LA NATURA UMANA E LA GRAZIA DI DIO

La grazia non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò si deve buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se si vuole che questa sia infusa in sé. Il cristiano effonde la sua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d’animo e purezza di coscienza. Non si può attendere Dio, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere.
L’uomo che prende la decisione di essere cristiano in risposta alla chiamata di Gesù Cristo comincia con coraggio a mettere la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la sua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a sé stesso e a tutto ciò che è suo utile materiale. Da questo vizio, dall’amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità.
Occorre tenere l’animo sgombro da ogni conforto temporale. Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall’attaccamento per alcuna cosa. La natura umana, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l’uomo materiale non conosce la libertà dell’uomo interiore.
Il principio di ogni attaccamento alle cose esteriori e sensibili è l’amor proprio: pianta maligna e mortifera che è necessario sradicare da noi.
Con le loro parole e le loro azioni, tendono a qualcosa di buono; ma, appunto per una falsa apparenza del bene, molti sono ingannati. La natura umana è scaltra, trascina, seduce, inganna e mira sempre a sé stessa. La natura umana non vuole morire, non vuole essere soffocata e vinta, non vuole essere schiacciata, sopraffatta o sottomessa, né mettersi da sé sotto il giogo. La grazia, invece, tende alla mortificazione, combatte la sensualità, tende alla sottomissione; non vuole avere una sua libertà, preferisce essere tenuta sotto disciplina; vuole sempre vivere restando sottoposta a Dio.
La natura umana guarda alle cose di questo tempo; gioisce dei guadagni e si rattrista delle perdite di quaggiù; si adira per una piccola parola offensiva. La grazia, invece, non sta attaccata all’oggi, ma guarda all’eternità; non si agita per la perdita di cose materiali; non si inasprisce per una parola un pò brusca. La natura umana tende alle al proprio corpo, alla vanità e alle chiacchiere. La grazia, invece, si volge a Dio e alle virtù; fugge il mondo, ha in orrore i desideri della carne, frena il desiderio di andare di qua e di là.
La natura umana tutto fa per il proprio guadagno e il proprio vantaggio; nulla può fare senza ricevere nulla; per ogni favore spera di conseguirne uno uguale o più grande, oppure di riceverne lodi e approvazioni; desidera ardentemente che i suoi gesti e i suoi doni siano molto apprezzati. La grazia, invece, nulla cerca che sia passeggero e non chiede, come ricompensa, altro premio che Dio soltanto. La natura umana, di qualcosa che manchi o che dia noia, subito si lamenta. La grazia sopporta con fermezza ogni privazione.
La natura umana riferisce tutto a sé; lotta per sé, discute per sé. La grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio, da cui provengono come dalla loro origine; nulla di buono attribuisce a sé stessa, non presume di sé con superbia; non contende, non pone l’opinione propria avanti alle altre; anzi si sottomette, in ogni suo pensiero, all’eterna sapienza e al giudizio di Dio.
La grazia innalza l’uomo dalle cose terrestri all’amore del cielo e lo trasforma da carnale in spirituale. Quanto più si tiene in freno e si vince la natura, tanto maggior grazia viene infusa in noi; così, per mezzo di continue e nuove manifestazioni divine, l’uomo interiore si trasforma secondo l’immagine di Dio.
L’uomo nuovo e l’uomo vecchio; lo spirito e la carne; il primo e il secondo Adamo; la carità e la cupidigia; tutto è racchiuso dal pio autore sotto i nomi della grazia e della natura umana formando di queste condizioni come due persone distinte e di caratteri opposti per farcene meglio comprendere le qualità.
Così si attribuisce alla natura ed alla grazia i vari movimenti che si sogliono produrre nell’uomo, dicendo che l’una è scaltra, ingannatrice, impaziente, altera, avara, oziosa, vana e piena di sé, mentre l’altra è semplice, umile, povera, mortificata, caritatevole, laboriosa e fedele a Dio.
Dio non instaura le virtù umane, ma rifà tutto l’uomo interiormente. Solo se conduciamo ogni momento della vita del nostro corpo ad essere in armonia con la nuova vita che Dio ha messa in noi, Egli manifesterà in noi le virtù che caratterizzano Gesù Cristo.
Via via che Dio comincia ad essere soddisfatto di noi, impoverendoci nel campo delle ricchezze fittizie, fino a che non impariamo che tutte le nostre fonti attive sono in Lui. Se la Sua maestà, la Sua grazia, la Sua potenza non si manifestano in noi praticamente (e non solo, passivamente, nel nostro conscio), Dio ce ne ritiene responsabili. Permetto che la mia vita naturale sia trasformata dalla vita del Figlio di Dio in me? Il proposito ultimo di Dio è che il Suo Figliuolo possa essere manifestato nella mia carne mortale.
“Quando diciamo: “Non posso”, “È difficile”, con queste due parole pronunciamo una bugia fra le peggiori che esistano.
Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo diventarlo con mezzi soprannaturali; non lo saremo mai fino a che cercheremo di esserlo con i nostri sforzi. “Sono Io che ho scelto voi”. Così comincia a operare la grazia di Dio: ci investe una forza irresistibile alla quale non possiamo sottrarci, che possiamo disubbedire, ma non potremo mai generare.
Fintanto che siamo ricchi o che possediamo qualche cosa nel campo dell’orgoglio o dell’indipendenza, Dio non può agire a nostro riguardo.

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