LA VERA MUSICA CRISTIANA

I credenti di tutti i tempi hanno cantato la fede nel loro Dio, per glorificarlo. E in tutti i tempi c’è stata la tendenza di adeguare i propri gusti al «mondo»; alcuni, poi, hanno attinto dal «fuoco estraneo». In ogni tempo gli uomini di Dio hanno cercato di tenere distinto il «sacro» dal «profano»; altri, ne hanno fatto una commistione, sia nella musica che nei testi.

Oggigiorno, all’interno della cosiddetta «musica cristiana» si propone testi scarni di dottrina biblica, slogan ripetitivi e quasi banali, sentimentalismi assortiti, eccitazioni psichiche, il tutto accompagnato da volumi alti, ritmi frenetici e quant’altro, che inducono a moine, a danze tribali, a tremolii e così via. Dal teocentrismo e cristocentrismo si è passati a un umanesimo tinteggiato di cristianesimo e all’antropocentrismo. Dal voler sapere e predicare solo Cristo e Lui crocifisso (1 Cor 1,23; 2,2), si è passati al sensualismo estatico, che dice: dammi, fammi sentire, toccami, abbracciami, eccetera. Invece della santificazione, che porta a una vita santa, pura e irreprensibile, si cercano emozioni psico-religiose, euforia mistica, bei sentimenti, eccitazioni esaltanti, divertimento collettivo e spettacolare.

A ciò si aggiungano voglia di intrattenimento, narcisistica esibizione, recitazione, teatralità e divismo. Mentre i contenuti da cantare diventano sempre più poveri e il messaggio cristiano è ridotto a slogan, che accontentano tutti, la tecnica sofisticata, i generi musicali in voga e gli effetti speciali la fanno da padrone. La comunione fraterna e la predicazione della Parola vengono sostituite da una terapia di gruppo, chiamata «concerto cristiano» o simile. Invece di tornare a casa edificati nello spirito dall’esortazione e dall’istruzione della sacra Scrittura, che compunge e convince, si esce da una tale manifestazione sonora «sfogati» nella psiche, dopo tali sensazioni, brividi ed eccitamenti. Le uniche parole sentite sono quelle, con cui moderni menestrelli — in veste di «profeti di pace (o dell’armonia psico-mistica)» e di «maestri di misteri» di una fede, che è ridotta al minimo quanto a contenuti di verità e che, perciò, accontenta tutti, credano quel che credano — lisciano l’animo sensibile degli spettatori, accarezzano il loro narcisismo, tranquillizzano gli astanti e dicono loro che tutto va bene, che possono continuare a fare ciò, che vogliono, visto che Dio come uno «zio buono» li ama comunque, a Lui gli vanno bene così come sono e chiede loro solo di mostrargli buoni sentimenti.

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