GUARDARE IN ALTO.

Salmi 63:1-5
“ O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba;
di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua.
Così ti ho contemplato nel santuario, per veder la tua forza e la tua gloria.
Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno.
Così ti benedirò finché io viva, e alzerò le mani invocando il tuo nome.
L’anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso, e la mia bocca ti loderà con labbra gioiose”.

Scrivono.
Mi trovavo ai piedi di una delle grandi piramidi l’Egitto, e guardavo impensierito un amico e la guida che scalavano il gigante di pietra al chiarore della luna.
Mi preoccupavo per la loro incolumità, e con buone ragioni. Altri turisti erano caduti incontrando la morte nel tentativo di scalare la piramide. Il mio amico arrivò in cima. In seguito mi raccontò che, ad un certo punto, nella ripida salita, fu colto da una paura terribile. La sua guida lo aveva scosso gridandogli: “Non guardare giù, guarda in alto”.

Il Salmo 63 riflette il sentimento di chi ha imparato a guardare in alto. Davide aveva incontrato faccia a faccia il pericolo di morte. Le circostanze descritte in questo Salmo si adattano bene al periodo in cui egli fugge nel deserto di Giuda a causa di suo figlio Absalom (vedi 2 Sam. 15:16).
Riusciamo a comprendere meglio il Salmo 63 se ci troviamo, o ci siamo trovati, in un pericolo tanto grande da rischiare la nostra stessa vita. Di fronte al pericolo estremo a volte reagiamo facendoci prendere il panico e dimostrando poca fiducia nel Signore.
Consideriamo Dio colpevole per aver permesso al male di ferirci, e la prima richiesta che Gli rivolgiamo è di cambiare le attuali circostanze, di farci sentire al sicuro, invece di chiederGli di conformare la nostra vita alla Sua volontà affinché Egli possa operare.

Il dolore fisico o emotivo ci impedisce di vivere serenamente.
In 2 Samuele 16:14, troviamo scritto che, fuggendo da Absalom, “il re e tutta la gente che era con lui arrivarono ad Aiefim e quivi ripresero fiato”, perché erano stanchi ed esausti.
Notiamo in questo, che Dio non rispose al primo richiamo di Davide. Non lo fa nemmeno con noi tranne poche volte e per ragioni estreme.
Se il Signore intervenisse immediatamente noi non avremmo alcun bisogno di cercarLo con ardore (v. 1), né la nostra anima sarebbe “assetata… in terra arida… senz’acqua” (v. 1).
E’ un viaggio terribile e desolato quello che affrontiamo nei giorni dell’avversità. Siamo portati a cercare aiuto e soluzioni dagli altri, piuttosto che desiderare la presenza del Signore.
Vogliamo soltanto che Dio cambi le circostanze esterne. Oh, benedetto il momento in cui ci rivolgiamo a Dio con sincerità e cominciamo a cercarLo con tutto il cuore.

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