SIMEONE

“Or ecco, vi era in Gerusalemme un uomo, il cui nome era Simeone; e quell’uomo era giusto, e religioso, e aspettava la consolazione d’Israele; e lo Spirito Santo era sopra lui……..Egli adunque, per movimento dello Spirito, venne nel Tempio; e come il Padre e la madre vi portavano il fanciullo Gesù…….Egli sei recò nelle braccia, e benedisse Iddio e disse: Ora, Signore, ne mandi il Tuo servitore in pace secondo la Tua Parola…” (Luca 2:25-28 )

“Or ecco, vi era in Gerusalemme un uomo, il cui nome era Simeone”.

Notevole il modo con cui la scrittura presenta i suoi personaggi.

Ecco, vedi serve a richiamare l’attenzione del lettore “Vi era in Gerusalemme un uomo”.

Altri avrebbe forse detto: “Simone, il qual era da Gerusalemme”, ma qui è messo in rilievo prima la città.

Gerusalemme la capitale politica e religiosa del mondo giudaico: così n’è anche più caratteristico l’esordio. Come a dire in quella città religiosa, era un uomo: in una città, uno, il cui nome era Simeone.

Dinanzi a simile introduzione, ci è lecito attendere di conoscere qualche cosa di meraviglioso di quest’uomo, di udire grandi opere della sua vita. Eppure, quello che di lui è detto non era atto ad attirargli l’attenzione di alcun storico profano: pel mondo Simeone era un uomo oscuro: non così dinanzi al Signore.

“…Simeone. E quell’uomo era giusto, e religioso, e aspettava la consolazione d’Israele; e lo Spirito Santo era sopra lui”.

Questa l’intima biografia: isolato in un mondo indifferente.

Egli era “giusto”. Non vuole dire che era senza peccato; ma che regolava, il meglio che poteva e sapeva la vita secondo i dettami della parola di Dio e della coscienza.

Un senso di sorpresa ne invaderebbe, se non avessimo alcuna familiarità colla scrittura.

In Gerusalemme, v’era un uomo giusto.

Che c’è di nuovo in ciò?

Non vi erano, non vi sono nelle città parecchi uomini dabbene?

Ma il linguaggio della scrittura non ci sorprende, perchè siamo abituati a questi contrasti, perché gli apprezzamenti del mondo non sono quelli della parola di Dio.

E non era tutto di Simeone.

Gli era “religioso”. “Religioso” questo davvero che ne sembra a prima vista, superfluo. Siamo in Gerusalemme, e vi è un tempio, attorno al quale vivono molti religiosi. E come dunque è a spiegare che Simeone, isolato da tutta quella città è chiamato “religioso?”
“Religioso”. E’ questa una parola della quale si è molto abusato in tutti i tempi; ma essa ha nel nostro testo un significato speciale. Qualcuno ha tradotto “devoto”, qualche altro “pio”. Ma nell’originale è una parola composta, che ha un ricco significato, e che vuol dir anche “devoto”, “pio”, “religioso” ma che fa pensare a qualche altra cosa . La letterale traduzione è “facile ad essere preso”; come di una persona da cui si può dipendere. “facile ad essere perso, vinto”. Preso, vinto, da che? Dagli uomini del mondo? – No, perché Simeone era un uomo retto, e come tale non era cedevole alle pressioni del mondo. Egli era vinto, preso dalla parola di Dio.

Ci si permetta d’insistere ancora su questo punto.

Perché usare la parola greca, che nel suo rigoroso significato, si traduce “facile ad essere preso?” – Perché, rispondiamo, l’uomo religioso deve essere, soprattutto umile, cedevole all’opera del Signore. Le stesse verità sono predicate a molti, e solo pochi le credono, perché sono pochi quelli che aprono il cuore alla luce, e come semplici bambini ricevono le benedizioni. I molti ascoltano se stessi, mentre qualche cosa viene annunziata. Simeone era, dunque, come un piccolo bambino; credeva alle profezie: giusto si riferisce al tenore della vita; religioso alla sua attitudine verso le promesse del Signore. E questo lo disponeva ad altro: “E aspettava la consolazione d’Israele”.
Un tale uomo aveva un ideale, ed aspettava. Aveva uno scopo nella vita: certo aveva molti scopi secondari, come ne hanno tutti; ma uno era il perno della sua esistenza, e ad esso mirava.

Un uomo che ha un solo e grande ideale non può essere un debole, perché è proprio del forte il tendere, perseverante, verso un punto solo.

