“I suoi capi giudicano per ottenere regali, i suoi sacerdoti insegnano per un profitto, i suoi profeti fanno predizioni per denaro, e tuttavia si appoggiano al SIGNORE e dicono: «Il SIGNORE non è forse in mezzo a noi? Non ci verrà addosso nessun male!” (Michea 3:11)

Ci sono dei comportamenti che sono inevitabilmente associati al potere e non al servizio, comportamenti che caratterizzano il despota e non il servo.
Il potere è caratterizzato da comportamenti doppi, opportunistici, che procurano successo.
I figli di Eli esercitavano il sacerdozio (1Samuele 2:12-17) come se fosse un normale lavoro dal quale cercare di trarre il massimo profitto. Il mestiere aveva sostituito la vocazione.
Eli si limitò a sgridare i propri figli come un padre che sgrida dei bimbi che stanno facendo rumore in cortile. Il suo intervento fu assolutamente inadeguato, ed onorò i suoi figli più di Dio. Eli non ebbe il coraggio di intervenire duramente con i propri figli e manifestò un comportamento parziale non andando fino in fondo alla questione come la legge prescriveva. Come Eli, ci sono molti uomini che hanno agito con parzialità, comportandosi in maniera diversa a seconda della convenienza.
Ad esempio, in Malachia 2:9 si legge di persone che avevano riguardi personali quando applicavano la legge benché fossero coloro che dovevano amministrarla.
Molti falsi servi annunciano ciò che la gente vuole sentirsi dire. È comodo parlare di pace fino a quando c’è qualcuno che provvede alle loro necessità.
Amano fare compromessi per mantenere la propria posizione.
Viviamo in un mondo in cui il successo di un uomo si misura dal numero di persone che riesce a dominare. Gli arroganti e i presuntuosi vengono elogiati mentre coloro che rinunciano ai propri diritti vengono chiamati deboli. La gente preferisce sentirsi dire delle comode bugie piuttosto che la triste verità, così si preferisce predicare su argomenti che suscitano un discreto interesse intellettuale ma non toccano la coscienza di nessuno.pastori che si fanno stipendiare e profumatamente, accettano regali, auto, case, vestiti, oro, cibo, cellulari, fotocamere digitali, orologi etc..
Questi servi (pastori) trattano il popolo come oggetti, come si vuole, come numeri per riempire chiese e dar sfoggio numerico, per ingigantire il loro ego che mostra la “SUA” chiesa numerosa agli altri con orgoglio, e impongono regole o leggi o idee secondo le proprie vedute.
Servire non significa mettersi sul pulpito ed elargire sermoni.
Servire non significa che tu sei il dispensatore ed hai la facoltà di decidere a chi dare servizio e a chi no. Non hai facoltà di sentenziare sulla sorte degli altri essendo tu stesso un servo e non il proprietario.

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