventato più vecchio, ma possiamo anche constatare che mentre prima era, ad esempio, un uomo facile ad arrabbiarsi, o molto geloso od orgoglioso, o con un qualunque altro difetto umano, oggi lui lo ha completamente superato: oggi è diventato un uomo completamente diverso. Questa è una bella esperienza. Se diciamo a quest’uomo che lo sentiamo cambiato, maturo, e gli chiediamo come tutto questo sia avvenuto, egli non ci dirà: “attraverso le esperienze belle della mia vita” , dirà piuttosto: “mediante le sofferenze,le prove, le difficoltà e le perdite; tutto questo mi fa fatto maturare: non le esperienze gioiose, ma molto di più le cose che mi hanno fatto piangere, dure e pesanti. Mediante queste sofferenze sono cresciuto nella mia anima e vivo la vera vita”.
Possiamo quindi vedere in questo un elemento di purificazione, di crescita.
Il bambino, fino ai quattordici anni, ed in un certo senso anche dopo, ha la necessità di vedere nel maestro, o nell’adulto, come un essere superiore e non un “amico”: egli non è ancora capace di guidare sé stesso, la sua vita, di fare le cose giuste, è ancora bisognoso di avere una giuda umana. Quello che per gli adulti è disciplina da parte di Dio, quello lo sono gli adulti per il bambino: i genitori, i maestri o gli altri adulti che sono intorno a lui; ogni adulto dovrebbe sentire, quando è davanti ad un bambino: agire così come il Dio agisce sull’adulto. Il bambino si aspetta questo, sa, e ha fiducia che gli adulti sono i maestri che lo conducono nella vita, gli fanno capire qual è il cammino giusto per lui, come deve portare avanti la sua vita, indicandogli la via. Per questo la più grande delusione che può avere un bambino nell’infanzia è quella di sapere che un adulto non vive questo dovere, non agisce nel modo adatto, così come invece agisce il Dio nella vita degli adulti.
L’adulto è una guida, che indica una giusta strada mediante l’amore, mediante tutte le cose che insegna, in certi casi anche mediante il castigo. Questo significa, fra le altre cose, che non dovremmo mai dare un castigo per e con rabbia che non può migliorare il bambino, mentre avrà un effetto positivo solo il castigo dato per farlo crescere.
Quando Dio punisce, castiga e disciplina l’uomo, dobbiamo capire dal timbro della Sua voce che lo fa non soltanto con l’ira divina, ma anche con amore.

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