Il dolore è il gran maestro degli uomini.

Chiaro che questo è un concetto fondamentale, che suona così ostico agli orecchi della società moderna, edonista per eccellenza
Senza di esso non avrai alcun modo di sviluppare gli anticorpi necessari a resistere alle avversità della vita.
La sofferenza è un mezzo non solo necessario, ma altresì fecondo e, perciò, anche utile in se stesso, per liberarci dal velo delle false apparenze, dal frenetico attivismo, dall’invidia, dall’ambizione, dal potere, dal dominio, dall’autorità, dalla posizione, dalla volontà di ferire i propri nemici, dalle delusioni e dagli insuccessi passeggeri, che noi così spesso siamo portati a ingigantire per poterci autocommiserare senza ritegno.
Sotto il suo soffio si sviluppano le anime.
Il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole.
Attraverso la sofferenza c’è la consapevolezza di non essere assoluto, di non credersi un dio a cui tutto è permesso. Diventa consapevole della fallibilità di ogni calcolo e dell’insicurezza di ogni progetto.
Colui il quale molto ha sofferto è più sapiente di colui il quale molto ha gioito. Uno spesso impara di più da dieci giorni di sofferenza che da dieci anni di contentezza.
La sofferenza, per quanto ti possa apparire strano, è il nostro modo di esistere, poiché è l’unico modo a nostra disposizione per diventare consapevoli della vita.
Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici. È il dolore quello che sviluppa le facoltà dello spirito.
Tutti i piccoli vizi coi quali ci amareggiamo e guastiamo la vita bella e breve, l’ira, l’impazienza, la menzogna, tutte queste odiose e luride piaghe che ci deformano vengono bruciate in quell’uomo da lunghi e profondi dolori. Un uomo pieno di comprensione e di affetto che, a furia di tremende sofferenze e di gravi privazioni impara a sentirsi debole senza vergognarsi, e ad affidarsi nelle mani di Dio.
Nessuno meglio di lui ha compreso tutta la vacuità delle umane ambizioni e tutta la stoltezza di ogni forma di orgoglio e presunzione.
La sofferenza appare luogo dell’incontro dell’uomo con
Dio, un incontro che crea legami più stretti tra la creatura e il Creatore.
La sofferenza può mostrarci i lati migliori di noi stessi dato che ci obbliga ad apprendere dai nostri errori e dare più valore alle cose o alle persone che ci stanno attorno.
Pensate un pò, Gesù benché fosse Figlio di Dio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì. Spesso attribuiamo il dolore e la sofferenza come causa del peccato ma non può essere così, altrimenti dovremmo mettere in dubbio che Gesù fosse senza peccato.
Soffrire senza lamentarci è l’unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita. La correzione, la sofferenza e il dolore sono considerati normali nella vita. Bisogna incominciai a capire che i dolori non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore, ma per maturarci.

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