Che cosa sto “tessendo”?

“… tessono tele di ragno… Le loro tele non diventeranno vestiti, né costoro si copriranno delle loro opere” (Isaia 59:6)
“… sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi” (Apocalisse 19:7, 8)

I due passi biblici lontani fra loro nel tempo e nelle circostanze hanno in comune una semplice figura: le opere degli uomini sono come un vestito che descrive apertamente la loro natura interiore, la loro condizione spirituale. Isaia paragona le “tele” tessute dai suoi superficiali e malvagi contemporanei (seppur formalmente religiosi) a quelle di un ragno, per concludere che essi non si copriranno mai delle loro opere malvagie. Per quanti digiuni, feste e preghiere potessero organizzare, sarebbero apparsi dinanzi a Dio come, secoli dopo, i loro epigoni, i cristiani di Laodicea: infelici, miserabili, poveri, ciechi e nudi.

L’altra immagine, gloriosa e meravigliosa riguarda tutti i redenti nel sangue dell’Agnello, invitati alle Sue nozze: Giovanni vede la Sposa vestita e adorna con l’abito ricavato dal prezioso tessuto delle opere dei santi. È un abito la cui fattura e bellezza non si può dire con parole umane né descrivere con concetti terreni. È una figura ma efficacissima e difficilmente fraintendibile. La Sposa non sarà vestita di dogmi, di riti o di gesta eroiche, non avrà ricami appariscenti né colori sgargianti: ma un semplice, fino, risplendente e puro lino, le opere giuste dei santi. Soltanto con molta distrazione e con buona dose d’insincerità si può trarre da questa figura la falsa dottrina della giustificazione mediante le buone opere. Il tessuto di quel vestito non ha niente a che fare con la natura, gli sforzi, la capacità e la volontà dell’uomo ma è prodotta unicamente e direttamente dalla grazia di Dio: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10). Soltanto diventando delle nuove creature, mediante la fede nel sacrificio di Cristo, potremo vedere lo Spirito Santo influenzare e modellare pensieri, sentimenti, parole e azioni per produrre un tessuto unico e nuovo, quello della grazia di Dio!

Sì carissimi amici e fratelli, se vogliamo comparire dinanzi a Dio “vestiti e non ignudi”, è inutile perdere tempo a tessere stoffe sgargianti e chiassose di conoscenza terrena, bontà umana e formalismo religioso. Tutta questa “giustizia” appare agli occhi di Dio per quel che effettivamente è: come un abito sporco (Isaia 64:6). Vale la pena, questa mattina, di esporci alla luce dello Spirito Santo, guardarci nello specchio della Parola di Dio e vedere quel che siamo veramente. E se le nostre vesti dovessero apparire sporche, raffazzonate o addirittura inesistenti, non perdiamo tempo, apriamo la porta a Cristo per comprare da Lui delle vesti bianche per vestirci e perché non appaia la vergogna della nostra nudità.

Signore, aiutaci!

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