“Stà quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre” (Luca 11:35)

Una vita cristiana basata sull’essere è una sfida più grande ma anche più esaltante di una vita cristiana imperniata sul fare.
In molti casi la vita cristiana è solo un movimento esteriore, di efficienza tecnica, non di sostanza; non è lo spirito del cristianesimo che si espande, bensì, avendo già il cuore nella penombra, è l’oscurità ad entrare sotto forma di ambigui compromessi. Importiamo/esportiamo l’ambiguità dello spiritismo moderno.
I presunti cristiani hanno diviso la Chiesa di Gesù in tante chiese, piccole e grandi. Hanno dato grande impulso a questi pezzi isolati, dando l’illusione di una propria giusta verità. Le chiese allora si sono differenziate cercando una propria autonomia dottrinale facendosi ingiusti giudici. (Dio non ha lasciato la Parola per le dottrine, che sono create solo dagli uomini, ma per farsi conoscere) Condanniamo a grandi gesti e frasi i farisei, ma poi viviamo e facciamo come loro, decretiamo che è sacro, intoccabile, inviolabile, questo o quello e condanniamo altri cristiani, manifestando in piena luce lo spirito di divisione e di contese. La Parola viene come uno strumento di disprezzo, d’ipocrisia e di giudizio. Si sono formate così tantissime denominazioni che sono, tra l’altro, già condannate. Sono sempre più in evidenza i difetti presenti nell’uomo, nel cristiano, come il volersi sentire più bravi degli altri, l’eccessivo zelo che maschera la ricerca del potere, della ricchezza, del proprio io.
Con questi presupposti non cè da stupirsi se le chiese frantumate si siano messe a far guerra tra loro osservando elementi dottrinali. periferici e non testimoniando più l’amore di Dio, che è la base di ogni legge.
Quindi si vive nell’illusione di essere tutto, di sapere tutto e di poter fare tutto, ma queste persone si ritrovano ristrette in una superbia spirituale e mentale.
La donna samaritana chiese a Gesù dove adorare: “La donna gli disse: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare”. Gesù le disse: “Donna, credimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità” (Giovanni 4:19-24)
La spiritualità di Gesù va al di là di un’adorazione che si collega al luogo. Senza denigrare i luoghi di adorazione e la loro ragione di esistere, il più bel tempio alla gloria di Dio si trova in noi, siamo noi stessi. Gesù lo indicò alla samaritana: non è adorare a Gerusalemme, in un locale, in una denominazione o sul monte Garizim. È adorare Dio in Spirito e Verità.
Gesù ha sempre sottoposto la legge al principio dell’amore. Per questo gli piaceva ricordare un episodio, un fatto di cronaca del tempo del re Davide. Un giorno, Davide ed i suoi uomini, affamati, mangiarono dei pani consacrati del tempio che , normalmente, soltanto i sacerdoti erano autorizzati a mangiare! Si trattava, semplicemente di un sacrilegio! Ma Gesù raccontava l’episodio facendo vedere che Davide si era comportato molto bene. Quando il benessere dell’uomo è in pericolo, il precetto deve piegarsi. La legge dunque è sottomessa al principio di vita e di amore.
Vi sono dei momenti in cui la vita dell’uomo è da preferire alla stretta osservanza fariseaica di una legge. Secondo Gesù, la legge non deve essere osservata come legge, deve essere seguita perché serve l’amore e quando serve l’amore! Egli non mette la legge fuori gioco, la riconduce al proposito originale di Dio.

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