LA VERA GIUSTIFICAZIONE

Il pericolo che si corre è di porre l’accento sull’effetto invece che sulla causa e di dire: “Per la mia ubbidienza, per la mia consacrazione mi sono posto nella giusta posizione davanti a Dio”. No. Si è posti in una giusta posizione davanti a Dio perché prima che ciò avvenisse, Cristo è morto. Quando mi rivolgo a Dio e con fede accetto quello che Egli mi rivela di dover accettare, il fatto prodigioso dell’espiazione di Gesù Cristo irrompe in me e mi pone nella giusta relazione con Dio e, per il miracolo soprannaturale della grazia di Dio, sono giustificato; non lo sono perché mi dispiaccio dei miei peccati, non perché sono pentito, ma per l’opera che Gesù ha compiuta. Chi ci dà la certezza incrollabile della giustificazione e della santificazione è Dio stesso.
Secondo un concetto che va diffondendosi oggi, Gesù è morto per i nostri peccati mosso da compassione per noi. Ma Egli non portò i nostri peccati per compassione di noi, ma per identificarsi con essi. Egli è stato fatto peccato; i nostri peccati sono tolti per la morte di Gesù, morte che trova spiegazione nella Sua ubbidienza al Padre e non nella compassione per noi. Siamo resi accetti a Dio unicamente per la morte di Gesù, e non perché abbiamo ubbidito o abbiamo promesso di redimerci dai nostri errori.
Non basare mai la tua predicazione sul concetto che Dio è nostro Padre e ci perdonerà perché ci ama. Dio perdona il peccato, ma può perdonarlo perché c’è stata la morte di Gesù. Qualunque cosa che rimpicciolisca o faccia dimenticare la santità di Dio servendosi di un falso concetto del Suo amore, non corrisponde alla rivelazione che di Lui Gesù Cristo ci ha data. Non permettere mai che si faccia strada in te il pensiero che Gesù stia dalla nostra parte e contro Dio, per pietà e compassione di noi, e che Egli sia divenuto maledizione per noi in uno spirito di compatimento, di partecipazione alla nostra maledizione; Egli divenne maledizione per noi per decreto divino.
Il cristiano non dice: “Ho deciso di imitare Gesù Cristo”, o “Mi sforzerò di seguirLo”, ma “Io sono stato identificato con Lui nella Sua morte”. A questo punto, la forza motrice, l’inclinazione che dirige le mie azioni, è radicalmente cambiata.
La sostituzione ha due aspetti: primo, “Lui che non conobbe peccato, Dio Lo ha fatto essere peccato”, e secondo “affinché noi diventassimo giustizia di Dio in Lui”. Cristo e la Sua opera non possono essere per me se io non sono ben deciso a volere che Cristo sia formato in me.
“Se uno vuol venire dietro a Me, rinunzi a sé stesso”. Qui la rinunzia consiste nell’abbandono di me stesso a Gesù, nella rinunzia del mio io che ha al suo centro il riposo di Cristo. Non abbiamo più bisogno di soppesare le nostre azioni o di fare congetture sul loro risultato; non dobbiamo più preoccuparci per le circostanze in cui ci troviamo: Gesù basta.

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