TORMENTO O RIPOSO?

“Che profitto trae l’uomo da tutto il suo lavoro, dalle preoccupazioni del suo cuore, da tutto ciò che gli è costato tanta fatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolore, la sua occupazione non è che fastidio; perfino la notte il suo cuore non ha posa.”
(Ecclesiaste 2:22-23)

“Si trova sempre la paura in se stessi, basta cercare un po’ in profondità; fortunatamente si può agire”. Così s’esprime l’eroe di “La Speranza”, romanzo dello scrittore francese André Malraux.

Per mascherare la paura, dimenticare i dubbi e colmare quel vuoto che scopre continuamente in fondo a sé, l’uomo si getta o si lascia trascinare in un’attività spossante e senza tregua. In questa corsa febbrile, cerca sempre di impegnare la mente e il corpo con una nuova occupazione, spesso artificiosa.

L’organizzazione della nostra civiltà occidentale comporta orari di lavoro, agende di appuntamenti sempre sovraccariche, ritmi sostenuti, spettacoli o divertimenti sempre più avvincenti.

Ma, senza Dio, l’uomo non potrà trovare da sé il riposo, la sicurezza, e delle risposte certe ai suoi interrogativi. La soluzione proposta dal romanziere, cioè l’azione, in realtà costituisce una fuga in avanti che sfocia quasi sempre nella disperazione.

Soltanto la grazia di Dio dà il riposo al nostro cuore stanco di questo mondo e di se stesso.

È ricercando Dio che l’uomo può vedere scomparire la paura e trovare la pace e la felicità; è accettando l’invito di Cristo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).

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