“Aspettava la consolazione d’Israele”

Aspettare è uno dei segreti più difficili della vita: gli uomini, di regola, quando hanno qualche ideale vogliono essere attivi, operosi per affrettarlo; ma aspettare non è facile.

Molte virtù sono provate dal lasso del tempo.

Da quanto aspettava non sappiamo; ma pare da molti anni.

Altri come lui sapevano della stessa promessa nella Scrittura; ma, forse non vi badavano più. E Simeone aspettava.

“E lo Spirito Santo era sopra di lui”.

E’ bene tenere presente l’ordine: Giusto, religioso, aspettante, e lo Spirito Santo era sopra di lui”.

Cioè su di un tale uomo retto, religioso, paziente nell’aspettare si era fermato lo Spirito Santo, lo Spirito di profezia, tornato a svegliarsi dopo quattrocento anni, e proprio alla vigilia della venuta del Messia.

Aspettare fino a quando?

“E gli era stato divinamente rivelato dallo Spirito Santo, che non vedrebbe la morte prima d’aver veduto il Cristo del Signore”.

Come gli era stato rivelato?

A mezzo forse di un messaggero speciale, o di voce udibile all’orecchio fisico?

No.

Egli forse attendeva già da molti anni come possibile anche durante la sua vita la venuta del Messia, e come certa ad ogni modo, ed in questa aspettativa viveva, quando, non sappiamo come, egli ebbe una speciale rivelazione.

“Simeone, quegli per cui tu aspetti verrà durante la tua vita. In quale anno non importa sapere, ma prima che tu vedrai la morte”.

E se fosse una mera illusione?

Certo, possiamo ingannarci e scambiare la voce nostra per quella dello Spirito.

Sì, un tale pericolo c’è; ma ricordiamo che Simeone aveva da molti anni adattato la sua vita in modo che era diventata responsiva e sensibile alla voce dello Spirito Santo.
Coloro che hanno aspettato a lungo possono comprendere meglio il soggetto che ne occupa.

E Simeone aspettò a lungo.

Nulla attorno a lui avveniva che legittimasse l’avuta rivelazione; il mondo camminava per la sua strada.

E se egli parlò ad alcuno di quel suo aspettare, ben poco incoraggiamento potè ricevere.

E, forse qualcuno scrollando le spalle avrà guardato il vecchio, come per domandarsi se avesse il senno a posto. “Io non vedrò la morte se prima non avrò veduto il Cristo del Signore”.

Così ripeteva a se stesso, e forse diceva ad altri Simeone.

E passavano i giorni, i mesi, gli anni: nulla.

Il vecchio non cessava dall’aspettare sicuro. Ogni mattina egli diceva a sé stesso: “forse oggi” ed ogni sera egli chiudeva gli occhi al riposo dopo avere raccolta tutta la passata rivelazione.

E la voce dello Spirito non lo lasciava: “aspetta ancora”.

Viveva in mezzo al mondo, ma come nella scena di un sogno, o simile a colui che attraversa uno spazio, avente lo sguardo fisso a cosa o persona al di là del luogo per cui passa.

Soffrì Simeone?

Certo che soffrì, come tutti coloro che vivono per ciò che non è del mondo.

Sulla faccia degli uomini Simeone leggeva tutt’altro che la conferma di quella voce dello Spirito; ma, del continuo, dall’intimo del cuore risorgeva dolce, penetrante la voce: “Simeone aspetta”.

E il giorno venne.

Una mattina, assai per tempo, suppongo, Simeone si levò con un senso insolito di contento.
Quella notte aveva dormito poco, ed una gioia inesplicabile lo aveva invaso. Non sapeva proprio perché, ma lo Spirito gli diceva che qualche cosa di nuovo e di grande doveva subito avvenire.

Il vecchio guardò attorno a sé: nulla di nuovo; lo stesso levare del sole, la medesima Gerusalemme, gli stessi uomini.

Egli però non era lo stesso.

Una voce più forte si faceva e si fece sentire: “Simeone muoviti”.

E Simeone lasciò la casa, seguendo la direzione che gl’indicava lo Spirito.

“E per movimento dello Spirito venne nel tempio”.

Nulla di nuovo egli incontrava lungo il tragitto; ma la voce gli diceva “avanti” ed eccolo, alla fine, nei recinti del tempio.

Silenzio intorno a lui, nulla fuori o dentro che accenni alla serietà di quella voce. Ma gli è sicuro: il cuore gli arde, e lo Spirito ora più che mai lo muove.

Ad un certo punto entrano due persone, un uomo ed una donna; sembrano due forestieri: la donna ha un bambino in braccio.

E’ chiaro che vengono al tempio per la presentazione di quel bambino.

