GIUSEPPE
Giuseppe nel corso della vita incontrò momenti particolarmente difficili ma in ogni circostanza rimase fedele a Dio. La sua devozione, il suo amore, il suo zelo e la sua costanza per il Signore non sfumarono e non cambiarono assolutamente. Giuseppe era “in quella prigione” e questo ci indica che Dio sa dove ci troviamo. A Lui non sfugge nessun passaggio della nostra vita ma; infatti la nostra condizione, i nostri bisogni non sfuggono mai agli occhi del Signore. Giuseppe si trova in quella prigione ingiustamente come forse è capitato a noi, ma a volte le prigioni ce le cerchiamo noi. I luoghi di desolazione, di solitudine o i luoghi in cui ci sentiamo abbandonati e non considerati a volte li cerchiamo noi per la nostra caparbietà del cuore, invece di andare al Signore per chiedere perdono per i nostri peccati. Dio non prende piacere nel vederci in prigione ma desidera liberarci.
Se scegli di abbandonare il peccato Dio ti tirerà fuori dalla tua prigione.
Si può però essere in prigione ingiustamente, come fu anche per Paolo e Sila, ed essere nella volontà di Dio. A volte le situazioni e le circostanze si fanno difficili, subiamo torti ingiustamente, ma proprio in questi case dobbiamo restare fedeli, perché come Dio liberò Giuseppe può liberare anche noi.
Se il Signore permette che ci troviamo “in quella prigione” invece di sgomitare per liberarci dobbiamo accettare la Sua volontà.
C’è la prigione del peccato, la prigione permessa da Dio ma possono anche esserci altre prigioni: la prigione dell’amarezza, dell’odio, del risentimento , dei torti subiti e non perdonati ecc..
Qualunque sia la tua prigione il Signore sappi che il Signore lo sa, abbandonati nelle Sue mani ed Egli ti tirerà fuori.
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