ALBERI, FRUTTI E PROFETI

Matteo 7:15-16 Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti…

Uno dei segni degli ultimi tempi, in accordo con la Bibbia, è il moltiplicarsi di individui che pretenderanno di parlare sotto il mandato e con l’autorità di Dio stesso. Vengono indicati come falsi profeti, lupi rapaci in vesti da pecore, malfattori (Luca 13:27), fontane senz’acqua (2Pietro 2:17), alberi di fine stagione (Giuda 12).
Il loro parlare sarà accompagnato da operazioni straordinarie: scacceranno i demòni e faranno miracoli portentosi (Matteo 7:22). I segni e i prodigi mostrati, in tali casi, avranno l’effetto di sedurre coloro la cui fede non è ancorata al solido fondamento della Bibbia… e per questo, benché eletti, raccoglieranno il frutto della mancanza di saggezza.
Il fenomeno è antico quanto la Chiesa ed è destinato a crescere in proporzioni allarmanti. Il motivo è evidente. Satana, il nemico dei credenti, è consapevole di non avere molto tempo a disposizione prima della sua definitiva condanna (Apocalisse 20:10).
I doni distribuiti dallo Spirito Santo, se utilizzati per il tornaconto personale (alimentare il proprio ego, trarre vantaggio economico) e non come espressione della grazia del Signore a favore dei credenti, costituiscono l’esca utilizzata dal diavolo per attirare gli sprovveduti.
In molte Chiese si registra un interesse crescente per i “ministeri profetici”. Molti credenti sono attirati dal carattere “soprannaturale” di tali doni, ma non tutto ciò che è soprannaturale è anche biblico o ha a che fare con l’azione dello Spirito di Dio.
Infatti, l’avvertimento di Gesù è: “Li riconoscerete dai loro frutti”… non dalla potenza, né dal numero di persone che si lasceranno sedurre. Il segno “patognomonico” è il frutto. Questi alberi “sospetti”, dal frutto “velenoso”, hanno caratteristiche comuni che permettono una valutazione semplice e senza errori.
1. ORGOGLIO. Sono persone al di sopra di ogni giudizio. Talvolta la giovane età e l’insufficiente maturità nel cammino di fede, alimentano l’arroganza contro chi avanza ragionevoli dubbi sul loro operato. La ricerca spasmodica del dono, prevalente sul desiderio di conoscere il Donatore, rivela la presenza di motivazioni sbagliate per ottenerlo e apre la porta a ogni genere di influenze spirituali. Non hanno rispetto per le autorità spirituali che Dio ha costituito, verso le quali manifestano intolleranza e aperta avversione. Sono interessati, soprattutto, a ottenere il riconoscimento e l’affermazione del proprio ministero, rifiutando la strada maestra del sacrificio e dell’umile sottomissione (Giuda 8).
2. INSTABILITÀ. Il loro cammino non è lineare e mostra zone d’ombra, soprattutto in relazione all’etica e alla correttezza dei rapporti interpersonali. Il comportamento dissimula l’intento di attirare adepti per sostenere la loro causa. Spazia dal parlare mieloso all’autoritarismo, fino al totale controllo della coscienza critica degli individui. I seguaci sono ridotti ad automi che necessitano, di volta in volta, delle rivelazioni, delle parole profetiche, delle direttive del profeta per qualsiasi situazione. L’esercizio del loro dono può rivelare i caratteri della divinazione(*), ingannando persino chi lo esercita. La fraseologia adottata testimonia l’abuso spirituale perpetrato nei confronti dei credenti: “Hai chiesto una parola?”, “Ho ricevuto una parola”, “Dio mi ha detto (ovvero, il profeta mi ha detto…)”. (Tito 1:7-9)
3. INCONSISTENZA. Le argomentazioni in campo dottrinale sono basate su presunte rivelazioni di cui, gli stessi profeti, sono la fonte e la garanzia finale. Adottano un’interpretazione spiccatamente letterale della Bibbia, che dimostra mancanza di approfondimento e propensione all’integralismo religioso. C’è il rifiuto di qualsiasi confronto. Il carisma personale è utilizzato per soffocare ogni legittima richiesta di spiegazioni. I seguaci ritengono indispensabile e insostituibile la persona del “profeta”. La devozione sfocia nell’idolatria perché, progressivamente, c’è la tendenza a sostituire all’autorità delle Scritture quella del profeta. (Romani 16:18)
4. DIVISIONI. È forse il più caratteristico dei frutti che accompagna la manifestazione di ogni dono inquinato, compreso quello profetico. Se il ladro [il diavolo] viene per rubare, ammazzare e distruggere, i suoi seguaci non sono da meno ed emulano il loro maestro. È sufficiente ricordare che il frutto generato dallo Spirito porta “amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé…” (Galati 5:22,23), in altre parole, unità e armonia. È altrettanto vero che il frutto peccaminoso, egoistico, consiste in “odio, litigi, gelosie, ire, intrighi, divisioni…” (Galati 5:19 / Proverbi 18:1).

Dio consigliò ad Adamo ed Eva di tenersi lontani dall’albero “che infonde la conoscenza di tutto…”, collocato nell’Eden, perché avrebbe procurato loro la morte. Le parole dei falsi profeti, dopo un iniziale beneficio, producono sofferenza, separazione e morte. Hai bisogno della verità e non di una sua contraffazione. Soltanto la Parola produce il frutto gradito a Dio. La verità è tutt’uno con la libertà di cui godono i Suoi figli. Ricevi, a riguardo, l’esortazione di Paolo per evitare le terribili conseguenze dell’inganno del diavolo:

… vi esorto, fratelli, a tenere d’occhio quelli che creano divisioni e ostacoli tra i credenti, opponendosi all’insegnamento che avete ricevuto. State lontani da loro. (Romani 16:17)

(*) DIVINAZIONE. Fenomeno culturale di natura religiosa, che consiste nel venire a conoscenza di necessità o eventi diversi, mediante facoltà o tecniche che, trascendendo le normali modalità del conoscere, sono volte a raggiungere fatti impercepibili dai sensi e imprevedibili per via di ragionamento o di calcolo. [Enciclopedia Treccani]

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