RIBELLIONE E MOMORRAZIONE

Alla ribellione contro Dio, si aggiunge la mormorazione fatta nel segreto delle tende: “Dio ci odia” La mormorazione è sovvertire la verità. La paura porta alla disobbedienza, la disobbedienza è la manifestazione del proprio orgoglioso senso di autosufficienza (io so cosa è giusto fare), il quale viene giustificato con un ragionamento distorto e distorcente: “Dio ci odia”. Qui c’è la dimostrazione di come l’atteggiamento del popolo denota la mancanza di fede e di fiducia. La fiducia si alimenta con il vincere la paura, ma la paura crea i fantasmi, ingigantisce i problemi.
Dio rassicura Israele invitandolo a ricordare, cioè a ritornare al cuore, per rientrare in sé stesso e riconoscere il cammino della salvezza, la sua origine.
Gli adulti saranno esclusi dalla Terra Promessa, i bambini ne prenderanno il possesso. Il cammino nel deserto è educativo perché è selettivo. Rivela chi crede di essere adulto nella fede senza esserlo, chi ripone certezze in sé stesso. Egli non entrerà nella terra promessa perché si è illuso di
non dover imparare alcuna cosa dalla storia. Questi adulti credono di essere tali e di avere la presunzione di dettare legge a Dio suggerendoGli che cosa è giusto e che cosa non lo è, di indicare a Dio qual è la strada giusta e quella che non lo è. Il cammino educativo dell’esodo trova la sua piena luce in quello che Gesù compie con i Suoi discepoli verso Gerusalemme. Come Dio indica la necessità di passare attraverso le montagne degli Amorrei per entrare nella Terra Promessa, così Gesù indica la via della croce per raggiungere la vita. Anche Gesù non trova accoglienza. Pietro credeva di essere adulto, sicuro di interpretare i sentimenti di tutti gli apostoli, si ribella al progetto di questo itinerario. Pietro, forte del consenso degli altri si veste di autorità e confidenza tale da opporsi chiaramente a Gesù. Israele e gli apostoli presumono di essere già maturi per lasciarsi ancora guidare; credono di poter fare da soli e così essere liberi e vivere la loro adultità. Proprio perché ci si crede ormai adulti e liberi ci si può permettersi di dire a Dio: “No, grazie”, “La strada me la scelgo io”. Questi adulti non entreranno, perché sono vittima di sé stessi, del proprio orgoglio, che li porta diritti e con le loro stesse gambe nel deserto. Il deserto è anche la conseguenza di una scelta nella linea dell’autonomia da Dio.
Come se non bastasse, Israele per dimostrare il proprio pentimento si mostra più obbediente a quanto il Signore aveva detto: “saliremo, combatteremo come il Signore nostro Dio ci ha ordinato”, ma Dio dice: “Non sei tu a decidere. Non salire e non combattere, perché un’altra strada devi percorrere”. La presunzione è talmente sottile, che è ammantata addirittura di atteggiamento penitente. È una falsa obbedienza perchè la presunta fede si rivela come fede presuntuosa, orgogliosa. L’obbedienza è solo apparente perché essi spacciano per obbedienza il suo contrario perché si sta per fare l’opposto di quello che Dio ha chiesto. Questo è il risultato del fatto che in realtà non si ascolta Dio, ma il proprio io.
A questo punto nascerebbe spontanea la domanda: Dio rinnega se stesso, Dio si rimangia la parola, la promessa? La terra promessa sarà ereditata dai “vostri bambini”.
“i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, sono quelli che vi entreranno; a loro darò il paese e saranno essi che lo possederanno” (Deuteronomio 1:39)
L’immagine dei bimbi richiama
una nuova generazione, passata attraverso la prova, che incapace di fare calcoli personale si affida dolcemente alla madre che lo porta in braccio.
Il deserto, allora, diventa il luogo che rivela la strutturale fragilità dell’uomo.
Qual è questa caratteristica naturale? È l’assoluta dipendenza di un fanciullo. Un neonato, un piccolo fanciullo nulla può fare da solo: non può nutrirsi, dissetarsi, vestirsi, pulirsi, curarsi se è ammalato, ed è totalmente indifeso di fronte alla vita e dipende assolutamente, in tutto e per tutto, da papà e mamma o da qualcun altro che lo possa aiutare ed accudire.

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