IL FUOCO DI DIO

In ogni frazione di secondo il fuoco di Dio quando ci si avvicina ci trasmette parte di Sé sospingendo, attraendo noi nel Suo turbine, nello stesso verso del Suo, intonando l’armonia.
Il fuoco dona calore e luce ma, nel mentre, consuma e divora. Da quella morte, nasce la nostra vita.
Il cristianesimo è la vita in Cristo. E Gesù Cristo non si ferma mai alla negazione, al rifiuto. Siamo noi che abbiamo caricato l’uomo di tanti fardelli. Gesù non dice mai: “Non fare, questo non si deve fare”. Il cristianesimo non è fatto di proibizioni: è vita, fuoco, trasformazione, illuminazione.
Il fuoco presenta delle caratteristiche singolari, amate e odiate, apprezzate e invise: illumina e riscalda, vivifica e distrugge, rende visibili le forme e non ha forma in sé, è sulla terra ma si protende verso il cielo, dà certezza ma incute timore, è sublime ma tremendo, può essere visto e usato, mai circoscritto e definito.
Il fuoco è un elemento illuminante che implica il tema della visione, della contemplazione del volto di Dio. Ma molti preferiscono dare attenzioneesclusiva a parlare sul prosperità e loro dimenticano che Dio non sparge la Sua gloria su un altare sporco. Sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione del volto di Dio, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.
Il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione. Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale mèta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore. Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. Sono come legati, tutti coloro che portano amore alle cose e a sé stessi, pieni di bramosia e di curiosità, svagati, sempre in cerca di mollezze.
Per tutta la vita si sarà oggetti, anche se non lo si vuole, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarà trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensieroso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di saggezza che viene da Dio si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando più a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità.
Solo chi giunge a non amare più sé stesso, e ad attenersi soltanto alla volontà di Dio e di Colui che ti ho mostrato quale Padre, avrà la vera fede.
Il fuoco è un elemento che ha lo scopo di illuminare, purificare, confermare nella fede. Il fuoco è il segno della prova di crescita e di maturità del singolo, indispensabile dimensione per la verifica del cammino di fede. L’oro, che pure è destinato a perire, viene saggiato con il fuoco, allora è logico che anche la fede – che è molto più preziosa dell’oro – attraversi
delle prove; le prove sono come il fuoco. Portando ad alta temperatura il blocco di oro impuro, perché mescolato con tanti altri elementi, si crea una scissione ed esce dalla fornace – dal crogiuolo – l’oro puro; il resto è scarto. Ma l’oro puro si ottiene ad altissima temperatura, quindi il fuoco permette la separazione dell’oro puro dallo scarto. In questo il fuoco prova, purifica, fa sì che l’oro diventi prezioso; quanto più è puro, tanto più è prezioso.
Non è possibile maturare nella vita di cristiano senza una verifica radicale e l’annullamento dei fenomeni alienanti che insidiano le scelte cristiane (capacità di lotta contro il male e il disordine esistenziale). Il fuoco è il segno della purificazione dall’alto e si proietta verso l’alto (il cielo). Non è possibile accedere a Dio senza passare attraverso il fuoco purificatore di Dio perché l’incontro con Dio richiede una purezza assoluta.
Dio non ammette che ci sia un’altra divinità, cioè Mammona o sé stessi. Quindi si deve scegliere. La scelta diventa una esigenza altrimenti si finisce per zoppicare da entrambi i piedi.
È una immagine, strana, provocatoria. In genere chi zoppica è perché ha una gamba più corta
dell’altra, ma se si accorcia anche l’altra non si zoppica più. Zoppicare da entrambi i piedi ha il significato di camminare storti in tutti i modi. Quasi come due sono le gambe, due sono gli dei in concorrenza, c’è una alternativa. Questo è un atteggiamento molto frequente e un principio di attualizzazione sta qui; l’idolatria è un problema di sincretismo che è di fusione, di mescolanza, di confusione. Non è la negazione del cristianesimo, maè l’adattamento, la deformazione, la confusione, oppure è la manifestazione istintiva di ciascuno che adatta il cristianesimo al proprio gusto e alle proprie esigenze.
Il fuoco di Dio contribuisce a raffreddare il nostro ardore, le nostre passioni.

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