L’ESSERE IMPULSIVI

L’impulsività è una tendenza a rispondere rapidamente a uno stimolo, interno o esterno. L’uomo vive con un’impulsività troppo accentuata e segue troppo spesso solo l’istinto. Gli impulsivi rispondono troppo velocemente (a scapito dell’accuratezza delle loro risposte), interrompono frequentemente gli altri quando stanno parlando, non riescono a stare in fila e attendere il proprio turno. Oltre ad una persistente impazienza, l’impulsività si manifesta anche nell’intraprendere azioni pericolose senza considerare le possibili conseguenze negative.
Il termine impulsività, infatti, comprende tutte quelle attività dalle quali si ha la sensazione di non riuscire a sfuggire, come se fosse qualcosa di “più forte” che comanda il proprio comportamento e da cui non si riesce a svincolarsi e a cui non si riesce ad opporsi.
L’impulsività è la conseguenza di stati emotivi dolorosi – paura, tristezza, vergogna, colpa, vuoto – che non si riescono a gestire in altro modo. Spesso la rabbia è la trasformazione disfunzionale di altre emozioni, attaccare l’altro ha lo scopo di neutralizzare una percezione di inadeguatezza, inferiorità, incapacità.
Molti hanno manifestazioni comportamentali: irrequietezza motoria, difficoltà nel prestare attenzione a un compito per i tempi richiesti, risposte date senza riflettere, difficoltà nelle relazioni interpersonali.
Dobbiamo cercare di esaminare attentamente tutte le possibili conseguenze dell’azione che si vuole attuare, sia quelle negative, ma anche quelle positive.
In generale una buona strategia per combattere l’impulsività è dedicarsi frequentemente a pratiche meditative: studio e preghiera.
Così è l’impulsivo: facile all’entusiasmo, ma incostante; ottimista, quando si tratta di sé e delle proprie capacità, ma irriflessivo, troppo in braccio al sentimento e all’immaginazione. Ha del buono, ma, se vuol concludere di più nella vita, deve abituarsi a riflettere, a fare dei piani dettagliati e meditati, a seguire il consiglio.
Nel carattere di Gesù non c’era né impulsività né impassibilità, ma solo una forza pervasa di calma che non cedette mai allo sgomento. Molti di noi sviluppano il loro cristianesimo seguendo le peculiarità del loro carattere, e non di quello di Dio. L’impulsività, come abbiamo visto, è una caratteristica della natura umana, ma Gesù Cristo la ignora perché intralcia e frena lo sviluppo della vita del discepolo. Osserva come lo Spirito di Dio censura l’impulsività.
Quando Dio ti mette davanti ad un periodo di tempo che è come una pausa, uno spazio vuoto, non cercare di riempirlo, ma aspetta. Non cercare mai di precedere Dio che ti guida; non devi mai agire sotto l’impulso di quello che senti.
“Metterò la mia vita per Te”. L’affermazione era sincera, ma priva di conoscienza. “Gesù gli rispose: ….e il gallo non canterà che già tu non m’abbia rinnegato tre volte”.
L’impulsività può spingere a tentar di camminare sull’acqua, ma camminare sulla terraferma è tutt’altra cosa. Pietro camminò sull’acqua per andare incontro a Gesù, ma sulla terra Lo seguì da lontano. È innata in noi l’idea di che per Dio dobbiamo fare cose eccezionali, ma non è vero. Dobbiamo essere eccezionali facendo cose comuni, essere santi percorrendo strade modeste, fra gente bassa.
Può ben darsi che un’istintivo devozione ci faccia sentire attratti da Gesù, ci faccia avvertire il Suo fascino; ma questo non basterà a fare di noi dei discepoli.
Il vero entusiasmo lo si trova nell’ubbidire a Dio, e non in un desiderio di servirLo, nato da una natura umana non disciplinata.

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