Cristologia: l’annichilimento di Cristo

Cristologia: l’annichilimento di Cristo

 

Fil. 2:5-8 – « Abbiate in Voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; il quale, essendo in forma di Dio non reputò rapina l’essere uguale a Dio, ma annichili se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini; ed essendo trovato nell’esteriore come un uomo, abbassò Se Stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce ».

L’auto-annichilimento (Kenosis) di Cristo, fu un atto volontario, consisté nella rinuncia all’esercizio degli attributi divini. Gli esseri finiti hanno fino ad un certo punto, la capacità di restringere i limiti della coscienza. Mediante atti della volontà, possiamo ­escludere molte cose dalle nostre menti. Noi possiamo fare uno sforzo per dimenticare e in una certa misura, ci riusciamo. Quando Mary Reed andò in una comunità di lebbrosi per dedicarsi a loro e morire fra di loro, non annichilì in un certo modo la sua consapevolezza­? Non rinunciò forse volontariamente a conoscere ciò che accadeva nel mondo esterno? E questo non è ugualmente vero per David Livingstone e Dan Crawford i quali andarono nell’Africa più misteriosa per lavorare tra i negri? Questi sono deboli esempi, è vero, ma ci possono dare una pallida idea della possibilità di annichilimento del Figlio di Dio. E’ inconcepibile pensare alla rinuncia anche temporanea dell’esercizio indipendente degli attributi divini da parte di Gesù Cristo, se lo consideriamo il Logos o la Parola, come Egli è in realtà nella Sua essenza, assiso sul trono dell’Universo.

L’unione dell’umano col divino limitò il Logos. Questo significa, in maniera generale che Egli si spogliò di quella forma di esistenza che gli era propria e particolare in quanto era uno con Dio. Egli abbandonò la forma di Dio, ma così facendo, non si spogliò della Sua natura divina. Il cambiamento fu un cambiamento di stato: prese forma di un servo in cambio della forma di Dio. La Sua personlità continuò ad essere la stessa. Il Suo auto-annullamento non fu una auto-estinzione, e neppure fu il mutamento dell’Essere divino in un semplice uomo. Nella Sua umanità Egli conservò la consapevolezza di essere Dio e nella Sua incarnazione fece uso della mente che lo animava prima della Sua incarnazione. Egli poteva sempre mostrare le Sue qualità, solo che non sempre lo volle fare, così, senza ridurla all’assurdo possiamo accettare la dichiarazione ispirata che Cristo veramente annullò Se stesso. Nel passo sopra citato leggiamo: “ non reputò rapina “. Cioè, Egli considerò che possedeva la natura eterna, che era un Suo attributo inalienabile, perciò « annichilì Se stesso » ovvero svuotò Se stesso di Sua spontanea volontà. Cristo era così sicuro della Sua affermazione di Deità che senza esitazione Egli poté spogliarsi della manifestazione e limitare l’esercizio di essa.

Così Dio Figlio mise da parte la Sua forma gloriosa, la luce accecante e lo splendore della Sua maestà, e rinunciò non alla Sua Deità o ai Suoi attributi, ma semplicemente alla manifestazione esteriore della Sua Deità, e all’esercizio indipendente dei Suoi attributi. Lo scopo dell’annichilimento e dell’incarnazione era la redenzione. Ciò che era propriamente divino poteva incarnarsi in forma umana perché la personalità umana ha gli elementi essenziali di tutte le personalità, e cioè: auto-coscienza, intelligenza, sentimento, natura morale, e volontà. La personalità è il punto in cui la creazione in ascesa, ritorna a Dio. L’uomo porta l’immagine divina. L’annullamento volontario di Cristo nell’incarnazione fu la sospensione volontaria del pieno esercizio degli attributi divini, sebbene potenzialmente fossero presenti in Lui tutte le risorse divine. Non possiamo spiegare piena­mente come questo annichilimento si sia verificato. fl Dr. Mulllns porta alcune analogie che ci possono aiutare. Consideriamo il caso di un matematico, un genio e pensiamolo all’inizio ed alla fine della sua carriera. Da bambino egli riceve semplicemente i primi elementi della matematica. Dopo parecchi anni egli è padrone di tutta la scienza matematica. Ora, immaginiamolo come insegnante di un prin­cipiante. Di nuovo egli svuoterà la sua mente delle ricchezze della conoscenza acquistata e diventerà un principiante. Tuttavia la cono­scenza acquistata, anche se non è usata, è al suo comando.Consideriamo ora il caso di un padre il cui bambino sia stato ferito in un incidente e sia in punto di morte. Il padre dimentica com­pletamente il grande commercio di cui è a capo e si dedica giorno e notte a suo figlio affinché sia salvato dalla morte. Denaro, tempo, preoccupazioni cedono tutti il posto all’amore. Ripetiamo che questi sono esempi imperfetti; tuttavia possono esserci di aiuto. Nel. primo caso abbiamo un insegnante che dimentica ciò che sa per amore del suo scolaro, nel secondo un padre che dimentica le sue occupazioni in favore della persona amata.

Cosi Gesù Cristo, liberamente e volontariamente, abbandonò l’esercizio indipendente dei Suoi attributi per amore e nell’interesse di coloro che egli amava.

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