IL QUASI CRISTIANO

Il quasi cristiano è una persona divisa tra due opinioni; vacilla tra Cristo e il mondo; vorrebbe riconciliare Dio e Mammona, la luce e l’oscurità, Cristo e Belial. Costui prega: “Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo”, ma nonostante ciò la sua ubbidienza è solo parziale; egli accarezza la speranza che Dio non sarà tanto severo da ricordare tutte le sue mancanze volontarie. Principalmente, si tratta di una persona che dipende molto dalle pratiche esteriori, e sulla base di esse reputa sé stesso giusto, disprezzando gli altri, nonostante egli sia estraneo alla vita divina. In breve, è attaccato alla forma, va avanti anno dopo anno, seguendo le abitudini e i riti religiosi, e, come le vacche magre del sogno del Faraone, stanno sempre peggio e non meglio. Se considerate questa persona rispetto ai suoi vicini, riconoscerete che si tratta di una persona che osserva la giustizia in tutto; ma ciò non procede dall’amore per il prossimo, ma solo da un principio di amor proprio: egli sa che la disonestà può rovinare la sua reputazione, e di conseguenza i favori che riceve nel mondo. Per carattere non apprezza la smoderatezza e per timore evita di fare cose sconvenienti che possano danneggiare i propri affari materiali.
Oggigiorno molti, sia giovani che anziani, vengono correndo per adorare il loro Dio in pubblico, e si inginocchiano davanti a Lui in privato, ma quando comprendono che devono rinunciare a godere delle ricchezze, e che devono abbandonare tutte le cose cui sono affezionati, gridano: “Signore perdonami in questa cosa”. L’amore per i piaceri non è un motivo meno comune o meno fatale per cui molti sono nient’altro che quasi cristiani. Migliaia, decine di migliaia sono coloro che disprezzano le ricchezze e vorrebbero volontariamente essere dei veri discepoli di Gesù Cristo, se abbandonare i propri averi li rendesse tali; ma quando viene loro ricordato le parole di Gesù Cristo: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso” (Matteo 16:24), essi se ne vanno dolenti, perché hanno un amore troppo grande per i piaceri dei sensi. Parlategli della necessità della mortificazione, e sarà per loro difficile come se aveste detto loro “tagliati la mano destra, o cavati l’occhio destro”. Essi non concepiscono che Gesù possa chiederci tanto: “Fate dunque morire le vostre membra che sono sulla terra” (Colossesi 3:5).
A questo punto si presentano nel tempo alcuni uomini che vorrebbero reputarsi più saggi di Gesù Cristo e illustrare quella che loro falsamente credono essere la via più facile per raggiungere la gioia. Vorrebbero adulare facendo credere di poter essere cristiani senza rinunciare ai nostri appetiti sensuali, ed entrare per la porta stretta senza combattere contro le nostre inclinazioni carnali. E questo è un altro motivo per cui così tante persone sono solo quasi, ma non del tutto, cristiani.
L’uomo naturale esprime il suo amore con dichiarazioni e proteste di fedeltà, ma di quale amore sia capace la vera personalità dell’individuo lo si scopre solo quando questa è sottoposta all’impatto della domanda e dell’affermazione precisa di Gesù. Pietro amava Gesù come l’uomo naturale può amare un uomo buono, con un amore cioè che segue il temperamento dell’individuo e può arrivare ad essere davvero profondo, ma non tocca mai il centro della personalità. Il vero amore non fa professione di sé. Fino a che non abbiamo perso ogni illusione su noi stessi, la parola di Dio non penetra in noi; ma quando essa ci colpisce, ferisce più di quello che possa fare un peccato, perché il peccato intorpidisce la sensibilità. La domanda di Gesù: “Mi ami tu?”, acuisce invece la sensibilità fino a che la sofferenza dataci da Gesù diventa perfetta, perché non colpisce solo l’io naturale, ma anche i più profondi recessi della personalità. La parola di Dio penetra fino ad arrivare al punto di divisione tra anima e spirito, e non lascia in vita alcuna illusione. Quando Gesù rivolge la Sua domanda, non è possibile rifugiarci nei o cercare le vie traverse dei sentimentalismo, e nel dire: “Per avere prova del mio amore, guarda questo, guarda quello”.
Deve accadere che Gesù ci metta con le spalle al muro e ci faccia soffrire con delle domande e affermazioni alle quali non potremo sfuggire. Quando ci si accorge che la strada è più stretta o più lunga di quanto si aspettava, a causa dell’indole instabile ci si ferma per sempre, e così “il cane è tornato al suo vomito, e: la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango” (2 Pietro 2:22).
I quasi cristiani sono come alberi piantati in riva a un fiume, sono cresciuti e sono fioriti per un periodo; ma non avendo radici in sé, non possedendo un principio di santità e carità, presto si sono seccati e avvizziti. Le loro buone intenzioni assomigliano troppo ai movimenti violenti di un animale che viene ammazzato; sebbene impetuosi, hanno breve durata.
Un quasi cristiano è una delle creature più dannose del mondo; è un lupo vestito da agnello; è uno di quelli che cercano di persuadere le persone che la via per il cielo è più larga di quanto è in realtà; e dunque, come è stato osservato prima, “non vi entrano loro, né lasciano entrare quelli che cercano di entrare” (Matteo 23:13). Questi, questi sono gli uomini che corrompono il mondo con uno spirito laodiceano di tiepidezza, che accendono false luci, facendo naufragare le anime ignare che sono in cammino verso la mèta. Essi sono dinanzi alla croce di Cristo dei nemici peggiori degli infedeli: poiché gli increduli sono ben conosciuti; ma un quasi Cristiano, con subdola ipocrisia, attrae molti a sé.

2 Responses to IL QUASI CRISTIANO

  1. patrizia gambacorta ha detto:

    Grazie per aver scelto prima di me la vita in Cristo e di portare la Sua Parola perchè il vostro ” si Signore,” è diventato il mio “si Signore” e quello di altre pecorelle smarrite che finalmente hanno trovato il Pastore.
    Grazie per le riflessioni che leggo sempre attentamente. Un abbraccio a voi cari fratelli. Pace. Patrizia (Francia)

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