DOMANDA-COME SI OTTIENE LA SANTIFICAZIONE?

1) PER OPERA DI DIO IN NOI:

Dio stesso agisce in noi, mediante la sua grazia, per produrre la nostra identificazione progressiva con Cristo, perchè “Cristo sia formato in noi” (Gal. 4:19).
Quest’opera si compie quotidianamente e terminerà nel giorno di Cristo: “Avendo fiducia in questo: che Colui che ha cominciato in noi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil. 1:8).
È Dio che opera in noi il volere e l’operare, per la sua benevolenza (Fil. 2:13).
Il credente può dunque porre tutta la sua fiducia in Dio e nella sua promessa di conservarlo irreprensibile – spirito, anima e corpo – fino al ritorno del Signore. “Fedele è Colui che vi chiama, ed Egli farà anche questo” (1 Tess. 5:23-24).

Ma se noi ostacoliamo, per nostra disobbedienza, questa azione della grazia divina in noi, Dio deve ricorrere alla disciplina, per il nostro bene e affinché partecipiamo alla sua santità. Egli agisce allora verso noi come verso dei figli, “perchè qual è il figliuolo che il padre non corregga?”.
Questa disciplina è la espressione dell’amore di Dio per noi. “Il Signore corregge colui che egli ama e flagella ogni figliuolo che egli gradisce”. Allorché essa ha lavorato in noi, “rende un pacifico frutto di giustizia”, manifestata mediante la santificazione pratica. È per questo che siamo esortati a non disprezzare la disciplina del Signore e a non scoraggiarci nemmeno quando Egli ci riprende (Ebrei 12:4-11).
Al contrario, noi possiamo benedire l’amore che ci educa, e domandare con Davide: “Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Provami, e conosci i miei pensieri. E vedi se v’è in me qualche via iniqua, e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).

2) PER INTERCESSIONE DI CRISTO:

Cristo, nostro sommo sacerdote, intercede per i suoi presso il Padre, affinché essi siano guardati dalle cadute. Egli “dimora in eterno… ond’è che può anche salvare appieno [oppure: sino al termine] quelli che per mezzo di Lui si accostano a Dio, vivendo Egli sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:24-25). Egli non permetterà che un solo riscattato si perda durante la traversata del deserto, ma, per la sua potente intercessione, li salverà tutti. Quale conforto per il credente avere il Cristo vivente che prega per lui!

3) PER AZIONE DELLO SPIRITO SANTO:

È per lo Spirito Santo che il credente fa morire gli atti del corpo (Rom. 8:13), cioè le manifestazioni della carne che è in lui. Il suo corpo è il tempio dello Spirito Santo e non gli appartiene più, perchè egli è stato riscattato a un gran prezzo: il sangue prezioso di Cristo. Egli deve dunque vegliare a non intralciare l’azione dello Spirito in lui, al fine di glorificare Dio nel suo corpo (1 Cor. 6:19-20).

4) PER L’AZIONE DELLA PAROLA DI DIO:

L’anima che si sottomette umilmente all’azione della Parola progredisce nella santificazione. “Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla
divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12). Guardiamoci dal sottrarci al taglio di questa spada! Nella sua preghiera sacerdotale, il Signore Gesù chiede a Dio di santificare i suoi per mezzo della verità, e aggiunge: “La tua parola è verità” (Giov. 17:17). “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona” (2 Tim. 3:16-17).

Ma se vogliamo che la Parola operi questa santificazione dell’intero essere, bisogna conoscerla e obbedirle. Davide poteva dichiarare: “Io ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Salmo 119:11). È dunque necessario che noi ce ne nutriamo, che la “divoriamo”, come diceva Geremia (Ger. 15:16).

E poi, abbiamo detto, bisogna obbedire alla Parola. Laddove questa obbedienza fa difetto, la Parola non può esercitare la sua azione santificante e il cuore si indurisce; ci si inganna da soli. “Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi” (Giac. 1:22). Il Signore Gesù ha insistito a più riprese sulla necessità di ubbidire alla sua Parola, i suoi comandamenti (Giov. 14:15,23,24). Su questo soggetto ci sono dati avvertimenti solenni. “Chi dice: ‘io I’ho conosciuto’ e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è in lui” (1 Giov. 2:3-6; ved. anche 3:24; 5:3-4).

5) CON LA CONTEMPLAZIONE DELLA GLORIA DI DIO:

La santificazione pratica si collega sempre a Cristo nella gloria. Il Signore Gesù si è “santificato” per i suoi, cioè si è messo a parte come uomo nella gloria “affinchè anch’essi siano santificati in verità” (Giov. 17:19).
Nella misura in cui non rattristiamo lo Spirito Santo, egli lega le nostre affezioni al Cristo glorificato, al fine di renderci sempre più simili a lui ogni giorno. L’apostolo Paolo desidera che il Signore raffermi il cuore dei Tessalonicesi “onde siano irreprensibili in santità nel cospetto di Dio nostro Padre quando il Signor nostro Gesù verrà con tutti i suoi santi” (1 Tess. 3:13; ved. anche 1 Giov. 3:2-3). II credente, di cui Cristo è il tesoro, avrà necessariamente il suo cuore nel cielo (Matt. 6:21). Questa contemplazione di Cristo nella gloria produce nel cristiano una conformità progressiva con il suo divino Modello. “E noi tutti contemplando a viso scoperto come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di Lui, di gloria in gloria, secondo che opera il Signore, che è Spirito” (2 Cor. 3:18).
Se noi facciamo della sua persona gloriosa l’oggetto della nostra contemplazione abituale, le sue perfezioni si rifletteranno necessariamente in noi, per la fede che le riprodurrà nell’uomo interiore e nella nostra vita. In effetti, questa conformità con Cristo si manifesfia in tutto il comportamento del credente che diviene così una “lettera di Cristo, conosciuta e letta da tutti gli uomini” (2 Cor. 3:2-3).

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