Responsabilità o banalità.

Il cristiano ha ricevuto da Dio la più alta “responsabilità” mai avuta e mai posseduta prima. Una “responsabilità” che lo forma, una “responsabilità” che lo sostiene e lo immerge nella storia umana come un “esempio da imitare” in quanto rappresentante del Regno di Dio.
La nuova “responsabilità” del cristiano dipende dal suo “essere in Cristo”. Più si comprende la posizione in Cristo, più cresce la “responsabilità” morale e spirituale. Più comprendiamo la grazia in Cristo, più diventiamo “responsabili” della nostre azioni, dei nostri pensieri, del nostro modo di ragionare e di agire.
Naturalmente tale “responsabilità” non dipende solo dall’intelletto, ma dipende da un’altra “responsabilità” del cristiano. Infatti per dare forma a ciò che legalmente siamo in Cristo e per vivere appieno la grazia, il cristiano ha la “responsabilità”” di pregare e dipendere dal sostegno dello Spirito Santo, senza il quale non può riprodurre il carattere di Cristo. A tutto questo si aggiunge un’altra “responsabilità” del cristiano, quella di conoscere le Scritture e sapere ciò che Dio si aspetta dal credente in Cristo, trasformando di volta in volta il proprio modo di pensare.
Le “responsabilità” del cristiano non sono finite quà.
Infatti dovremo parlare della “responsabilità” di fare le opere che Dio ha preparato in Cristo e di ricercare “responsabililmente” cosa siamo diventati nel corpo di Cristo e così via.
Tutto questo non deve spaventarci e neanche avvilirci, ma deve farci riflettere.
Essere cristiani è un grande onore, ma per evitare di far pensare che sia una “banalità”, richiede una grande responsabilità.
Past. Pietro Varrazzo

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