IL LINGUAGGIO DELLE CIRCOSTANZE

Gesù non ci costringe mai all’ubbidienza. La nostra ubbidienza deve scaturire da un’unità di spirito con Lui. Ecco perché Gesù parlando di discepolato, cominciava con un SE, come se volesse intendere: Questo che dico ti riguarda solo se tu lo vuoi. “Se uno vuole essere Mio discepolo, rinunzi a sé stesso”, lasci a Me tutti i suoi diritti su sé stesso. Gesù non mi dà delle regole da seguire, ma mi pone davanti con assoluta chiarezza il Suo livello di vita, e se la mia relazione con Lui è una relazione di amore, Lo ascolterò senza esitazione di sorta. Se vacillo nel farlo, questo significa che Egli ha un rivale, e cioè che amo me stesso più di quel che ami Lui. Gesù Cristo non mi aiuterà ad ubbidire, perché sono io che devo ubbidirGli, e ubbidendoGli compio il mio destino spirituale.
Dobbiamo essere talmente uno con Dio da non aver continuamente bisogno di chiedere la Sua guida. La santificazione ci ha fatti figli di Dio e la vita normale di un figlio comporta l’ubbidienza. Se lo Spirito di Dio ci ha fatti nascere di nuovo, chiedere a Dio di guidarci in questo e in quello non è che una forma di pietà abortita. Diremo invece: “Dio mi ha messo sulla via…” (Genesi 24:7), e voltandoci indietro vedremo la presenza di un piano mirabilmente tracciato che, se siamo nati da Dio, non potremo non riconoscere come Suo. Non credere mai che l’avvenimento fortuito sia da attribuirsi al caso e non a un piano prestabilito da Dio. Su questa terra non c’è mai stato un essere che apparisse incoerente quanto Gesù, ma Egli non mancò di coerenza con il Padre Suo. L’unica coerenza che debba avere il cristiano è con la vita divina, non con un sistema di principi. Infatti la vita divina è quella che ci permette di fare continue scoperte riguardo ai pensieri di Dio. È più facile essere un fanatico che un’anima fedele, perché essere fedeli a Dio richiede un’umiltà eccezionale, soprattutto nei riguardi dei nostri concetti religiosi.
Non c’è via di scampo quando Dio parla. E quando parla, la nostra intelligenza non è chiamato in causa. Le parole di Dio son dette usando il linguaggio che tu possa meglio comprendere – non quello che si percepisce per mezzo dell’udito, ma il linguaggio delle circostanze. Dio deve distruggere la ferma fiducia che abbiamo nelle nostre convinzioni personali. “Io so ciò che devo fare”, diciamo, e poi, improvvisamente, la voce di Dio ci svela in modo inequivocabile la profondità della nostra ignoranza, un’ignoranza che abbiamo dimostrata proprio nel piano che avevamo deciso di seguire per servirLo. La responsabilità per il lavoro non ricade su di te; la tua sola responsabilità è di mantenerti in contatto continuo e vivo con Dio, e di vegliare che nulla ostacoli la tua cooperazione con Lui.
Hai affidato con decisione la tua volontà a Gesù? Bada che si tratta di una transazione della volontà, non di uno slancio emotivo; l’emozione non è che il taglio dorato. Se permetti all’emozione di prendere il sopravvento, non arriverai mai alla transazione vera e propria.
Se hai udito Gesù sulle onde del mare agitato, getta al vento i tuoi preconcetti ed anche la tua logica. Conserva la tua unione con Lui.

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