Quello che non hai domandato

“Oltre a questo io ti do quello che non mi hai domandato …” (1Re 3:13)

Poco dopo l’incoronazione, Dio apparve, in sogno, a Salomone e gli chiese: «Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda». La risposta del giovane re fu: “Dà al tuo servo un cuore intelligente per amministrare la giustizia e per discernere il bene dal male …” . Sintetizzando questa richiesta potremmo renderla così: “Signore tu mi hai messo in una posizione di enorme privilegio e responsabilità. L’incarico che mi hai dato va ben oltre le mie capacità. Ti prego, dammi la possibilità di portarlo a compimento”. A voler essere ancor più brevi: “Signore aiutami a essere quello che Tu vuoi che io sia!”. La richiesta di Salomone piacque a Dio, il Quale non si limitò a concedergli quanto chiesto, ma S’impegnò a dargli quello che non aveva domandato. La fiducia del figlio di Davide, il riconoscimento di un proposito e di un disegno divino superiore alla propria volontà e al proprio piano, lo misero nella benedetta posizione di affidarsi totalmente a Dio, ricevendo come “effetto collaterale” le cose che non aveva chiesto.

A noi, oggi, questa storia insegna una verità molto semplice: agli occhi onniscienti di Dio quello che non domandiamo ci qualifica di più e meglio di ciò che domandiamo. Per realizzare la stessa benedizione di Salomone, però, non basta semplicemente dire o fare la cosa gradita a Dio, ma essere la persona che Egli gradisce. E la persona che Dio gradisce è quella che confida in Lui, riconosce in Lui lo scopo della propria vita e a Lui si affida completamente, senza “se” e senza “ma”. Tutto ciò non ci fa pensare alle parole di Gesù quando dice: “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più”?

Carissimi, di che cosa sono piene le nostre preghiere? Quali sono le cose che stiamo domandando? Non c’è nulla di male a chiedere un lavoro se non l’hai, una guarigione se sei malato, una liberazione se sei maltrattato o una compagnia se ti senti solo… ma perché cerchiamo queste cose? Vogliamo realizzare noi stessi o Cristo in noi? La nostra volontà o la Sua? Il nostro piano (limitato e miope) o il Suo proposito eterno?

La soluzione, ovviamente, non è in una preghiera ben presentata… ma in un cuore che cerca e desidera prima di tutto (e in ogni modo) di glorificare Cristo. Non sono le nostre preghiere che devono cambiare, ma la nostra mente. Non sono i nostri desideri carnali che devono essere soppressi, ma il nostro cuore che deve essere trasformato. Bisogna essere nati di nuovo, ed è necessario che la vita nuova di Cristo cresca e abbondi in noi per realizzare una tale grazia. Tutto ciò non è facile, anzi è impossibile… ma a Dio ogni cosa è possibile e… ogni cosa è possibile per chi crede. E quando, mediante la fede nel prezioso Nome di Cristo, la Grazia di Dio avrà profondamente permeato la nostra vita, sapremo chiedere quello che Egli gradisce e ricevere dalla Sua mano quello non abbiamo domandato.

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