CONFIDARE IN DIO

L’uomo che confida in Dio, crede senza più cercare oltre.
L’uomo che confida in Dio tace e ascolta, si concentra sull’essere quotidianamente in relazione con Dio, sull’uno in Cristo con Dio.
La speranza è frutto del pensiero egocentrico, è sogno e fantasia dell’uomo, ed ha la funzione di combattere contro la realtà della vita perdendone il contatto o relazione con essa.
La paura è frutto del peccato che in ebraico, “peccato” si dice “hete” che significa soprattutto “trauma”.
Il concetto di “trauma” è inteso come causa di ogni patologia fisica e psico-fisica. Non è quindi dipesa da un evento o oggetto esterno. Non può essere dipesa da questi perché tutto ciò che Dio ha creato, designato e fatto mettere in movimento è stato ed è buono. Essa è presente perché l’uomo vuole sempre salvare e innalzare sé stesso; costruisce continuamente il suo mondo, le sue aspirazioni, la sua pace, il suo benessere; fissa la sua logica, la sua verità, il suo preconcetto, formula una sua teoria e, nel rapporto con l’altro, utilizza una tecnica di manipolazione al suo prossimo, e quando questi non ha acquisito il pensiero critico, si lascia manipolare e contagiare.
Il papero, che impaurito alla vista del pericolo fa volar via tutto il branco con i suoi gridi, non comunica ad esso ciò che ha visto, ma piuttosto gli trasmette la sua paura per contagio.
È la teoria che decide che cosa deve essere osservato. L’altro comincia a conoscere della parola sempre solo l’aspetto esterno, quello rivolto verso di noi. L’altro suo aspetto interno, il suo significato e la sua origine, come l’altra parte della luna, è sempre inesplorato ed ignoto. Parole strumentalizzate, scelte sempre per i propri fini. In questo modo non potrà mai acquisire l’analisi minuziosa, l’arte di osservare e il porsi delle domande.
L’uomo combatte incessantemente contro la realtà e la visione di Dio.
Il fine di Dio è quello di formare l’uomo a immagine di Gesù Cristo, ma per farlo crea e utilizza strumenti come prove, dolore e sofferenza. Invece l’uomo si spinge verso una direzione opposta, cioè all’autorealizzazione, ad abdicare ai propri interessi, ad accettare volontariamente delle autolimitazioni. Autolimitazioni che sono un crimine alla cura e provvidenza di Dio per chi ha una relazione con Dio: essere deboli pur avendo a disposizione la potenza di Dio è un vero crimine.
È una conseguenza di una realtà che indica la non unità con Cristo, realtà di un rapporto distaccato. Questo crea una deformazione della realtà cristiana con uno scambio di ruoli, mettendo al centro l’uomo e Dio deve essere fedele a Lui affinché lo protegga e lo faccia vivere nel benessere, altrimenti Egli sarà minacciato e giudicato incapace.
La mente disubbidiente alla visione divina rende asserviti a concetti e teorie completamente discosti da Gesù Cristo e contrari a Lui. Quando trovi un punto di vista di cui ti sei compiaciuto cozza contro una visione divina e cominci a discutere, si sviluppano in te alcuni atteggiamenti, come un senso di proprietà e di diritti personali, che sono del tutto discosti dalla mente di Gesù Cristo ed ai quali Egli è sempre stato contrario perché sono la radice di ogni cosa che non ha a che fare con Lui. È sempre stato contrario all’utilizzo della preghiera come un mezzo per presentare ciò che la nostra natura egoistica ha progettato. Il Dio al quale chiediamo l’aiuto per costruire e soddisfare ciò che abbiamo desiderato, è un dio costruito dalla nostra fantasia.
Diamo nome di forza e speranza a quello che per Dio è debolezza e incertezza ostinata. Non è la nostra vita naturale che deve regnare in noi, ma Dio. La tendenza al peccato non è l’immoralità o un agire malvagio, ma è la tendenza all’autoaffermazione – io sono il dio di me stesso.
Per questo molti di coloro che seguirono Gesù all’udire le Sue dure parole quali rinunzia, rinnegazione, morte, croce, vie strette e anguste se ne tornarono indietro.
La caratteristica dei nostri giorni, è una religiosità gradevole.

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