L’AMORE

Se l’amore lo definiamo come un sentimento, esso diventa come un giardino incolto che a volte cresce bello e rigoglioso, ma altre volte tende a seccarsi e a diventare selvatico.
I sentimenti in noi sono come una vegetazione lussureggiante, bella quando le condizioni sono giuste, ma che tende a crescere eccessivamente in alcuni punti – e a non crescere affatto in altri.
Neanche lo possiamo definire come un impegno, perché si aspetta un contraccambio. È un amore egoistico. Il termine impegnarsi significa obbligarsi a fare; è una promessa di fare ogni sforzo per ottenere qualcosa. Dobbiamo liberarci dalla preoccupazione a chiederci: “Sono utile?”; se partiamo dal presupposto di non esserlo, ci avviciniamo di più alla verità. Non è l’essere utili che conta, ma l’avere valore.
Se l’amore è sempre discreto, sempre prudente, sempre ragionevole nel calcolare i pro e i contro, non è affatto amore. Potrà essere affetto, potrà essere calore di sentimenti, ma non ha la particolare natura dell’amore vero.
Se si cerca di dimostrare quanto si ama, ciò è un segno sicuro che non amiamo; la prova che amiamo sta nell’assoluta spontaneità.
Il vero amore è affine alla parola greca mao = desiderio (fissare lo sguardo a qualcosa o qualcuno che attrae).
L’amore deriva dalla parola ittita hamenk, che significa “legare, unire, congiungere”.
È formata da a, prima lettera dell’alfabeto, il cui valore numerico è Uno e che quindi rappresenta l’Uno Divino, e da mer, radice che nell’antico Egitto esprimeva vari tipi di attrazione e tutto quello che portava due esseri ad unirsi, come due poli di un magnete.
Quindi il significato dell’amore non è certo quella stucchevole ed egoistico che gli attribuiamo noi tutti i giorni, ma quella di una fortissima, profondissima e magnetica attrazione.

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