LA FEDELTÀ: UNA SCELTA

Ogni mattina, alle otto e venticinque in punto, facevo scendere dall’auto la mia figlioletta impaurita e riluttante e l’accompagnavo all’asilo.

Ogni giorno ci attendevano la solita routine e gli stessi gesti rassicuranti: un grosso abbraccio, un bel sorriso e una forte stretta di mano.

Il tutto per convincere la mia paurosa figlioletta che “la mamma ritornerà”.

Non ero l’unica a compiere questo rituale.

All’inizio c’erano molte gambe tremanti davanti alla scuola e bambini di cinque anni con gli occhi pieni di lacrime all’idea di dover affrontare quelle tre ore terribili.

Poi, ad uno ad uno, divennero più coraggiosi e presto rimasero solo due bambini: la mia Amy e Jeffy, un ragazzino dai capelli ispidi.

Jeffy era accompagnato in classe ogni mattina da suo padre, il classico tipo sportivo che fa shopping nella Fifth Avenue: mascella quadrata, abiti firmati e un sorriso perfetto in grado di penetrare in un lampo nel cuore di chiunque.

Poi il padre di Jeffy ed io ci ritrovammo, per caso, a tornare insieme verso l’auto un giorno dopo l’altro.

Mi accorsi sin dall’inizio del suo atteggiamento cordiale verso Amy e della sua premura nei miei confronti.

Dapprima scambiavamo poche parole, che presto si trasformarono in una conversazione vera e propria.

Era simpatico? Sì!

Bello? Certo!

Mi faceva la corte? Eccome!

Ammetto che cominciai a sentirmi inquieta.

Ma, come accade abitualmente, mi convinsi che non stavamo facendo niente di male, e ogni volta che parlavamo i miei sensi di colpa diminuivano.

Mi piaceva la sua amicizia, le attenzioni di cui mi circondava, i sentimenti che provavo segretamente, e continuavo a ripetermi: “È solo un’amicizia; non c’è altro”.

Poi, una mattina, il mio cuore fu illuminato.

Mi resi conto dove stavo andando.

Avevo deciso di alzarmi prima in modo da potermi pettinare e truccare più accuratamente.

Volevo apparire più bella possibile solo per… un amico?

Alle sette e trenta di mattina?

Sapevo che mi piaceva vederlo.

Ero troppo felice delle sue gentilezze, e la situazione stava diventando pericolosa.

Mi comportai da vigliacca e decisi di scomparire, semplicemente.

Cambiai l’orario in cui accompagnavo Amy a scuola e giunsi perfino in ritardo per qualche giorno, proprio per essere certa di non incontrarlo.

Volevo comportarmi da persona responsabile, perciò raccontai tutta la storia a mio marito.

Infine chiesi perdono al Signore e lo ringraziai per avermi aperto gli occhi in tempo.

“Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adùlteri” (Ebrei 13:4).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *