LA PERVERSITA’ DEL CUORE-QUARTA PARTE

 Le Perversità del Cuore (4) 

IL CUORE CHE MEDITA DISEGNI INIQUI

“Sei cose Dio odia, anzi sette gli sono in abominio: … Il cuore che medita
disegni iniqui … ”
 (Proverbi 6:16,18)

In questo articolo trattiamo la quarta perversità del cuore.
Dopo aver parlato di ciò che si manifesta apertamente, ora il testo si riferisce ad una condizione interiore, intima, che rimane nascosta nel segreto del cuore per poi manifestarsi in maniera subdola ed inattesa, colpendo i deboli.
I disegni iniqui sono il risultato di un rancore profondo, di un odio che avvelena l’anima ed attende il momento opportuno per manifestarsi. Fin dai tempi antichi “il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Genesi 6:5).
Dio afferma che “il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin dall’adolescenza” (Genesi 8:21).

Un tragico esempio
Ci riferiamo a quello di Erodiada, nipote malvagia di Erode il Grande, moglie di Filippo, che abbandonò preferendo Erode Antipa, al quale Giovanni aveva detto: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello. Perciò Erodiada gli serbava rancore e voleva farlo morire ma non poteva… Ma venne un giorno opportuno…” (Marco 6:18, 19, 21).
Il cuore che medita disegni iniqui è agitato e sconvolto da un continuo risentimento, che procura amarezza ed odio.
La persona perde il sonno ed è in attesa del momento propizio per sferrare il colpo, proprio come un serpente, che si nasconde e al momento giusto colpisce, avvelena ed uccide la sua preda.
Quel disegno iniquo di Erodiada venne attuato in un giorno che doveva essere di festa, in occasione del banchetto per il compleanno di Erode, al quale erano invitati i “grandi della sua corte”, gli “ufficiali” e i “notabili della Galilea”(Marco 6:21).
L’astuzia malefica di questa perfida donna fu attuata quando il re non poté venir meno alla parola data.
Ella aveva meditato e studiato tutti i particolari ed attendeva il momento più opportuno per portare a termine il suo disegno nefando.

Un’involuzione fatale
Inizia tutto con il rancore, un sentimento nascosto caratterizzato dal malanimo, che nel tempo si sviluppa, aumenta e si consolida fino a manifestarsi in tutta la sua violenza.
Inizia come freddezza, in seguito diventa indifferenza, poi insofferenza e infine repulsione.
Il passo successivo è l’avversione verso l’individuo, che diviene così l’antagonista, a danno del quale prima o poi viene attuata la vendetta.
Erodiada, offesa dalle parole di Giovanni il Battista, che aveva sancito la sua condanna morale, era giunta progressivamente ad attuare la vendetta.
Così agisce questo veleno spirituale, capace di contaminare il cuore dell’individuo, che coinvolge altri nell’intento di realizzare la propria rivalsa.
Il prossimo viene coinvolto e senza rendersene conto cade nella rete, che diviene una trappola dalla quale non ci si può liberare.

Un pericolo per tutti
Il consiglio della Parola di Dio è molto preciso.
I cristiani debbono badare a se stessi e debbono stare “in guardia per non essere trascinati dall’errore degli scellerati” (2 Pietro 3:17).
Giovanni apostolo, verso la fine del primo secolo, fu ispirato dallo Spirito Santo a scrivere sull’argomento del rancore e dell’odio: “Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre” (1 Giovanni 2:9).
“Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna” (1 Giovanni 3:15).
“Se uno dice: Io amo Dio, ma odia il suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello” (1 Giovanni 4:20, 21).
“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore” (1 Giovanni 4:7, 8).

da: Risveglio Pentecostale 11-2003

Francesco Toppi

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