MIEI TESTIMONI di Corrie Ten Boom Campo di concentramento di Ravensbruck, 1944

… e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria… [Atti 1:8]

Una gelida mattina, molto presto, una settimana dopo la morte di mia sorella Betsie, presi posto nel gruppo delle prigioniere che, come al solito, si riunivano fuori della baracca.
“66730”.
“Questo e il mio numero” dissi debolmente, mentre prendevamo i nostri posti per l’appello.
“Ten Boom, Cornelia.”
“Questo e il mio nome,” pensai. Era strano che mi chiamassero per nome, quando si rivolgevano a noi sempre col numero!
“Venga avanti.”
Stavamo mettendoci in fila per I’appello. Dieci per riga, ogni cento donne un passo avanti. Le mie amiche mi guardarono con tristezza.
“Che cosa significa?” mi chiesi. “Punizione… liberazione… la camera a gas… inviata ad un altro campo di concentramento?”
C’era soltanto un pensiero che mi confortava: “che gioia che Betsie sia in cielo. Qualunque cosa terribile mi capiti oggi, non dovrà sopportarla.”
La guardiana, una giovane ragazza tedesca, mi gridò: “Numero 66730!”
Andai avanti, mi misi sull’attenti e ripetei le parole d’uso: “Schutzhaftling Ten Boom Cornelia meldet sich”. (la prigioniera Ten Boom Cornelia si presenta).
“Si metta al numero uno dell’appello.”
Andai a prendere il posto all’estrema destra, dove potevo osservare I’intero quadrato dello squallido campo. In piedi tra la folla non avevo avvertito troppo il freddo, ma ora il vento filtrava attraverso la mia veste lacera. Un’altra ragazza, giovane e spaventata, fu spedita accanto a me. L’appello durava tre ore, ed eravamo quasi congelate. La ragazza notò che ero infreddolita e mi massaggiò la schiena in un momento in cui le sentinelle non guardavano.
“Perché debbo rimanere qui?” chiesi battendo i denti.
La risposta venne dalle sue labbra livide in maniera quasi impercettibile: “una condanna a morte.”
Mi rivolsi al Signore: “Forse ora ti vedrò faccia a faccia, come Betsie, Signore. Fa’ che non sia un’esecuzione troppo crudele. Non gas, Signore, e neppure impiccagione. Preferisco essere fucilata, è più rapido. Vedi, senti, ed è bell’e finito.”
Mi voltai a guardare la giovane accanto a me. “Signore, questa è forse l’ultima possibilità che avrò di portare qualcuno a te prima che io arrivi in cielo. Serviti di me, Signore. Dammi tutto l’amore e tutta la sapienza di cui ho bisogno.”
“Come ti chiami?” le chiesi dolcemente, sempre sbirciando per vedere se le guardiane ci stessero osservando.
“Tiny.”
“Io sono Corrie,” sussurrai. “Da quanto tempo sei qui?”
“Due anni.”
“Non hai mai letto la Bibbia?”
“No, mai.”
“Credi nell’esistenza di Dio?”
“Si. Vorrei sapere qualcosa di più su di Lui. Tu lo conosci?”
“Si. Gesù, Suo Figlio, è venuto in questo mondo a prendere su di sé le nostre pene. È morto sulla croce, ma è risorto dai morti e ha promesso di essere sempre con noi. Mia sorella è morta qui. Ha sofferto tanto. Anch’io ho sofferto, ma Gesù è sempre con noi. Ha fatto un miracolo togliendomi tutto l’odio e l’amarezza che provavo per i miei nemici. Gesù è disposto a mettere nel nostro cuore l’amore di Dio attraverso lo Spirito Santo.”
Tiny ascoltava. Parlammo per tre ore, mentre le guardie completavano l’appello. Fu un miracolo, perché così ebbi la possibilità di spiegare a Tiny molte cose a proposito di Gesù. Le prigioniere dietro di noi ascoltavano anch’esse. Mi sentivo felice. Forse questa era l’ultima possibilità della mia vita, ma quale gioia!
Continuai: “Gesù vuole vivere nel tuo cuore. ‘Ecco, io sto alla porta e picchio,’ dice. ‘Se qualcuno apre la porta, entrerò’. Aprirai la porta del tuo cuore e lo lascerai entrare per trasformarti?”
“Si,” rispose.
“E allora parlagli. Digli qualunque cosa pensi. Ora hai un Amico che non ti lascerà mai sola.”
La sirena suonò e le guardie gridarono alle prigioniere: “Al lavoro!”
Migliaia di prigioniere corsero al loro posto di lavoro. Tiny scomparve dalla mia vista. Solo io rimasi ferma al mio posto, perché mi era stato ordinato di non muovermi. Non sapevo ancora quale destino mi attendesse.
Sapevo ad ogni modo che Dio, il quale non sonnecchia e non dorme mai, era ora con Tiny, e Tiny Io sapeva anch’essa. Nessuna di noi due sapeva in quel momento quanto ciò dovesse essere importante per il futuro di entrambe. AI disopra del frastuono del campo di concentramento mi parve di udire un canto di angeli.
Quindi sentii gridare il mio nome. Era forse la morte? Oh Dio, ti ringrazio, no. Era la vita. Venivo rilasciata. Più tardi seppi che la mia liberazione avvenne per un errore amministrativo. Ma per me non fu la fine di un’era, semplicemente l’inizio. Dinnanzi a me stava di nuovo il mondo.
[dal libro “Vagabonda per il Signore” di Corrie Ten Boom]

In una situazione così tragica, e di fronte alla possibilità di essere uccisa, il desiderio di Corrie era testimoniare dell’amore di Dio.
E noi, uomini e donne liberi, liberi di muoverci, liberi di parlare, quante occasioni abbiamo, e quante ne perdiamo?
Le persone intorno a noi hanno bisogno di conoscere l’amore di Dio. Se lo abbiamo conosciuto, se lo abbiamo sperimentato e gustato, mostriamolo con la nostra vita, testimoniamolo con le nostre parole, chiediamo ogni giorno a Dio di guidarci col Suo Spirito.
Coraggio fratello, coraggio sorella, siamo testimoni del Salvatore, del Dio vivente!

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