LE MINACCE DELL’UOMO
I nuovi concetti di normalità sono dominati dal perseguimento della felicità e del benessere da parte degli individui. Ciascuno di questi concetti assume come ideale un certo tipo di uomo e sostiene che, qualora fosse seguito un tale ideale, si sarebbero avuti sicuramente la felicità ed il benessere individuale.
C’è la forte convinzione che l’uomo ha una natura propria e l’idea che la sanità piena e lo sviluppo consistano nel realizzare la propria natura, dell’attualizzare le proprie potenzialità.
Che cosa è male o anormale? Tutto ciò che produce la frustrazione, il blocco o il rinnegamento della natura dell’uomo, tutto ciò che disturba o impedisce l’autorealizzazione.
Ci si fissa in mente qualcosa con particolare chiarezza ed altre vengono trascurate; in questa scelta noi seguiamo le nostre aspettative e le nostre inclinazioni.
Ma bisogna porre l’attenzione passiva e meno quella attiva, per il fatto che l’attenzione attiva tende ad imporre al mondo reale le aspettative della persona che vi presta attenzione. Queste aspettative possono soffocare la voce della realtà (sovranità, disegno di Dio). Dobbiamo avere un interesse umile e passivo a scoprire ciò che la realtà ha da dirci. Dobbiamo trovare ogni esperienza come se fosse unica e diversa da ogni altra cosa che esista al mondo e che l’unico sforzo dev’essere quello di coglierla anziché cercare di vedere come si adatta alle nostre teorie, ai nostri schermi ed ai nostri concetti. L’io, le sue esperienze, i suoi preconcetti, le sue speranze ed i suoi timori devono essere messi da parte se vogliamo apprendere e lasciarci guidare dal piano di Dio.
Purtroppo si ha spesso la tendenza di stereotipare la propria percezione. Possiamo citare la tendenza a percepire:
– Ciò che è familiare e fisso anziché ciò che non è familiare e nuovo
– Ciò che è schematizzato ed astratto anziché ciò che è effettivo
– Ciò che è organizzato, strutturato anziché ciò che è caotico ed ambiguo
– Ciò che ha significato anziché ciò che non ne ha
– Ciò che si prevede anziché ciò che non si prevede.
Inoltre, quando l’evento non è familiare, è ambiguo, senza significato, non convenzionale o inatteso, mostriamo una notevole tendenza a forzarlo o a rimodellarlo, dandogli una forma più familiare. In concreto la realtà non è statica, non è familiare, non si ripete, non è immutabile. È costantemente in divenire, sempre nuovo.
Con la stereotipizzazione le persone persistono nelle false credenze, anche quando la verità è davanti ai loro occhi.
Il primo sforzo che fa una persona, quando cerca di stereotipare, è ordinariamente quello di evitare difficoltà di ogni genere. Regolano ed ordinano ogni angolo della loro vita, perché non hanno il coraggio di affrontare l’imprevisto, che è previsto da Dio. Queste persone si sentono gravemente minacciate da qualsiasi difficoltà, perché non li porta ad ottenere ciò che desiderano, diventa un’interferenza che impedisce la realizzazione di un desiderio o di una gratificazione. L’imprevisto e la difficoltà diventa una minaccia alla personalità, alla sua autostima, alla sua autorealizzazione. Tutto ciò che ci vuole impedire ad indurre a controllare le situazioni, ad essere padroni del nostro destino (progetti, sogni, desideri, ambizioni), lo classifichiamo come minaccia. La frustrazione, l’umiliazione, perdita di prestigio, la rinnegazione, la rinunzia, tutti questi aspetti sono direttamente minacciosi.
Molti confondono la fede con una prospettiva egocentrica servendosi di Dio affinché Egli li possa realizzare. Ma non fanno altro che vivere nella negazione della realtà.
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