Testimonianza- Niente aveva più senso.

 

Descrivere l’opera che il Signore ha compiuto nella mia vita è un’opportunità che voglio sfruttare soltanto per magnificarLo ancora di più. Poca importanza avrebbero le mie parole se non fossero prima di tutto di ringraziamento verso Colui che mi ha portato a Salvezza.
Nella famiglia in cui sono nato, solo mio padre conosceva la Verità dell’Evangelo, ma dopo qualche anno non ha frequentato più la comunità credo a causa di amarezze vissute con alcuni fratelli. Mia madre invece, viene da un contesto familiare in cui la testimonianza evangelica viene mal vista e calunniata ancora oggi. Nonostante i miei genitori si amassero tanto, non è stato sempre possibile evitare i diverbi che nel corso degli anni si sono creati a causa di questa situazione.
L’unica cosa che riuscivo a capire con gli occhi di un bambino è che la famiglia di papà era composta da gente amorosa e timorata di Dio. Degli zii che cercavano sempre di dedicarsi a noi ed aiutarci. Mio padre ha sempre confidato in Dio, indicandomeLo come l’unico che avrebbe potuto capirmi in ogni momento ed in ogni situazione. Mi diceva che Gesù sarebbe stato il mio unico confidente, non mi avrebbe mai tradito. Per questo ho sempre sentito la necessità di conoscere davvero il Signore e le Sue Verità.
Frequentare la scuola domenicale fu davvero un dono del Signore per me e tutt’oggi Lo ringrazio per quei fratelli che anche allora mi stavano vicino. Conoscendo la mia situazione familiare ed il mio desiderio di frequentare la “scuola di Gesù”, i fratelli venivano fino a casa mia per portarmi in chiesa ed esaudire questo mio desiderio. Il loro amore e dedizione nell’Opera è ancora impresso nel mio cuore e non smetterò mai di ringraziare Dio per loro.
Era importante per me conoscere questo Gesù di cui papà e gli altri parlavano. Ricordo infatti come anche alle scuole elementari ho sempre chiesto alla mia maestra di non trascurare quell’ora del sabato dedicata alla religione! Sono cresciuto così: in fondo al cuore il desiderio di conoscere il Signore personalmente.

Fu all’età di 15 anni circa, che lo incontrai per la prima volta personalmente, in un culto giovanile di una chiesetta vicino casa. Sentii la Sua presenza in modo particolare, mi parlò chiaramente e compresi che la mia ricerca era terminata: Egli era con me e lo sarebbe sempre stato anche in futuro se Lo avessi lasciato operare in me. Ma non sapevo cosa volesse dire convertirsi, né la nuova nascita. Conoscevo solo che le mie esperienze erano autentiche, ma le tenevo riservate: ne ero geloso.
Iniziai così uno studio più approfondito della Parola di Dio e non mi vergognavo a testimoniare del Suo amore come potevo. Per alcuni periodi mi concentrai anche sul confronto con le realtà “religiose” intorno a me, per portare anche a loro la Verità che avevo conosciuto:Gesù il vivente!
Andai avanti di esperienza in esperienza, senza però rendermi conto che non bastava solo studiare la Parola di Dio, ma bisognava anche metterla pienamente in pratica non solo nella forma, ma anche nel cuore. A Messina anche durante la scuola ero responsabile di diverse realtà lavorative nel campo informatico. Non ho potuto iniziare studi universitari perché per la mia famiglia sarebbe stato un sacrificio economico difficile da mantenere. Inoltre sentivo forte il peso di aiutare i miei genitori nel portare avanti la nostra famiglia numerosa, come oggi non se ne vedono molte. Non era facile portare un aiuto economico in casa, perché nonostante lavorassi a casa non portavo nulla di concreto. Il senso di colpa iniziò a logorarmi e tentai invano di trovar lavoro fuori, inviando curriculum a Roma, Napoli, Milano, senza ottenere nessuna risposta.
Diversi mesi dopo mio padre dovette operarsi per dei problemi alla schiena e arrivati a Milano, il Signore cambiò la mia situazione in un modo inaspettato, dandomi la possibilità di trovare un ottimo lavoro. Lo accettai con la speranza che le cose per la nostra famiglia sarebbero potute cambiare e che finalmente avrei potuto aiutarli. Ma l’impatto con una diversa mentalità si ripercosse sia nei miei rapporti di lavoro sia nei rapporti con la chiesa, ai miei occhi molto diversa. Passai allora, un periodo molto più difficile di isolamento che mi portò a cercare distrazioni nel mondo. Fuori mi mostravo come un ragazzo felice e sempre ottimista, dentro invece, cercavo di capire cosa stavo cercando.
I primi mesi furono una libera uscita dal mio senso di tristezza: avevo dei soldi miei in tasca e in una metropoli come questa, non mancavano i modi per sperperarli. Fu facile vivere le due realtà parallele tipiche di un ragazzo che conosce la verità, ma non ha donato l’intero suo cuore a Dio. Frequentavo i culti con i miei zii e frequentavo anche i giovani della mia nuova comunità. Ma appena potevo uscivo con i miei colleghi di lavoro o con gli universitari con cui condividevo la casa. Per quanto avessi passato gli amici del mondo anche momenti di gioia e spensieratezza, arrivò il momento che dovetti scontrarmi con la mia vera situazione. Tra un locale, una discoteca o concerto rock, alla fine ero un diciannovenne solo e pieno di sé che non stava andando da nessuna parte. Nei momenti in cui mi ritrovavo solo a casa a lavare piatti, stirare camicie e rassettare la camera, mi rendevo conto di quel che stavo facendo. Sentivo il silenzio intorno a me. Non c’erano più le mie sorelle a chiedermi di giocare al computer con loro, non avevo più mio padre con le sue prediche, ne mia madre a dirmi: “Cosa hai fatto oggi? Che ti cucino stasera?”.
Fu allora che mi resi conto che non stavo combinando nulla e nessuno avrebbe potuto capirmi. Parlare con i miei zii mi avrebbe procurato compassione e avrei dovuto aspettarmi tipici discorsi di incoraggiamento. Parlare con i miei genitori li avrebbe fatti soffrire e avrei dovuto risentirmi dire ancora una volta: “Torna a casa!”. I giorni passavano veloci e dentro di me niente aveva più senso.
Capii allora che ero lontano dal mio Signore, l’unico a cui avrei potuto chiedere un aiuto concreto, l’unico che poteva ascoltarmi e capirmi. Ma io lo avevo abbandonato vivendo da solo nonostante Lui era stato buono con me in passato. Avevo ancora una volta sbagliato nei Suoi confronti, capii la mia condizione di peccatore dinnanzi a Lui e ricercai la Sua presenza ed il Suo perdono.

