L’INCOERENZA

Mai essere sicuri di conoscere tutto ciò che c’è da sapere su Gesù Cristo; arriverà il momento che non saremo più così certi di conoscerLo: Gesù cammina davanti a noi con un comportamento che ci appare abbastanza strano. “Gesù andava dinanzi a loro, ed essi erano sbigottiti”.
C’è un aspetto di Gesù che raggela il cuore del discepolo fin nel profondo e lo fa respirare con affanno nella sua vita spirituale. Questo strano Essere dai lineamenti fermi e risoluti e dal passo deciso, riempie di sgomento. Non è più il Consigliere e l’Amico; è Qualcuno assorto in pensieri di cui nulla so. È una Persona che stupisce. All’inizio si è certi di averLo capito, ma ora la certezza vacilla. Si comincia a vedere che c’è una gran distanza fra l’uomo e Gesù Cristo, è separato da Lui, senza più sentirsi in intimità con Lui.
Egli va avanti a me, cammina senza voltarsi mai; ed io non ho la minima idea di dove stia andando e la mèta è diventata estremamente lontana. Il vero discepolo ha un assoluto bisogno, per la sua vita, della disciplina che viene dalla disperazione, altrimenti corre il rischio di tornare indietro a riaccendere il suo entusiasmo a qualche suo fuoco personale. Perciò quando giungi ai tratti bui dello sgomento, non tornare indietro, ma persevera ad andare avanti fino a che non li avrai passati.
Quando un’abitudine comincia a formarsi in noi, ne siamo consapevoli; talvolta “sentiamo” che stiamo diventando virtuosi, pazienti e pii, ma non si tratta che di uno stadio, di una tappa, e se ci fermiamo qui, cadremo nel fariseismo. Forse ti sei fatto un idolo delle tue piccole abitudini cristiane, quali pregare o leggere la Bibbia ad ore stabilite. Noterai come Dio sconvolgerà di proposito questi orari se comincerai ad adorare le tue abitudini invece di ciò che esse rappresentano. “Non posso fare quella cosa in questo momento perché devo pregare; infatti questa è l’ora che passo con Dio”. Invece è l’ora della tua abitudine.
Amare significa non avere più abitudini visibili, essere arrivati al punto in cui ogni abitudine viene perduta e, mediante la pratica, tu compi le azioni con una spontaneità tale da farle inconsapevolmente. Se sei conscio di essere santo, allora ti immagini che certe cose non le puoi fare, e instauri rapporti pieni di complicazioni.
Dio ci educa fin nei minimi particolari. Ma è il mio orecchio così esercitato e teso da udire il più leggero mormorio dello Spirito, per sapere ciò che devo fare? Egli non parla con voce di tuono; la Sua è invece così sommessa che può essere facilmente ignorata. Se ti domandi: “Perché non dovrei farlo?”, sei sulla strada sbagliata. Quando parla la coscienza, non ci sono discussioni.
Devi mantenerti sempre nelle condizioni adatte alla libera manifestazione della vita del Figlio di Dio. Le circostanze della nostra vita sono le occasioni che danno modo di vedere la meravigliosa e straordinaria purezza del Figlio di Dio. Se invece sei rimasto, e rimani, lo stesso individuo di prima, se il tuo carattere è rimasto difficile e brontolone e continui a voler fare tutto a modo tuo, allora menti se dici che Dio ti ha salvato e santificato. Non siamo salvati per scampare all’inferno, ma per manifestare la vita del Figlio di Dio nella nostra carne mortale; ed è il nostro comportamento soprattutto nelle situazioni spiacevoli che rivela se stiamo o no manifestando la Sua vita.
Che Dio possa non trovarci più sempre scontenti e pronti a lamentarci; ci trovi piuttosto pieni di entusiasmo spirituale ed allenati ad affrontare tutte le prove per le quali ci farà Dio, il Grande Ingegnere che fa i piani.

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