NON NEGARE LA REALTÀ DELLA VITA

La società accresce smisuratamente i bisogni e il benessere: il mezzo di servire ai bisogni è divenuto padre, e cagione, e fonte perenne e abbondantissima. I bisogni naturali dell’uomo in realtà sarebbero pochissimi, ma la società e la ragione umana aumentano il numero e la misura dei suoi bisogni eccessivamente.
L’uomo può essere anche infelice per forze esterne, che gli impediscano di conformare le azioni alle credenze, cioè di far quello che egli giudica buono per lui, o non far quello che egli giudica e crede cattivo.
L’immaginativa dell’uomo è quella che lo porta ad avere timore di pericoli di ogni sorta, timore di vanità. A questo punto, eccoci tutti egoisti. Ebbene? siamo noi felici? che cosa godiamo noi? Tolto il bello, il grande, il nobile, la virtù dal mondo, che piacere, che vantaggio, che vita rimane?
Chi è o fu più felice? Gli antichi coi loro sacrifici, le loro cure, le loro inquietudini, pericoli: o noi con la nostra sicurezza, tranquillità, non curanza, ordine, pace, nazione, amore del nostro bene, e non curanza di quello degli altri? Gli antichi col loro eroismo, o noi col nostro egoismo?
C’è molta apparenza, o desiderio di essa apparenza, credendo mostrar ciò in cui crediamo di essere ma quando al primo aspetto di una proposizione o cosa non ordinaria, o difficile a credere (o non concorde con le proprie opinioni e principi, o non ben dimostrata o fondata), si determinano subito la vera natura. A volte se ne compiacciono, e si credono forti di spirito, ma allo stesso tempo sanno determinatamente e prontamente non credere, quando è tutto l’opposto. E in questo si mescola spesse volte l’ostentazione, forse non lo fanno ordinariamente di buona fede, e con verità, ma è dimostrato che l’interno non corrisponda alle parole. Hanno veramente questa facilità di risolversi a non credere. Perchè appunto sono lontani dalla vera e perfetta sapienza, saggezza e cognizione delle cose.
Un individuo che sia riuscito a scrollarsi di dosso le catene con cui la vita abitualmente ci avvince al punto tale che, per il resto della sua esistenza, si propone come unico scopo una conoscenza sempre più profonda del vero, deve saper rinunciare senza rimpianto, di buon grado, a molte delle cose che per gli altri hanno valore.
C’è la necessità di essere privi di opinioni, di non inclinare da una parte o dall’altra, non lasciarsi scuotere, che non si dica né che è né che non è.
L’uomo deve liberarsi dalle insopportabili impalcature create dall’ignoranza e dalla superstizione.
Le cose reali non arrivano a toccare l’anima; bensì rimangono fuori come sono; il turbamento
proviene solo dall’interiore valutazione. Tutte queste cose che vedi, quanto rapidamente
si mutano e più non sono. Del resto, pensa ininterrottamente di quante mutazioni tu stesso ormai sei
stato testimonio. Dio crea e permette varie situazioni per cambiare noi stessi; è quindi inutile chiederGli egoisticamente e presuntuosamente di cambiare le circostanze, altrimenti la nostra vita non si trasformerà come Egli vuole.
Non sono le cose reali a turbare l’uomo, ma le opinioni che costui si fa di esse.
Se provi dolore per qualche cosa che è fuori di te, non questo fatto singolo precisamente ti turba,
bensì il giudizio che tu vieni facendo su quello.
Non è ciò che ci succede che ci fa stare male, ma il nostro giudizio su ciò che è successo, che sta succedendo. Come a dire che sono sempre i nostri pensieri che scatenano la reazione emotiva.
E dipende da te cancellar senz’altro quel giudizio. Essere pessimisti o negativi è micidiale perché impedisce di trovare la volontà di affrontare ogni situazione.
La sofferenza è causata dal rifiuto della realtà, ossia dalla rigidità o mancanza di flessibilità. L’accettazione non è mai una resa, ma la comprensione della realtà e la liberazione dalle emozioni negative.
Tutto è parte della natura. E la natura rappresenta la realtà, ciò che vediamo, ciò che è presente davanti a noi, ciò che è vero, ciò che succede, ciò di cui non si può negare l’esistenza.

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