Per arrivare a capire questa realtà ed a farla mia, ho seguito un percorso piuttosto tortuoso, colmo di vanagloria, egoismo, pienezza di sé. Ho capito che anche se alimentato da buoni sentimenti, avevo già iniziato ad inorgoglirmi durante il mio ultimo anno scolastico, quando oltre agli studi, lavoravo per aiutare casa, studiavo recitazione, seguivo un gruppo di sordomuti e chissà cos’altro avrei voluto fare. Mi dedicavo a tante attività con passione e vedendo i miei buoni risultati, mi gonfiavo. Poi mi sentivo in colpa però perché non portavo nessun aiuto concreto a casa. Ero consapevole che Dio mi guardava dall’alto e sapeva come vivevo. Oggi posso dire che fu anche per una buona componente d’orgoglio che firmai quel contratto a Milano.
Decisi a mettere ogni cosa a posto, prima di tutto con il mio Signore che avevo tanto trascurato. Chiesto il Suo perdono, mi battezzai ponendo fine alla vita nel mondo, iniziando un cammino di fede e vera consacrazione. Lui mi mostrò il Suo amore, dandomi consolazione, mostrandomi ancora una volta giorno dopo giorno che Egli mi era vicino. Mi circondò di una nuova famiglia, e iniziai a vivere dell’amore che mi veniva manifestato e che cresceva dentro di me.
Fu anche grazie ai ragazzi della mia comunità che riuscì a capire la differenza tra coloro che amano il Signore a fatti e non solo a parole come me prima. Ragazzi che poi, riuscirono a capirmi, a vedermi per quel che ero realmente. Mi aiutarono a cercare solo e soltanto il Signore, le mie tristezze divennero solo un ricordo.
Questa l’opera che il Signore ha compiuto e sta compiendo con me e nella mia famiglia. Egli mi ha insegnato che vivere la fede significava vedere le cose con gli occhi aperti dal Signore. Oggi posso testimoniare che mio padre e le mie sorelle frequentano regolarmente la comunità a Messina. Gesù ha toccato il loro cuore, al punto che mio padre e mia sorella Rosy, hanno deciso di consacrare le loro vite a Cristo battezzandosi e so che a breve anche le altre faranno lo stesso passo di fede. Prego con tutto il cuore che anche mia madre decida di vivere la vera vita e per fede so che Dio, opererà pienamente anche con lei.
Fu con questa sicurezza in Cristo che ho anche potuto chiedere il battesimo nello Spirito Santo. Ed Egli non mi ha lasciato deluso quando veramente ne ho sentito la necessità e l’ho chiesto con vera fede.
Come non esser riconoscente e donarGli l’intera mia vita? A Dio ogni onore e Gloria.

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