LA VIA DI DIO

I discepoli sulla via di Emmaus, e possiamo presumere che tanti altri erano come loro, nutrivano una speranza sbagliata su Gesù. Speravano in benedizioni temporali, cioè di questo mondo. Volevano una salvezza fisica, una liberazione dai problemi della vita, e credevano che il più grande dei loro problemi fosse l’occupazione da parte dei Romani.
Questo tipo di speranza è di per sé morta.
La salvezza che Dio offre non è una salvezza terrena, temporale, che riguarda la situazione politica o fisica. È una salvezza spirituale: Unità con Dio.
La speranza dell’uomo è tendenza a cercare beni temporali, anziché le benedizioni spirituali ed eterne che Dio ha provveduto per noi in Cristo Gesù. Finché useremo speranza, saremo delusi, e in realtà, delusi con Dio. La nostra delusione non sarà una delusione giusta, perché sarà fondata sui traguardi sbagliati.
Quante volte anche noi abbiamo ricevuto qualche insegnamento da Dio, ma non avendo visto risultati con i nostri occhi, dubitiamo? Per esempio, Dio ci dà la promessa che tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio. Dio promette anche che Egli non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze. Però, a volte, quando ci troviamo in mezzo a prove difficili, dubitiamo.
Gesù chiamò questi uomini insensati e lenti di cuore.
La speranza rende insensati, lenti di cuore e ciechi. Tanto ciechi da non riconoscere Gesù Cristo.
È facile essere insensati e lenti di cuore perché siamo indottrinati, e l’indottrinamento ci rende ciechi, perché esso non ci porta a pensare, ad esaminare noi stessi ed a mettere in discussione qualche aspetto della nostra posizione, della nostra vita.
Molte persone quando leggono brani che sono chiari, se quei brani contraddicono quello che hanno sempre creduto, le loro convinzioni e i loro preconcetti spesso non vedono quello che sta davanti ai loro occhi.
Succede la stessa cosa quando si tratta di insegnamenti che riguardano il nostro modo di vivere. Tanti cristiani, quando sentono un insegnamento che mette in evidenza che qualche loro comportamento o modo di vivere è sbagliato, non capiscono quell’insegnamento.
Le sofferenze di Cristo non sono quelle di un uomo comune. Egli soffre “secondo la volontà di Dio” e non come noi soffriamo e scegliamo di soffrire nelle comuni vicende della nostra umanità. Soltanto quando siamo uniti a Gesù possiamo comprendere il perché del modo di procedere di Dio a nostro riguardo. Conoscere qual è lo scopo di Dio fa parte della cultura cristiana, ma nella storia del cristianesimo si nota una continua tendenza a fuggire l’identificazione con le sofferenze di Cristo. Gli uomini hanno cercato in tutti i modi di portare avanti l’ordine di Dio seguendo le loro proprie scorciatoie. Ma la via di Dio è sempre quella della sofferenza, una via veramente lunga. Chi fugge da questa via non è un cristiano.
Siamo disposti a far schiacciare da Dio le nostre ambizioni personali? A far distruggere, per mezzo della trasfigurazione, le nostre prese di posizione particolari? Ciò non vorrà dire che sapremo perfettamente perché Dio ci condurrà in quel dato modo. Non sappiamo mai, al momento, quello che Dio ci fa attraversare, e procediamo quasi sempre fraintendendone la ragione. Nel corso della vita terrena di Gesù, Egli raggiunse il punto cruciale della volontà del Padre Suo a Gerusalemme. “Io non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. Questo fu il Suo proposito dominante e nulla di ciò in cui si imbattè, fosse gioia o dolore, trionfo o sconfitta, poté distorglieLo da quel Suo scopo. “Si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme”.
Ciò che importa veramente ricordare è che andiamo a Gerusalemme per compiere il proposito di Dio, non il nostro. Dal punto di vista umano, le ambizioni che abbiamo riguardano noi stessi, ma nella vita cristiana non abbiamo mète personali da raggiungere.
Noi siamo condotti a far parte dello scopo di Dio senza esserne consapevoli, altrimenti la sovrana volontà di Dio rimarrà inascoltata. Nulla vale il lavoro che facciamo, e paragonato alla sovrana volontà di Dio ha piuttosto l’aspetto di un’impalcatura vuota di contenuto.
Un cuore soddisfatto è quello che ha la volontà e l’attenzione di conoscere Gesù Cristo. Conoscere significa scrutare e imparare.
Ma per poter conoscere Dio c’è una condizione: la rinunzia. Rinunziare ai nostri diritti, alle nostre ambizioni personali; abbandonare la vita stessa.
Il vero cristiano non spreca parole nel chiedere – non chiede una vita piacevole, non chiede una vita facile, non chiede benedizioni – ma ha la volontà che Gesù Cristo dimori nella Sua vita.
Gesù Cristo parla di dimorare in noi ed allora, più di qualsiasi cosa, il cristiano vuole che Gesù Cristo dimori in lui.
Quando i discepoli chiesero a Gesù di restare con loro, Egli entrò per rimanere con loro. Sedettero a tavola insieme, e Gesù assunse il ruolo di Padrone, cioè, fu Gesù che prese il pane, lo spezzò e lo divise fra loro. Quando Gesù entra in una vita, vi entra è come Padrone. Gesù non accetta mai il ruolo di essere un’ospite. O Egli regna, o resta fuori.

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