Nulla di straordinario in questo; scene simili si ripetevano senza che vi fosse a badare. Quei due pellegrini devono essere ben poveri, lo dimostrano le loro vesti, lo conferma la loro offerta, due tortore, che solamente si permettevano di offrire coloro che non avevano i mezzi di portare un agnello. Ma Simeone non ha avuto il tempo di fare molto esame e considerazione.

Notate il linguaggio della Scrittura “Come il padre e la madre vi portavano il fanciullo”; cioè, appena li ebbe veduti……

Che succede?

Il vecchio si raddrizza, una luce immensa gli sfolgora sulla faccia, pare che quarant’anni di vita gli siano scemati, e si muove agile come un fanciullo. Corre verso i due pellegrini.

La voce insistente e sicura, che lo ha guidato, gli dice: “là, eccolo”.

Chi, quel povero bambino?

Simeone non esita – corre a quel bambino, e, tremante, commosso lo prende dalle braccia della madre che lascia fare e comincia a benedire Iddio.

Quell’uomo era vissuto per quell’istante che segnava l’incontro dell’età cadente e dell’aurora della vita.

“Ora, Signore, ne mandi il tuo servitore in pace, secondo la tua parola. Poscia che gli occhi miei hanno veduto la tua salute”.

Nientemeno!

Hanno veduto che?

Un bambino poveramente vestito, e poveramente presentato, e per cui non si era diramata alcuna lettera d’invito.

Non un dubbio, od un’esitazione in Simeone: quel tenero bambino è, nientemeno per lui, il Cristo del Signore. E tutto questo sopra cotanta meschina apparenza!

Ma non dimentichiamo da Chi Simeone era guidato e che alla comparsa di Gesù, lo Spirito lo aveva mosso con quella forza e veemenza di un amore a lungo, teneramente sopito nell’animo.

Il vecchio è attratto al quel bambino da potenza straordinaria; lo solleva nelle braccia, e incomincia a dare gloria al Signore.

Immaginatelo, nella sua gioia straordinaria, e ad alta voce benedire Iddio, e commosso, sicuro esclamare: “Gli occhi miei hanno veduto la Tua salute”.

Supponiamo che un estraneo traversò in quel momento il recinto dove il nostro gruppo si trovava, e si fermò a guardare, ascoltare Simeone.

Cosa ha quel vecchio; sarà fuori di sé; è pazzo, avra’ pensato.

Ma Simeone non avrebbe badato a quella faccia schernitrice.

Egli benediceva Iddio: aveva veduto il Cristo del Signore!

“Gli occhi miei hanno veduto la salute; la quale tu hai preparata, per metterla davanti a tutti i popoli. Luce da illuminare le genti e la gloria del tuo popolo Israele”.

Per Simeone il Messia non è un liberatore locale, ma la luce ed il Salvatore del mondo, dei gentili e dei giudei.

“E Giuseppe e la madre di esso si meravigliavano delle cose che erano dette di lui. – E Simeone li benedisse, e disse a Maria: Ecco, costui è posto per la ruina e per lo rilevamento di molti in Israele, e per segno al quale sarà contradetto – E una spada trafiggerà a te stessa l’anima, acciocchè i pensieri di molti sieno rivelati”.

L’ombra della croce si deve proiettare su Maria e su tutti coloro che ricevono Gesù. Cadere prima di sorgere; morire prima di vivere.

Simeone ha visto; non cerca altro.

“Signore, ne mandi il tuo servitore in pace, secondo la tua parola”.

Cioè, secondo la tua rivelazione.

Quell’uomo è pronto a morire: Vedere Gesù e poi morire: era gioia sì potente quella ch’egli null’altro aspettava nel mondo.

“Sciogli pur ora il tuo servo”.

Era vecchio e stanco Simeone – e pareva che tutte le energie e la forza si fossero mantenute tese in quel lungo aspettare!

Ma ora non aveva altro da vedere od attendere.

“Scioglimi dal mondo”

Non è vedere Gesù e cessare di vivere; ma è vedere Gesù e poi vedere la morte; cessare, cioè dalla scena di questa terra per cominciare davvero a vivere.

Cristo per fede; poi lasciare questo mondo.

I giudei aspettavano il Messia che verrebbe con splendori; e pochi, perciò, videro in Gesù il Cristo: ma le idee formate dipoi del Cristo non fanno a molti vedere nella scrittura, ed aspettare il personale ritorno del Signore.

Pochi allora aspettarono e videro; pochi ora aspettano e incontreranno Gesù.

Lettore, sei tu fra i pochi?

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