LA REALTÀ DI DIO E IL SUO MODO DI PENSARE

Tante volte ci mettiamo al posto di Dio: facciamo dei nostri ragionamenti e diciamo che sono i ragionamenti di Dio, senza pensare che ci sono dei ragionamenti nostri che si oppongono direttamente a quelli di Dio.
Noi spesso facciamo confusione tra i nostri tempi e quelli di Dio, crediamo che coincidano. Dio non agisce come e quando a noi piacerebbe. La nostra visione è limitata, incapace di abbracciare allo stesso tempo l’inizio e la fine, ci sfuggono molte cose importanti. Così ci lamentiamo, ci frustriamo, accusando Dio. In una parola: non viviamo di fede.
Le Sue scelte e le Sue azioni non sono quelle che faremmo noi.
Molti soffrono a causa del modo in cui hanno costruito la loro realtà. Il costruttivismo moderno postula la realtà utile, dove per utile si intende in grado di permettere una vita libera dalla sofferenza e dai problemi. Ma questa realtà è solo finzione. La natura oggettiva della realtà induce sofferenza e difficoltà che cerca sempre di indurre un cambiamento qui ed ora nella vita di un individuo.
La realtà della preghiera. Noi non possiamo pregare in tutta libertà per ogni cosa che la nostra mente egoista concepisce. Non abbiamo il permesso di entrare alla Sua presenza per manifestare le nostre sciocche idee ed elucubrazioni senza senso. Se Dio desse ascolto a tutte le nostre petizioni senza alcuna distinzione, finirebbe per far scomparire la Sua gloria e la Sua santità.
C’è una legge della preghiera. È una legge che vuole sradicare le nostre preghiere meschine ed incentrate su noi stessi, nello stesso tempo vuole rendere possibili le preghiere di richiesta fatte con fede da parte di sinceri adoratori. In altre parole: possiamo pregare per qualunque cosa vogliamo, sempre che sia nella Sua volontà. “…se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce” (1Giovanni 5:14).
Dio non risponderà ad alcuna preghiera che vuole onorare noi stessi o aiutare le nostre tentazioni. In primo luogo, Dio non risponde alle preghiere di una persona che nutre lussuria nel proprio cuore; tutte le risposte dipendono da quanto riusciamo a strappare dai nostri cuori il male, la lussuria ed il peccato che ci circonda. “Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non m’avrebbe ascoltato” (Salmi 66:18). La prova per sapere se la nostra richiesta è basata sulla lussuria è molto semplice. Il modo in cui trattiamo i ritardi ed i rifiuti è un indizio. Le preghiere fondate sui piaceri richiedono risposte veloci. Se il cuore lussurioso non riceve la cosa desiderata si mette a piagnucolare e gridare, si indebolisce e viene meno, oppure prorompe in una sequela di mormorii e lagnanze, accusando alla fine Dio di essere sordo. “Perché”, dicono essi, “quando abbiamo digiunato, non ci hai visti? Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato?” (Isaia 58:3).
Il cuore concupiscente non può vedere la gloria di Dio nei Suoi rifiuti e ritardi. Ma Dio non ha forse ricevuto maggiore gloria rifiutando la preghiera di Cristo di salvare la Sua vita, se possibile, dalla morte? Dio, nella Sua giustizia, è obbligato a negare le nostre preghiere fino a che non sono ripulite da tutto l’egoismo e la lussuria.
L’altra realtà di Dio che è separata dalla degli uomini è la rinunzia.
Gesù mette Pietro e i suoi compagni di fronte ad un programma inaspettato: se volevano seguire il Maestro, i Suoi discepoli dovevano essere pronti a rinunziare a sé stessi, prendere la propria croce, e seguirlo. Di fronte a questa affermazione, l’uomo naturale si ribella. Che pazzia è mai questa? Dovremmo forse rinunciare a realizzare noi stessi, i nostri sogni, per seguire Gesù? Questo sarebbe ciò che ci propone il cristianesimo?Le cose di Dio e le cose degli uomini ancora una volta non collimano.
Per l’uomo naturale la croce è pazzia ed è pazzia anche il fatto che l’individuo rinunci a sé stesso per seguire Gesù. È assurdo per l’uomo naturale pensare che una persona, in maniera volontaria, rinunci alla propria autosoddisfazione, al proprio successo personale, per prendere una croce e seguire il suo Maestro.
Se da una parte il cristiano medio sembra accettare con entusiasmo il fatto che Gesù abbia dato la vita sulla croce per i nostri peccati, con molto meno entusiasmo viene recepita la seconda parte del discorso di Gesù che invita i Suoi seguaci a prendere la propria croce.
Noi sappiamo troppo su quello che vogliamo, sulla nostra realtà, e troppo poco su quello che Lui vuole e sulla Sua realtà.
Coloro che dimostrano fede in Dio, vengono da Lui guidati sempre verso il nuovo e l’inaspettato, che spesso si scontra con il modo di pensare dell’uomo, tanto da fargli storcere il naso.

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