LA VITA DISORDINATA DELL’UOMO

Il peccato viene presentato come rottura del rapporto dell’uomo con Dio, come un muro di separazione tra l’uomo e Dio; dal rapporto di corrispondenza, amore, obbedienza, si trasforma in un rapporto di avversione, odio e disobbedienza. L’uomo vuol contare esclusivamente sulle proprie forze, rientra in sé stesso e si chiude.
Guarda come si fa piccino, come striscia, come per tutto il giorno prova una vaga paura, schiavo e prigioniero della considerazione che lui stesso ha di sé. L’opinione pubblica è un tiranno ben debole a paragone dell’opinione privata che abbiamo di noi stessi. Inganni e illusioni sono credute le verità più sincere. Camminare con gli inganni, con le illusioni, con le opinioni, con il pregiudizio, con le convinzioni, con la tradizione, con l’apparenza, è come camminare in mezzo al fango e alla melma. In tal modo si rende schiavo del peccato: diventa schiavo di sé stesso volendo fare lui da padrone. Il peccato sta nel fatto che l’uomo rifiuta l’amore e la grazia di quel Dio che lo chiama a vivere in comunione con Lui. L’uomo che crede di bastare a se stesso diventa schiavo dei propri impulsi. La libertà che si pensa padrona di sé si rende presto schiava dell’egoismo sfrenato. La libertà appare degradata al livello degli istinti, in continua collisione con la libertà degli altri e quindi creatrice di fratture profonde. Affida la sua fame di novità a desideri senza limite. La libertà che fa perno su di sé, isolandosi da Dio, chiude anche alla gioiosa relazione con gli altri e con il mondo. L’uomo schiavo di sé stesso ricerca una propria onorabilità, una considerazione di sé stesso, delle proprie capacità e della propria identità, impegnandosi attivamente, intensamente e quotidianamente a conservarla, in modo da tutelarla e salvaguardarla con forza e convinzione. Nella società moderna l’uomo si sta trasformando verso ciò che gli fa ottenere dei privilegi e dei favoritismi, e per una gratificazione solo ed esclusivamente economica.
L’ansia e la tensione incessante è molto simile a una forma di malattia incurabile. Noi abbiamo la tendenza a esagerare l’importanza del lavoro che svolgiamo. Quanto siamo determinati a non vivere nella fede. Per tutto il giorno rimaniamo in allerta, anche con la paura di non essere stati utili e di perdere qualche ricompensa, di notte malvolentieri diciamo le nostre preghiere e ci rimettiamo alle incertezze. Ci sono molti che si lamentano energicamente e inconsolabilmente perché, come dicono, stanno facendo il loro dovere. Il movente principale è la vanità, assistita dall’amore per l’aglio, e per il pane e burro. Con ogni tempo, in ogni ora del giorno e della notte, sono così ansiosi di migliorare qualsiasi attimo del loro tempo, spesso spinti dall’amore per le novità e dalla considerazione delle opinioni altrui.
In generale ci si preoccupa molto più di avere vestiti alla moda, o almeno puliti e senza rammendi, che di avere una coscienza limpida. Per molti sarebbe più facile spingersi in città zoppicando a causa di una gamba rotta, che indossando un paio di pantaloni strappati. Spesso capita che se un gentiluomo ha un incidente alle gambe, queste possono essere riaggiustate, ma se un analogo incidente capitasse alle gambe dei suoi pantaloni, non c’è scampo, perché lui stesso tiene in gran conto non tanto ciò che veramente è degno di rispetto, ma ciò che viene ritenuto rispettabile. La gente viene giudicata dai vestiti che indossa. Il possesso di ricchezza, insieme al solo sfoggio di abiti e auto, fa ottenere al possessore un rispetto quasi unanime. Ma coloro che cedono a tale rispetto non sono altro che dei pagani. Addirittura ricercano il bisogno di cambiare spesso acquistando vestiti nuovi, giacche, pantaloni, maglie, gonne, scarpe, e ne fanno oggetti adatti ad adorare Dio, senza quindi mai spogliarsi dell’uomo vecchio vivendo in maniera ipocrita. È molto meglio tenersi vestiti vecchi ed essere rivestiti dell’uomo nuovo.
Quando l’avidità diventa il fattore predominante dell’esistenza: L’amicizia, la lealtà, la solidarietà, la verità, la correttezza ed altro, vengono tutte smorzate e soffocate da un egoismo sordido e viscido che fa perdere il vero senso di esistenza basata ed ancorata saldamente ai veri valori.
I ricconi non si accontentano di vivere comodamente al caldo, ma vogliono sentirsi innaturalmente surriscaldati, e si cuociono. La maggior parte dei lussi, e molti dei cosiddetti comfort della vita, non solo non sono indispensabili, ma costituiscono veri e propri intralci alla crescita e al scoprire il senso della vita. Quando si surriscalda desidera maggiore abbondanza e ricchezza, case più ampie e più sontuose, un maggior numeri di vestiti più raffinati, e cose simili.
L’uomo schiavo di sé stesso vive nutrendosi costantemente di paure e preoccupazioni, tende a fantasticare ad occhi aperti, e ad agire senza riflettere. Si finge e si infinge molte volte con obiettivi strumentali; ma anche dietro i più alti ideali si nasconde l’insicurezza ed il pessimismo e ci si accontenta infine delle poche gioie effimere e passeggere.

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