“…in modo che non potete fare quello che vorreste” (Galati 5:17)

Mentre Egli ci vuole servi, noi vogliamo essere padroni.
non ci chiede di fare le cose che vogliamo, di preparare il nostro modo, ma piuttosto di essere soggetti e camminare nel modo che Egli ha già preparato.
È impossibile per noi di fare un qualsiasi lavoro spirituale da noi stessi con il nostro potere, eppure ce la mettiamo tutta a guidarli e farli provenire da noi stessi.
“Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene” (Romani 7:18), “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” (Galati 2:20). chi vive in noi attivamente? Il vecchio uomo o Cristo? Chi fa le opere? Il vecchio uomo o Cristo? Chi manifestiamo nella nostra comunione con l’un l’altro e con gli altri uomini? Il vecchio uomo o Cristo?
Abbiamo noi la stessa mente di Cristo? Che cos’è questa mente? È la mente che lo portò alla croce. È la mente della negazione di sé e completa sottomessione alla volontà di Dio, perfino quando questa è la morte.
Noi non diventeremo gli uomini che Lui ha intenzione che noi siamo tanto quanto il vecchio uomo è in controllo. Egli non prende piacere nei cuori orgogliosi ma nei cuori contriti. Egli non prende piacere nelle menti con alte vedute ma nutrite con sentimenti – di umiltà.
È il debole, l’umile e quelli contriti di cuore che sono capaci di comunicare con Dio.
Quando il vecchio uomo è altezzoso e potente, quando la nostra carne è intatta, la nostra attitudine non è “non io ma Cristo” invece di “no Cristo ma io”. Perfino il lavoro che Egli ci può aver incaricato di fare può diventare un mezzo per noi di agire nel peccato della concupiscenza del vecchio uomo: potere, dominio, autorità, posizione. Invece di nascondere noi stessi come Cristo fece dopo aver fatto un miracolo, ci affrettiamo di metterci in evidenza, andiamo ai primi posti, cerchiamo l’approvazione degli altri.
Solo il dolore ci porterà all’umiltà. Come Cristo imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì (Ebrei 5:8), anche noi impariamo obbedienza dalle cose che soffriamo. La correzione, e il dolore sono considerati normali nella vita cristiana, e benché sia doloroso è usato dal Padre per farci diventare gli uomini che Egli vuole. il discepolo di Cristo è colui che rinuncia ad ogni cosa per il bene di Cristo e segue il Signore dovunque Egli lo chiama. È lui, che rimane fermo avendo gli occhi fissi sul Signore aspettando per i Suoi comandi.
Dato che la vita cristiana inizia con l’opera rigenerante dello Spirito, la vita cristiana può solo procedere attraverso l’opera dello Spirito seguita strettamente. È lo Spirito di Dio, infatti, che imposta “lo stile di vita”, il modo di vivere di un cristiano. Spesso sono i nostri interessi ed egoismo che gratifichiamo frequentemente nel nostro comportamento. “Camminare nello Spirito” implica, però, l’attiva determinazione, nella nostra vita quotidiana, di calcare le orme di Cristo sulla via dell’abnegazione e della croce. Chi vive, infatti, nello spirito di Cristo, come potrebbe “mordere, divorare e consumare” gli altri? Chi vive nello Spirito di Cristo persegue “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22).
Ogni giorno, perciò, il cristiano deve scegliere da che parte stare e vivere di conseguenza. seguendo l’impulso dello Spirito di Cristo e respingendo quello del nostro egoismo, “marciando ai Suoi ordini” è possibile essere vittoriosi e vivere come Cristo si aspetta dai Suoi discepoli. La vita nello Spirito è una vita vissuta in modo determinato. È “saltare giù dal letto” quando la sveglia suona, immediatamente, senza tante storie, senza indugio, non cedendo ai richiami della propria pigrizia e del sonno… “Dormire un po’, sonnecchiare un po’, incrociare un pò le mani per riposare… La tua povertà verrà come un ladro,
la tua miseria, come un uomo armato” (Proverbi 6:10-11). È vestirsi, infilarsi le scarpe, mettersi lo zaino e camminare decisamente senza ritardo verso la mèta. È il controllo su sé stesso che esercita la persona matura e responsabile che non ha bisogno che ci sia sempre qualcuno a sollecitarlo a fare il proprio dovere, magari minacciandogli dei castighi. Lo Spirito di Dio produce nel credente una trasformazione del suo carattere (5:22-23). Se lo Spirito, ad esempio, ci sospinge a perdonare chi ci ha fatto un torto invece di coltivare in noi il risentimento, allora siamo sotto il controllo dello Spirito
La vita condotta dallo Spirito implica ubbidienza attiva alla guida dello Spirito, una lotta costante contro i desideri della nostra natura peccaminosa mediante la potenza dello Spirito e la completa sottomissione al controllo dello Spirito di Cristo. Un tale modo di vivere ci può portare a fare esperienza concreta della libertà dal controllo che la nostra carnalità vorrebbe esercitare su di noi.

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