OLTRE LE DIGHE

Nelle conferenze missionarie incontravamo persone di tutto il mondo. Imparai di più sui cristiani che non avevano esattamente la nostra stessa dottrina. Da bambina avevo sempre pensato che la chiesa riformata olandese fosse la sola ad avere la giusta teologia.
Allorché il mio interesse per Cristo crebbe, venni a sapere di cristiani che sopportavano tante sofferenze per la loro fede. Papà mi parlò una volta dei cristiani in Russia. Essi amavano il Signore ed erano disposti anche a soffrire per Gesù. Conoscevano la Bibbia dalla prima all’ultima pagina e la osservavano attentamente.

Sentir parlare di cristiani che soffrono sembrava una cosa tanto strana. In Olanda eravamo liberi e per me era difficile immaginare che in un altro paese i cristiani venissero perseguitati.

Più di cinquant’anni dopo che papà mi aveva parlato dei credenti russi, la mia compagna di viaggio Ellen de Kroon e io ci recammo in Russia. Facemmo tutta la strada fino a un luogo nell’interno della Russia, vicino alla Siberia, e lì incontrammo una piccola comunità di credenti, così dediti al Signore, che erano una luce in quella terra desolata.

Una donna molto anziana, curva sotto il peso degli anni, il volto segnato da una vita di difficoltà estreme, mi si avvicinò e disse: “Corrie, da tanti anni prego per te”.
Ero sbalordita. “Come hai saputo di me?”
“Una volta ho ricevuto un pacco dalla Germania. Una delle scatole era avvolta in una pagina di un giornale cristiano e lì ho letto delle tue esperienze e del lavoro che compi. Dio mi ha detto di pregare fedelmente per te”.

Non cessa mai di sorprendermi il modo in cui il Signore crea fra credenti un vincolo che supera i confini, le razze e i colori. L’uomo ha tentato di stabilire questo vincolo spirituale con grandi consigli nazionali o mondiali e movimenti ecumenici; ma fallisce sempre quando lo Spirito del Signore non è presente.

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