CHI HA SOFFERTO IN CARNE HA CESSATO DAL PECCATO…

1 Epistola di Pietro 4:1

Dedicato a tutti coloro che sanno riconoscere che i più grandi dolori non sono quelli del corpo ma quelli dell’anima. Dedicato a te uomo o donna di Dio che soffri di questi dolori, poiché senza che te ne renda conto, stai già salendo verso il Trono di Dio nella Gloria.

“Poiché dunque che Cristo ha sofferto per noi in carne, ancora voi armatevi del medesimo pensiero, che chi ha sofferto in carne ha cessato dal peccato.” (1 Pietro 4:1)

Parole come acque profonde, di un santo profondamente convertito nella sua età matura, capace di fortificare i fratelli, incoraggiandoli senza signoreggiarli.

Tutti noi, viviamo tempi di stanchezza, tendiamo a smarrirci lungo il cammino, allora è più importante che mai, avere dell’olio di riserva, essere cosparsi col sangue di Gesù, per riprendere forza e coraggio per il nostro proseguo.

Quando leggiamo che Gesù soffrì in carne, non limitate la sua sofferenza a quella notte al Getsemani, ne alla sola Via dolorosa. Riguarda a quelle parole:

“Agnello di Dio, immolato in spirito, avanti la fondazione del mondo, quando Egli disse al Padre: ECCOMI”.

La sua vita in carne, tutto il suo cammino furono saziati da dolore e vituperio, tutta la Sua Grande Vita, fu vita di passione. Ma prima di proseguire, meditiamo su cosa sia soffrire nell’animo.

Soffrire nell’animo, è un soffrire in quelle capacità quali l’intelletto, le emozioni, gli affetti e i risentimenti umani che stanno fra spirito e materia, adesso seguiamo quella grande vita, osserviamolo nell’aspetto, nel suo parlare, senti i suoi molti sospiri, spesso gemiti:

“Sospirò grandemente…fremette in spirito…fremette in se stesso…fino a quando sarò con voi…fino a quando dovrò sopportarvi…Padre salvami da quest’ora…Passi questo calice…ma pure la tua volontà sia fatta…Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato. Privato per brevi istanti, breve tempo, che vale secoli nella comunione paterna, poi chinò il capo.

Dopo aver compreso, anche solo in parte, che Cristo ha sofferto in carne, allora anche noi dobbiamo armarci del medesimo pensiero (sentimento) che invade mente e cuore, allora saprete in voi stessi, che colui che ha sofferto in carne ha cessato dal peccato.

“Diceva poi a tutti: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua.” (Luca 9.23)

Cristo l’unto di Dio, imparò l’ubbidienza dalla sofferenza…

“Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì” (Ebrei 5:8)

Un distinguo è necessario, visto i molti e attenti cavillatori d’ogni tempo, pronti ad usare, fosse anche solo una virgola al posto sbagliato, per dire attenti fratelli ecco un lupo, io l’ho scoperto, come se Dio e lo spirito che è fra voi o in voi fosse in ferie…

Vi è lo Spirito Santo e lo spirito dell’uomo, lo Spirito santo è lui che testimonia allo spirito nostro che si è adottati figliuoli di Dio, testimonia veracemente e con potenza, senza lasciare alcun adito a dubbi, poiché chi dubita sappiamo che:

“Chi dubita rassomiglia a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là.” (Giacomo 1.6)

La santità (separazione, essere appartati e purità) comincia dal di dentro, nello spirito dell’uomo, poi passa all’animo (intelletto, emozione, affetti, risentimenti) e solo alla fine dopo aver ricreato questi a Sua Immagine e somiglianza, sarà visibile anche all’esterno, mai l’opposto come sono soliti fare i religiosi d’ogni tempo.

Carne, soffermiamoci brevemente, ha due significati. Carne nel senso di corpo fisico, tangibile e nel senso della nostra propria volontà, desideri, emozioni. Un uomo carnale è quello governato unicamente dal visibile, dal proprio cuore e la propria mente. All’opposto vi è lo spirituale, sottomesso e governato dal Cielo. Ma, vi è un grande “MA”, in questo nostro peregrinare come forestieri su questa terra, carne e spirito si muovono nello stesso uomo o donna, in un conflitto che ha termine solo quando lasciamo questo nostro tabernacolo, non è una giustificazione di alcuna sorta, ma una consapevolezza necessaria.

Più cresci nel Signore, più la tua carne diverrà insolente e sensibile, è allora che lo Spirito Santo ti ripete dal continuo “RINUNCIA A TE STESSO” solo quando lo avrai fatto senza remore ne condizioni, ne in parte ma totalmente, allora potrai dire in Verità “HO ACCETTATO IL SIGNORE” OVVERO SEI ORA STATO RICONOSCIUTO QUALE FIGLIO, IN CUI IDDIO PADRE S’E’ COMPIACIUTO.

Ma importante è dire, come risulta facile ai più, per l’umano, chi ha sofferto in carne o prende la sua croce, è un atto volontario di rinuncia a se stessi, non una disgrazia, un lutto, un incidente o quant’altro contro cui nulla possiamo o abbiamo potuto, attento, non è un subire, è un accettare che nulla di buono e’ in noi ma solo dal cielo.

Ogni santo, non è esentato dalle passioni come per magia, la vita santa non è apatia, non è separazione dagli altri, ma da noi stesso per il Cielo. E’ sentire fortemente, un volgere, un consacrare temperamenti al servizio in Lui, Lui non distrugge l’umano, ma gli dà la grazia che sia diretto dal Cielo, allora:

Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra,
le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà:
«Questa è la via; camminate per essa!» (Isaia 30:20-21)

Elia sottoposto a passioni come ogn’uno di noi, non ne fu scoraggiato, ma pregò. E’ morire ogni giorno nell’umano, per resuscitare in Cristo dal continuo in speranza vivente, nello spirito.

“Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca.” (Giovanni 3.30)

Tu uomo o donna di Dio che soffri di questi dolori, ricorda senza che te ne renda conto, stai già salendo verso il Trono di Dio nella Gloria.

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