TESTIMONIANZA-FIDATI DI ME!-NICO BATTAGLIA

“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio”. È incoraggiante leggere questo verso in Romani 8:28 ma, quando arriva una prova, è difficile scorgere il bene nella sofferenza; sì, difficile ma non impossibile. Questa promessa è vera, è verità, come è Verità il Signore Gesù, Colui che non ci lascia e non ci abbandona mai. Il Signore è la nostra forza; come possiamo immaginare la nostra vita senza di Lui?
Il 4 maggio il medico ci ha comunicato la brutta notizia: carcinoma al bordo linguale sinistro al terzo stadio (il massimo stadio è il quarto). Intervento chirurgico urgente. La prima parola che ho pronunciato dentro me è stata: “Signore”. Ho pensato a Gesù come per chiedere aiuto, cercare un conforto immediato, respirare speranza mentre l’ossigeno faceva fatica ad arrivare ai polmoni. In quel momento ho avuto la sensazione che l’orologio della mia vita si fermasse: presente, passato e futuro non avevano più confini; uno si mescolava con l’altro creando un impasto indefinito che mi ha catapultato in una nuova dimensione, in uno spazio altro che mi ha fatto sentire staccato dalla realtà, dalla vita. Vedevo tutto intorno da un’altra prospettiva, come se fossi spettatore passivo della vita degli altri mentre la mia sembrava non avesse più una direzione, una meta, un futuro.
La parola “tumore” fa paura: si pensa al dolore, al corpo che viene sottoposto a terapie pesanti, ma soprattutto si pensa alla morte e nel mio caso anche alla grave disabilità che l’intervento avrebbe arrecato alla mia lingua, non permettendomi più di fare la cosa che più amo fare: cantare per Gesù. Quando ho detto “Signore”, è come se avessi detto “VITA” mentre il medico mi parlava di morte. Sì, perché il tumore distrugge ciò che è sano, si appropria di uno spazio vivo per farlo morire. Ci vedo l’opera del diavolo: il suo scopo è appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene per distruggerlo e condurlo alla morte.
Questa lotta tra vita e morte si è scatenata nella mia lingua, l’organo che utilizzo da più di vent’anni per lodare il Signore, cantare a Lui, adorarLo. Ho iniziato nel 1995 a servire il Signore con il canto e la musica nella mia chiesa a Trani, dove sono nato. Non avrei mai immaginato che proprio quella parte del corpo così importante per cantare lodi a Dio avrebbe ricevuto un attacco così forte e mirato. Quando ho detto dentro di me “Signore”, c’era la voglia di aggrapparsi alla vera VITA, a Gesù.
Quando ti arrivano notizie del genere hai un bivio davanti a te: o scegli di percorrere la strada che conduce a lottare per la vita o scegli la strada che conduce ad una graduale morte; o ti aggrappi alla vita e alla speranza, oppure ti fai travolgere dal dolore e dalla paura. Dopo qualche giorno di blocco totale, ho scelto per la VITA, per Gesù, per quella strada di speranza. “Voi non potete fare nulla senza di me”, mi veniva in mente. Ho scelto di affidarmi al
Signore e da quel momento le mie domande sono cambiate. In particolare una domanda è cambiata. All’inizio Gli chiedevo “perché tutto questo?”, dopo ho capito che era la domanda sbagliata. La domanda giusta da porre al Signore era: “Gesù, cosa vuoi che io faccia?”. E Lui non ha tardato a rispondere a me e ad Ester.. “Fidatevi di Me”. La parola FIDUCIA ci ha accompagnati in questo viaggio inaspettato, difficile e molto intenso. Io ed Ester abbiamo deciso di abbandonarci tra le braccia di Gesù, come dei bambini indifesi davanti ai misteri della vita, ci siamo sdraiati accanto a Gesù che dormiva sulla barca durante la tempesta.
Il Signore ha subito risposto guidandoci dal medico chirurgo giusto, nella struttura ospedaliera giusta, con la giusta tempistica. Il 22 maggio mi hanno operato a Rozzano e il tutto è stato coordinato da uno dei professori più esperti che abbiamo in Italia e penso anche all’estero. 8 ore di intervento, qualche piccola preoccupazione per alcuni imprevisti, ma alla fine tutto è andato bene. Sono stato ricoverato in ospedale per due settimane e credo siano state le due settimane
più dure della mia vita. “Fidatevi di Me”, ci ripeteva il Signore. Non potevo comunicare, potevo solo gesticolare con la mano destra e scrivere qualcosa per farmi capire. Respiravo con un tubo infilato nella trachea e non potevo mangiare né bere. Mi nutrivano con una sonda che entrava dal naso e terminava nella bocca dello stomaco. “Fidati di Me”, erano le parole di Gesù durante le mie notti insonni in ospedale. “Fidati di Me”, le Sue parole quando le medicazioni, gli aghi, le terapie recavano dolore al mio corpo debole e immobile nel letto. Più soffrivo, più mi sentivo vicino al Signore, più la mia fede cresceva. Quando si attraversa il fuoco, ci sono solo due esiti: o vieni bruciato o vieni forgiato, purificato, approvato. Ho sentito il fuoco del Signore che forgiava il mio spirito, che mi portava a vivere una spiritualità più intensa. Dio, mio Padre, il mio Signore è stato al centro di ogni cosa. Non era lontano, non era un semplice osservatore; era lì con me ed Ester in ogni fase di questo difficile viaggio!
Nico Battaglia

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