SI PUÒ VIVERE SENZA DENARO?

Cosa risponderebbe un cristiano oggi?
Spesso pensiamo che le benedizioni materiali che Dio, per grazia, ci elargisce sono per vivere meglio; questo è diventato lo scopo principale del cristiano. Ma è una vita sprecata il vivere solo per godere delle benedizioni materiali, per saziarci e ingrassarci e vivere in delizie; non ha alcun senso, e si vive solo per sé stessi.
La ricerca del cristiano contemporaneo si è spostata sui beni che Dio elargisce e provvede, non più sulle realtà spirituali. Distogliendo lo sguardo da Cristo Gesù, come conseguenza, si alimentano i desideri carnali, cominciando a manifestare i frutti della carne; la gioia del cristiano non dipende più da Dio ma dai beni materiali. La mèta non è Dio. Comincia ad essere preso dalla cupidigia di denaro e di tanti beni materiali, cominciando a chiederle a Dio con ossessione e pretese, perché non sarà più Dio che soddisferà la tua vita, ma il cibo, la bevanda, il guadagno; desidererà e chiederà con insistenza nuovo cibo perdendo il controllo di sé stesso.
Senza rendersi conto che mangierà, ma senza saziarsi; berrà, ma senza soddisfare la sete; il salario che si guadagnerà lo metterà in una borsa bucata. Continuerà ad essere oppresso, schiacciato dal diritto di avere, si lamenterà versando lacrime sul proprio letto, e si radunerà ansioso per il grano e il vino. Il vino e il mosto che tolgono il senno e che deludono continuamente.
Ecco, di nuovo schiavi! Di nuovo privi della vera libertà che è il dipendere da Dio, di nuovo dominati e oppressi da catene della carnalità e dai smodati desideri, e di nuovo umiliati e danneggiati dalla propria iniquità. La radice sarà secca e non farà più alcun frutto.
Il cristiano contemporaneo è affannosamente contaminato dall’affarismo, dai beni di ogni genere, dai desideri terreni e dai sogni terreni (sia uno che l’altro sono puramente egoistici, per i propri vantaggi, perché si pensa ad essere utili qui sulla terra, a voler farsi un nome, a occupare un posto importante a tutti i costi, e sappi che Dio non sà che farsene di coloro che hanno questi ideali), e dal raggiungere vari obbiettivi che si prefissa ogni giorno.
Quanto dipendiamo dal denaro, quanta ansia (che è l’ombra della paura; paura di non avere qualcosa, paura di perdere qualcosa), quanta preoccupazione mette in noi.
Dalla nostra bocca escono i soldi, parlando sempre di lavoro, di problemi per mancanza di denaro, di sogni e progetti personali, anziché parlare di cose spirituali, onorevoli, pure, un parlare che conferisce grazia a chi ascolta.
Eppure diciamo spesso di dipendere dal Signore. Purtroppo per noi, i fatti parlano più delle parole.
Nel cristiano contemporaneo, che è il tempio di Dio, sono presenti una serie di espedienti che servono solamente a far soldi. Quindi nel nostro tempio c’è questa forma di mercato. E ci sono molti che hanno la tentazione di fare delle cose sacre un mezzo per arricchirsi, facendo in modo che le opere di Dio raggiungano il successo per il nostro tramite, e esaltando il servizio cristiano con l’essere sempre indaffarati nel fare tante cose. Tutto questo si può racchiudere in una sola parola: idolo. Non esiste alcuna grazia a buon mercato. Nessuno si illuda.
La pazienza di Dio non durerà per sempre, il tempo della grazia verrà al fine; non sappiamo quando, ma verrà. Puoi tu permetterti di rimandare la fine? Questo dovrebbe farci riflettere e far esaminare bene la nostra vita.
Il cristiano è anche rappresentato come il fico. Avrà delle bellissime foglie, che suonano al soffiar del vento ma…c’è il frutto? Gesù non si fida dell’apparenza e non la vuole, ciò che Gli importa è il frutto. Il frutto è proprio la preghiera, ossia l’avere una stretta relazione con il Padre. Le foglie indicano che nominiamo Dio e Gesù Cristo ma senza avere nessun rapporto personale e senza conoscerLo veramente; il frutto è la presenza di Dio nella nostra vita.
Ha foglie della professione esteriore, ma nessun frutto, e la mancanza del frutto può indicare che non si è realmente realizzato la salvezza. Questo è segno di irriverenza, fondamentalmente, nei confronti di Dio e nei confronti del tempio. Tu, fico, puoi essere condannato per non aver prodotto ciò che il tuo aspetto promette con tanto di fogliame. Questo è un monito per l’assenza di frutti spirituali, ed indica la presenza dell’ipocrisia e della sterilità spirituale. Chi professa di dimorare in Cristo, per forza, porterà dei frutti, altrimenti è tutto falso.
Siate come gli uccelli del cielo e i gli esseri viventi del mare che sperano nel loro Creatore, e la speranza non è intesa come “chissà se…”, ma come certezza che Dio adempie sempre le Sue promesse e che ha sempre cura delle Sue creature.
Ma molti persistono nel tenersi alla larga da Gesù, per timore che seguirLo, perché esso comporta una perdita economica o personale. Per salvare i propri beni perdono la propria anima; sono più preoccupati per i beni che per l’anima.
È bello avere fede solo quando ci fa comodo e quando si ritiene opportuno averla. O la fede in Dio è completa o la fede è riposta in qualcos’altro. Se hai paura di perdere e di rinunciare, non hai fede in Dio.
Si può vivere senza soldi? Il cristiano contemporaneo risponderebbe con un secco “No!”. Quindi, si può vivere senza Dio.

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